Il giardino delle rose a Ricadi: un angolo di Cina e Inghilterra sulla Costa degli Dei – VIDEO
Marianna Adilardi ha raccontato a L’altro Corriere TV la sua scommessa dopo gli studi a Roma: un roseto biologico tra arte e letteratura

LAMEZIA TERME Un sogno che profuma di rose: è un giardino sul mare quello di Marianna Adilardi, mente (e braccia) de “La Rosa della Torre” a Ricadi (Vibo Valentia), azienda nata nel 2022 sul promontorio di Capo Vaticano. Ma è anche un’idea che prende forma e racconta un’altra Calabria.
Marianna ha messo a dimora 300 varietà di rose – oggi sono già 400 ma l’obiettivo è arrivare a mille – tra antiche e moderne, curate con metodi naturali. Ha una produzione di circa mille piante l’anno, commercializzate in vaso (non recise) ed esportate attraverso mostre-mercato vivaistiche nel sud Italia con vendita diretta accompagnata dalla trasmissione di un sapere botanico, qualcosa che va oltre il semplice commercio. Inoltre dal catalogo online del suo sito vende in tutta Italia, in primis Puglia ma anche nelle regioni settentrionali.
Ma il progetto di Marianna – raccontato a Saveria Sesto per il format “Dove cresce la Calabria” in onda su L’altro Corriere TV (canale 75 del digitale terrestre) – mira a creare nel tempo un “giardino storico della rosa” in Calabria, dove entrare come negli orti botanici facendo un percorso didattico (e scoprire ad esempio che le rose moderne sono tutte ibridi mentre le antiche si suddividono per classi botaniche), e un “giardino letterario” d’inverno dove fare arte e conversazione, fruire performance e musica, studiare in biblioteca «per quella che è la mia formazione: Cicerone e gli antichi ci hanno insegnato che giardini e libri fanno la felicità» commenta Adilardi. Per non parlare della poesia “La rosa nel bicchiere” del lametino Franco Costabile.
Marianna è, forse non a caso, una laureata in lettere che diventa giardiniera e vivaista, un «cervello di ritorno dalla Capitale, che rimette letteralmente radici in Calabria» – così la presenta Saveria Sesto in apertura della trasmissione.

Tra ibridi, pittori e Giuseppina Bonaparte
Si tratta di rose “forti” che crescono anche in vaso, non nelle serre; non solo: oltre che da annusare sono buone anche da mangiare sotto forma di marmellate (con petali di rose rosa, zucchero e limone) da abbinare a formaggi e arrosti, elisir di rose, gelatina e liquori. Se la rosa come in questo caso non è trattata, infatti, può essere ben utilizzata in cucina.
L’azienda agricola in zona Torre Marrana a Ricadi – visitabile e affacciata sul mare mozzafiato antistante a Tropea e la Costa degli Dei – è roseto ornamentale e vivaio specializzato ma si occupa anche della progettazione di giardini mediterranei, aiuole e roseti (consulenza per progettazione e realizzazione in strutture ricettive, spazi pubblici e privati): Marianna Adilardi conduce uno studio quasi “filologico” su uno dei fiori più iconici e amati oltre a essere presenti in poesie, quadri – in tv mostra la “rosa dei pittori” o centifolia maior che si trova nei dipinti olandesi del Seicento e quella cosiddetta “degli impressionisti” – e ogni altro tipo di produzione artistico-letteraria. La formazione umanistica di Adilardi la fa tornare alla storia secolare della sua famiglia e alla terra, per onorare i suoi antenati.
È qui che testimonia anche la biodiversità della Calabria: «Temevo che il clima calabrese potesse svantaggiarmi – racconta – ma al contrario si presta benissimo anche agli ibridi di Davide dalla Libera, giovane ibridatore di rose, e dell’inglese David Austin, che si muove a a cavallo tra antico e moderno».
Nell’immaginario di Marianna anche personaggi storici come Giuseppina Bonaparte, che «collezionò nel suo giardino e salvò dall’estinzione un numero importantissimo di rose: se molte varietà ancora oggi esistono in Europa è merito suo».

