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Da Battiato a Brunori: com’è cambiata Cosenza in 25 Capodanni

Corso Mazzini ancora aperto al traffico come piazza Principe di Piemonte (l’11 Settembre non c’è ancora stato), la lira, i negozi oggi chiusi e il passaggio dal veglione al concertone

Pubblicato il: 23/11/2025 – 15:32
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Da Battiato a Brunori: com’è cambiata Cosenza in 25 Capodanni

COSENZA Due coppie di ventenni in una Panda bordeaux stanno cercando parcheggio su corso Mazzini, all’altezza di Bertucci, ma alle 20 il centro città è già una bolgia. È la notte di San Silvestro, 31 dicembre 1999, quella in cui finiscono un secolo e un millennio, e al “bug” che potrebbe fare implodere la neonata internet ci penseremo domani: stasera il pensiero è tutto per il concertone in piazza, il primo nella storia di Cosenza. Sul palco di piazza dei Bruzi c’è Franco Battiato: l’evento chiude un decennio e idealmente archivia gli anni del “veglione”; perché i biglietti da 50 a 100mila lire – l’euro non era ancora in circolazione – per le feste nei locali da ballo, in questo snodo della storia cittadina, vengono per la prima volta messi da parte: da quest’anno si cambia, tutti in strada.

Come eravamo: auto e folla oceanica su corso Mazzini

Letteralmente, perché la pedonalizzazione completa del corso principale è ancora agli albori e su ampi tratti le auto sono ammesse, se non fosse che dal tardo pomeriggio da tutta la provincia si stanno riversando fan di Battiato e curiosi del primo Concertone nel capoluogo bruzio, quello che resterà per sempre nell’immaginario degli anni a venire. Dopo le 21 il traffico è già caotico, si prepara lo sfondo per le foto di una piazza gremita e un fiume di gente senza soluzione di continuità fino a quella che sarà piazza XI Settembre – l’evento eponimo deve ancora verificarsi, il nome è ancora quello originario: piazza Principe di Piemonte – e oltre. Il termometro si avvicina allo 0.
Il primo tratto di corso Mazzini, di fronte al Municipio, ospita ancora le bancarelle di bigiotteria e fiori, in quello che oggi si chiama largo Carratelli non c’è ancora la (vituperata) statua di Giacomo Mancini perché in quello snodo della storia cittadina il vecchio leone socialista è ancora sindaco, mentre resistono l’edicola di “Permesso” e altri negozi storici come la libreria Percacciuolo, i giocattoli e l’abbigliamento Pucci, a differenza del bar Gatto dove faceva tappa Totonno Chiappetta con Peppe Paolo in una mitologica puntata di Lupincarrozza a inizio ’90.
Il Renzelli e la farmacia sotto i portici sono invece immutabili, come le sottili e altissime palme pre-cinipide che ancora svettano davanti alla caserma dei carabinieri, con una nuova illuminazione che valorizza la fontana di Giugno finalmente libera da superfetazioni più o meno abusive.
Viale Parco (subito intitolato a Mancini) sarà inaugurato due anni dopo, nel giorno dell’86esimo compleanno del sindaco da poco scomparso, il 21 aprile 2002, data monumentale per la concomitante “nascita” di Roma. Un’opera simbolo, quasi un manifesto dell’idea di città, che abbatte un muro (il vecchio rilevato ferroviario) e ingloba la periferia di via Popilia saldandola al centro. Ma il Concertone in piazza è un altro dei lasciti immateriali dell’era Mancini: la democratizzazione del divertimento per tutti e senza biglietto d’ingresso.

Tra Brunori e Battiato

Brunori Sas – domattina la conferenza stampa con il sindaco a Palazzo dei Bruzi dopo le anticipazioni dei giorni scorsi – sarà il secondo artista locale (al netto dell’impatto nazionale) ad essere headliner dopo Le Rivoltelle e gli altri nel 2012 (Melody Soundays e the Italian Beejees). Durante l’amministrazione Caruso, andando a ritroso, si sono succeduti sul palco Achille Lauro (2025), Giorgia (2024) e Mario Biondi (2023), mentre l’evento ha avuto una pausa il 2022 e il 2021. Prima della pandemia, il 2020 era invece stato salutato Clementino, in chiusura della doppia sindacatura di Mario Occhiuto sindaco, periodo in cui l’offerta si era alternata tra nomi internazionali, band mainstream e cantautorato di qualità: esemplare il biennio che chiude gli Anni Dieci (nel 2019 Fabri Fibra, Carmen Consoli e Rachele Bastreghi, nel 2018 gli Skunk Anansie), un decennio che si caratterizza per qualche “trasferta” a piazza XV Marzo (ad esempio nel 2014 con Vinicio Capossela) o nella rinnovata piazza Bilotti: qui, il 2017 inizia coi tormentoni di Alvaro Soler tra festeggiamenti e la paura che la piazza crolli, una fobia che si autoalimenta nel tam tam pre-concertone.
Negli anni precedenti si era puntato soprattutto sui grandi nomi italiani, dai Litfiba (2016) a Francesco De Gregori (2015), da Max Gazzè e Asia Argento (2013) a Fiorella Mannoia (2011), dalla PFM (2010) a Renzo Arbore con la sua Orchestra italiana (2009). E ancora, sempre scorrendo al contrario il lungo elenco, Pino Daniele (2008), Gigi D’Alessio (2007), Jovanotti (2006), Gianna Nannini (2005).
Una “pausa” internazionale si era avuta nel 2004 con Goran Bregovic & Roy Paci, riuscitissima combo tra musiche balcaniche e siciliane. Il concertone di Cosenza in meno di un lustro si è già posizionato e imposto tra quelli più seguiti del Paese, con un indotto turistico che in città cresce di anno in anno e oggi fa registrare il tutto esaurito nelle strutture ricettive – B&b e non solo – che in questo quarto di secolo sono fiorite non solo incentro.
Dopo Battiato, nel 2001 toccherà a Irene Grandi e Prozac+, nel 2002 a Noa & Blues Brothers Band e nel 2003 a Lucio Dalla: un cerchio che si chiude su uno dei nomi più frequentati del pantheon di Dario Brunori &co, e chissà se qualche perla del genio bolognese sarà regalata sotto forma di cover al pubblico del prossimo concertone. (EFur)

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