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SETTE GIORNI DI CALABRESI PENSIERI

Treni in ritardo per ore, lavori sulla 106 e il solito protocollo di legalità. Quello che non va nel dossier infrastrutture

Le morti di Milicchio Omero del Cosenza e di Garritano bomber anni ‘70

Pubblicato il: 15/11/2025 – 6:55
di Paride Leporace
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Treni in ritardo per ore, lavori sulla 106 e il solito protocollo di legalità. Quello che non va nel dossier infrastrutture

Una donna giovedì si uccide come Anna Karenina (forse) lanciandosi sotto il Frecciarossa che deve raggiungere Venezia. Alla stazione di Praia-Aieta-Tortora. Non possiamo sapere se la pedagoga suicida prima del suo ultimo gesto abbia avuto la forza di pensare come il celebre personaggio di Tolstoj: “Signore perdonami tutto”; possiamo solo esprimere umana pietas per tanta sventura. In questi casi dappertutto i trasporti si bloccano in attesa del magistrato e il tempo degli uomini e delle donne deve avere rispetto per quanto accaduto. Premessa doverosa per riflettere sul fatto che un episodio del genere, a causa della fragilità della nostra rete ferroviaria e la lentezza delle decisioni, paralizza per ore l’Italia intera. Ovunque si blocca il traffico ferroviario in questi casi. Come capita in questi frangenti per allestire un servizio sostitutivo tra Sapri e Paola occorre un’eternità. E chi aveva programmato una visita medica, un viaggio di piacere, uno spostamento di lavoro si ritrova davanti a monitor e cellulari che t’informano che il treno coinvolto per primo ha 500 minuti di ritardi, quello successivo per Torino 414. A Napoli e Salerno i ritardi si accumulano tra i 250 e i 390, a Roma 5 ore sull’Alta velocità (quella vera che noi non abbiamo mai visto) e via declinando. Qualcosa non funziona al meglio e noi in Calabria ne siamo la parte più dolente insieme alla consorella Sicilia in attesa di un Ponte ciclopico che appare e scompare come la Fata Morgana dello Stretto. E lo stesso per la 106, toponimo popolare della strada della morte che di cadaveri senza che si suicidassero ne ha lasciato oltre 200 in circa dieci anni.
Aspettiamo la strada a più corsia da sempre ma in Calabria si tira a campare tra finanziamenti, appalti, storni, tagli finti e urla alla luna. Il nuovo nome sarà E90 avveniristico corridoio d’Europa che collega il Portogallo con la Turchia ma intanto qui si cammina ancora in larga parte a due corsie mentre nel tratto lucano e pugliese la carreggiata è raddoppiata e a lavori in corso a Corigliano- Rossano si cammina su una soltanto. Si appaltano i lotti nuovi, ma dalle parti di Catanzaro e Reggio Calabria è tutto un oscuro antro. E anche Mirto-Crosia, Cariati, i comuni interni come Longobucco non risultano connessi alla nuova opera almeno a sentire quello che denunciano i sindacati.

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Tutto ottimismo invece per la prima uscita pubblica del Commissario straordinario (aggettivo costante per la Calabria) per la 106 Luigi Mupo che ha trionfalmente annunciato che il primo tratto dei lavori tra Roseto Capo Spulico e Corigliano è completato per tre quarti mentre si iniziano a predisporre i lavori per 60 chilometri da Crotone e Catanzaro. Per popolazioni che aspettano da decenni è qualcosa.
Alla prima uscita il commissario straordinario affiancato da alti graduati delle forze dell’ordine e dal prefetto ha annunciato l’ennesimo protocollo della legalità per evitare infiltrazioni mafiose e sicurezza sul lavoro. Siamo abbastanza stanchi di questi protocolli. Non c’è bisogno di parate e di perdite di tempo. Forze dell’ordine qualificate sui cantieri e la legalità sarà rispettata. Niente di straordinario.
Si tenga conto invece della denuncia del sindacato e dell’Ance sul fatto che in Calabria mancano 2.500 figure di operai specializzati. Servono muratori e carpentieri, autisti di camion e strutturisti. E’ evidente che serve formazione qualificata. Oppure no, considerato che per le assunzioni del Ponte sono arrivate richieste per 3850 domande. Ma i lavori quando partiranno? Chissà? Basta emergenze, basta protocolli d’intesa, basta annunci. Infrastrutture e posti di lavoro per la Calabria subito. Questo il vasto programma.