Le rose cinesi “adottate” dalla Calabria
«Riproduco le rose con le talee, a ottobre, dopo il caldo eccessivo dell’estate, si tratta di circa mille piante l’anno – rivela la rosicoltrice –. Oltre alle rose coltivo anche piante aromatiche medicinali, in base all’alternarsi delle stagioni: il periodo più intenso è aprile, con il risveglio della primavera. Lavoro senza pesticidi chimici: facendo solo biologico bisogna difendersi al meglio da insetti e parassiti. Utilizzo solo zolfo – la rosa è una pianta sentinella anche nelle vigne – e delle trappole di un istituto fitosanitario europeo per un insetto grande che rovina le fioriture. Non utilizzo neanche radicanti perché l’attecchimento è resistente, mentre l’irrigazione è a goccia per evitare sprechi».
Poi qualche curiosità sul suo giardino e sulle origini di tanta colorata meraviglia: «Le rose antiche chiamate “tee”, così chiamate perché arrivavano con il te dalla Cina, amano il caldo dunque da noi fioriscono non solo a maggio ma tutto l’anno: oltre a essere senza spine, sono rose rifiorenti, carattere portato in Europa proprio dall’Asia, e negli anni sono state incrociate con varietà occidentali».
Ma oltre a un import secolare e silenzioso che ha creato le varietà che ammiriamo oggi, dietro La Rosa della Torre c’è un lungo lavoro di ricerca: «Cerco rose nelle aree interne Calabria: molte varietà sono uscite dai cataloghi per ragioni commerciali ma sopravvivono in giardini privati che io visito, dopodiché faccio talee nelle dimore storiche e, dopo averle identificate, le riproduco». Un approccio metodico, quello di Marianna Adilardi, che riguarda anche il patrimonio gastronomico dell’area del Vibonese, con la sua proposta di itinerari e tour nell’area del promontorio del Poro, tra capisaldi della tradizione locale come la ‘nduja di Spilinga, il pecorino e la cipolla di Tropea IGP ma anche l’olio extra vergine del territorio di Nicotera e dintorni.

I progetti collaterali
«Coltivare le piante è terapeutico, è un balsamo per l’anima: da quando lavoro con le rose ho trovato una serenità straordinaria, anche nel rapporto col tempo» dice Marianna.
L’azienda di Ricadi ospita anche un agrumeto destinato ad area giochi per bambini e un’area di agricoltura sinergica «basata sul rapporto con la terra e l’autoproduzione, attraverso cumuli di terra con paglia e senza alcun concime, neanche biologico: le piante si aiutano tra loro». Il vivaio è aperto ai visitatori, da aprile a giugno il periodo migliore per godere dei percorsi attraverso le diverse aiuole e la loro origine, le curiosità legate ad arte, letteratura e storia.
Non manca la formazione per apprendisti vivaisti e studenti della scuola agraria: si tratta di corsi di potatura con cui Adilardi segue il cliente anche dopo la vendita, magari via tutorial in video.
Infine c’è «la spiritualità nel mio rapporto diretto e quotidiano con le piante e la loro riproduzione, un giardino che ha anche un’anima. E la Torre che dà il nome alla mia azienda guarda ai valori di un umanesimo mediterraneo fatto di aperture, dialogo e diversità», spiega.
«L’orto botanico di Palermo ha messo a dimora alcune delle mie rose antiche, per me è una grande gioia e soddisfazione. Ma anche nel privato si trovano perle rare e introvabili, conservate attraverso la passione dei singoli. Alcune mie aiuole sono dedicate proprio a questi personaggi che in Calabria hanno contribuito a tramandare la cultura e la tradizione delle rose nei loro giardini».
Non solo vivai generalisti, dunque, ma anche la Calabria dovrebbe uscire dall’ottica del prodotto-fiore come semplice abbellimento. Nella nostra regione si tiene da 16 anni una fiera importante a Cittanova, ma la sponda delle istituzioni ancora un po’ latita in tutte le province, gli stessi amministratori del territorio forse non hanno ben compreso le potenzialità del giardino di Marianna Adilardi. Arriverà il momento, troveranno sempre un lembo di giardino fiorito. (redazione@corrierecal.it)
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