La rivolta dei paesi montani, Serra San Bruno dice basta a Vibo – VIDEO
Il Comune della Certosa avvia l’iter per lasciare la Provincia di Vibo e tornare con quella di Catanzaro. Il sindaco Barillari: «La nostra comunità merita di essere ascoltata»

LAMEZIA TERME L’amministrazione comunale di Serra San Bruno ha deciso di avviare l’iter che potrebbe riportare il paese montano sotto la giurisdizione della Provincia di Catanzaro, abbandonando l’attuale afferenza alla Provincia di Vibo Valentia. L’idea, rilanciata più volte dal sindaco Alfredo Barillari e sostenuta dal movimento “Liberamente”, nasce da un malcontento diffuso tra i cittadini, che lamentano «disagi e privazioni» rispetto agli uffici del capoluogo vibonese e una minore possibilità di sviluppo rispetto alle aspettative legate alla nascita della Provincia di Vibo. Già nel 2018 una petizione raccolse oltre 2 mila firme, ma l’ex Consiglio comunale bloccò l’iniziativa.
Barillari: «È un obiettivo perseguibile»
Il sindaco Barillari, in un’intervista al Corriere della Calabria, ha sottolineato che l’idea non è nuova: «Non si tratta di una novità, perché questa iniziativa fu già proposta nel 2018. È un obiettivo perseguibile, perché sia la Costituzione sia il testo unico degli enti locali prevedono la possibilità di ridisegnare le circoscrizioni provinciali. Percorsi simili sono stati attuati anche in altre regioni d’Italia. Tutto parte dal Consiglio comunale per avviare l’iter, coinvolgendo anche i comuni dell’area che storicamente hanno legami con la Provincia di Catanzaro. Non è contro nessuno, ma si tratta di uno strumento che come amministrazione mettiamo in atto per rappresentare la nostra comunità, e questa è una volontà chiara dei cittadini serresi».
Il sindaco ha poi affrontato la questione dell’effettiva consistenza della Provincia di Vibo: «Non so se abbia senso la legge attuale che regola le province, la cosiddetta legge Delrio, rimasta in gran parte incompiuta. Spero che questo percorso porti a un’analisi più approfondita, a livello nazionale, perché la riforma della legge Delrio è nell’agenda politica. Sarebbe utile ascoltare i territori, non solo per quanto riguarda trasporti o infrastrutture, ma anche servizi come la sanità, così da tener conto delle esigenze delle comunità locali. Le province attuali non sono elettive e non prevedono un rapporto fiduciario tra consiglieri provinciali e presidente, e la riforma avrebbe dovuto completare una visione più ampia che non si è realizzata. Per questo considero questo momento particolarmente importante per aprire la discussione».
Riguardo al percorso accidentato della Provincia di Vibo, Barillari ha precisato: «Noi continueremo a svolgere il nostro ruolo istituzionale come Serra San Bruno nella Provincia di Vibo. Ripeto, non è un’azione contro qualcuno, ma a favore dell’identità che la nostra comunità sente. È anche nel mio programma elettorale, e i cittadini vogliono che venga realizzata. Possiamo discutere politicamente su ciò che è stata la Provincia di Vibo e su altre province italiane, che hanno subito cambiamenti complessi con la legge Delrio, ma rimaniamo presenti e continueremo a partecipare attivamente agli organi e alle assemblee provinciali. L’iter che avvieremo sarà regolamentato dalla Costituzione e dal Tuel: toccherà al Parlamento e alla legge nazionale concludere il percorso. Non è un processo semplice, ma ci permette di sviluppare riflessioni serie e condivise».
«La sindaca di Brognaturo è favorevole, credo che altri si aggiungeranno»
Il primo cittadino ha anche commentato l’atteggiamento della politica locale. «Al momento – ha rivelato – non ho ricevuto pressioni contrarie, ma sono pronto a confrontarmi con gli altri sindaci. La prima cittadina di Brognaturo Rossana Tassone si è già dichiarata favorevole a questo percorso e credo che altri lo faranno. Vogliamo aprire una riflessione seria sulle province in generale, utilizzando gli strumenti a nostra disposizione per rappresentare la comunità e il legame storico con la Provincia di Catanzaro. Serra San Bruno appartiene all’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace e la nostra identità culturale lo conferma». (redazione@corrierecal.it)
L’intervista:
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