Catanzaro, la politica alla prova del Psc. La sfida è archiviare il passato del “mattone selvaggio”
Il futuro urbanistico del capoluogo, disegnato nel preliminare del Piano Strutturale comunale, banco di prova per la classe dirigente catanzarese nei prossimi mesi

CATANZARO Una città tra passato, presente e futuro. Il punto di svolta per Catanzaro si avvicina a grandi passi e potrebbe concretizzarsi nei primi mesi del 2026, quando in Consiglio comunale approderà – dovrebbe approdare – il Psc, acronimo che sta per Piano strutturale comunale, versione aggiornata del vecchio Piano regolatore, lo strumento urbanistico per eccellenza. E’ forse il passaggio politico più importante per l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Nicola Fiorita, in quota centrosinistra ma con il “puntello” dell’eterno “mondo di mezzo” che a Catanzaro è il vero partito baricentrico (e trasversale), ma anche per l’intera politica cittadina, chiamata a confrontarsi sul documento più strategico di tutti. E ovviamente molto “sentito” in città, perché storicamente il “governo” della città capoluogo di Regione è andato avanti a colpi di lottizzazioni elargite a piene mani e di colate di cemento abbinate al mattone, attività molto care ai grandi gruppi imprenditorial-familiari catanzaresi.
Il Preliminare
Oggi però le sfide urbanistiche richiedono un approccio sicuramente diverso, quello che il “Preliminare” di Psc oggi al centro dell’attenzione sintetizza nei concetti di contenimento del consumo di suolo e rigenerazione urbana. Del resto, l’ultimo Psc risale al 2013, che a sua svolta aggiornava un Prg che risaliva alla notte dei tempi e che di fatto negli anni era stato stravolto da un vero e proprio “assalto alla diligenza”. Il Preliminare oggi in discussione, elaborato su input, si pone – si legge nel documento dell’amministrazione cittadina – l’obiettivo di proiettare Catanzaro verso quella che ormai è conosciuta come la dimensione di “città dei 15 minuti” in cui ripensare il concetto di servizio e di spazio pubblico, puntando sulla mobilità sostenibile, favorendo l’inserimento di attività diversificate, tracciando nuove identità ai diversi poli urbani da nord a sud della città: giusto per fare degli esempi, si parla del centro storico di Catanzaro come del “Polo della Cultura e della città educante, polo delle attività artigianali artistiche e tradizionali, polo del gusto e dei sapori”, di Lido quale “Polo del turismo balneare e dell’accoglienza verso il mare nostrum”, del quartiere Sala quale “Polo della intermodalità”. «Il Psc – ha sostenuto in più occasioni la vicesindaco Giusy Iemma, che del preliminare di Psc è la “madrina” – può, dunque, davvero essere il punto di svolta attraverso cui ridisegnare il futuro di Catanzaro, ridando centralità e attrattività al capoluogo di regione».
Il cronoprogramma
Il Preliminare del Psc è atteso in Giunta a breve (si parla di un mese, secondo quanto trapela da fonti vicine all’amministrazione Fiorita), per il passaggio finale in Consiglio comunale. Per la maggioranza che governa la città è sicuramente il banco di prova più impegnativo, perché ovviamente il futuro urbanistico della città e l’aggiornamento del Psc sono stati uno dei punti cardine del programma elettorale del sindaco Fiorita, uno di quei punti su cui si è calibrato l’obiettivo di segnare la vera rottura con il passato. Un obiettivo non facile, perché la logica del “mattone” un po’ selvaggio e un po’ “deregulation” alberga ancora forte in tanti settori della politica catanzarese, non sempre pienamente “libera” da interessi che di politico hanno ben poco (giusto per far capire il “clima”, si vocifera di alcune “fibrillazioni” nel gruppo misto in vista di alcune pratiche urbanistiche pre-Psc). Anche il centrodestra in queste ore ha iniziato a muoversi e a confrontarsi, non senza posizioni diversificate, esprimendo comunque critiche all’impostazione dell’amministrazione Fiorita («manca una visione del futuro della città», ha detto a esempio il vicepresidente della Regione Filippo Mancuso, della Lega, venerdì nel corso di un incontro proprio sul Psc) e dicendo «no a soluzioni non condivise». All’orizzonte di tutta questa partita c’è poi il “convitato di pietra” delle future elezioni comunali, che sono lontane ma non troppo… Perché un dato c’è, ed è il fatto che la consiliatura è entrata nella sua fase conclusiva. Quella – per intendersi – più pericolosa… (a. cant.)
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