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Giuseppe Milicchio giornalista sportivo che per decenni è stato l’Omero del Cosenza calcio dopo la sua prematura morte sta nella “Wall of fame” del Corriere della Calabria insieme a Paolo Pollichieni e a Pietro Bellantoni. Sono riconoscente alla mia testata di aver dato cittadinanza mediatica ad uno dei cronisti più autorevoli sul campo a differenza di chi con molta ipocrisia ne decanta le lodi e ne aveva ignorato le alte qualità professionali. Ho un ricordo di Milicchio che mi accompagna in queste ore. Siamo due tifosi giovanetti che escono dal San Vito dopo una sconfitta con il Bari e tornano a casa. Io mi appiglio ad un imbroglio da calcio dilettantistico sulla possibilità di far giocare con maglia finta un giocatore militare. Giuseppe mi riprende con garbo e mi fa notare che la partita era stata ripresa integralmente da una televisione privata di Bari. Giuseppe Milicchio ha sempre avuto la visione del nuovo tecnologico in giornalismo calcistico. Fin da adolescente sapeva dove andava il mondo. Milicchio era anche una persona per bene. Non a caso qualcuno si era premurato in un recente passato di sforacchiare con le pistole la sua automobile. Un Hombre vertical Giuseppe Milicchio. Mi si permetta anche di apprezzare molto il ricordo pubblico di Giuseppe Milicchio che ne ha fatto il Catanzaro del presidente Noto. Ma conosciamo da tempo questo stile da gentiluomo di un presidente che mostra classe da vendere a molti suoi colleghi.

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Pessimo anno il 2025 per il calcio cosentino. E’ morto anche Salvatore Garritano epica da boomer per una figurina Panini con su scritto nato a Cosenza e la grande emozione di vederlo titolare in tv nel Torino ad una partita di Coppa dei campioni negli anni Settanta quando le dirette televisive di club erano rare come il quadrifoglio. E poi l’appartenenza popiliana, la famiglia calcistica che arriva al nipote Luca oggi giocatore del Cosenza e Sergio Chiatto scopritore di talenti che ancora li riuniva da adulti per foto social da confrontare con quelle di un tempo. Garritano era stato la riserva di Graziani e Pulici, e segnò il gol decisivo al Milan nella partita che consentì il sorpasso alla Juve in classifica e l’ultimo scudetto del Torino . Non a caso la notizia della morte è’ stata data dal club granata con una nota sul proprio sito ufficiale. Molto ispirati anche i km plausi dei tifosi granata sui social. Garritano era malato di leucemia dal 2007 e aveva denunciato l’abuso di farmaci nel calcio negli anni ’70 e ’80. Uno scandalo questo che non è mai stato approfondito in modo serio. La polvere di stelle era passata e ed erano arrivate tante difficoltà economiche. Meritano ricordo pubblico il nostro caro Gattuso, il presidente Cairo e Ciccio Graziani che aiutarono Garritano nel momento del bisogno. Salvatore tra le molte maglie ha vestito per 10 volte la maglia azzurra under 21. Il talento di Garritano meritava di più. Mancò la fortuna non il talento.

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Voglia di Maga trumpiano in Calabria nel nome di Charlie Kirk, l’attivista ultraconservatore ucciso a settembre nello Utah. A Reggio Calabria è nata un’associazione in suo nome fondata dal consigliere comunale Massimo Ripepi (ex Fdi e pronube di Bandecchi) che ha paragonato Kirk a Martin Luther King. E pensare che Kirk accusava il reverendo King di essere un agente del male per aver sostituito i diritti civili ai valori «originari» della costituzione. Di lui ha detto “Non era una brava persona”. Fa il paio con Reggio Calabria l’associazione Giorgio La Pira di Cosenza che tramite il suo presidente ha chiesto al nuovo rettore dell’Unical dí intitolare un’aula universitaria sempre a Charlie Kirk. Ognuno chiede quello che vuole ma tutti sappiamo che i discorsi di Kirk erano colmi di razzismo, culto della violenza e apoteosi delle armi. Concetti distanti anni luce da un pacifista come Giorgio La Pira. Magari l’associazione intitolatela a Charlie Kirk. Cambiarle nome mi sembra più coerente. (redazione@corrierecal.it)

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