Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 13:11
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 5 minuti
Cambia colore:
 

Vendetta di famiglia

‘Ndrangheta, la “Mammasantissima” sfida i Gallace: spedizione punitiva per difendere l’onore del marito-boss in carcere

Catturata a Casablanca insieme al consorte Patrizio Forniti, in passato Monica Montenero ha già sfidato Giacomo Madaffari “Mario Bros”

Pubblicato il: 02/12/2025 – 19:01
di Giorgio Curcio
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
‘Ndrangheta, la “Mammasantissima” sfida i Gallace: spedizione punitiva per difendere l’onore del marito-boss in carcere

LAMEZIA TERME Impartire una lezione all’aggressore, organizzando una violenta spedizione punitiva, per dare un messaggio al mondo del crimine organizzato: nonostante il boss sia in carcere, la famiglia è ancora viva. E combatte per difendere il proprio territorio. Avrebbe agito con questo intento Monica Montenero (cl. ’72), indicata come “mammasantissima” per la sue capacità criminali, ma anche perché consorte di Patrizio Forniti (romano classe 1972) a capo del gruppo criminale omonimo attivo su Aprilia, con strettissimi legami con la ‘ndrangheta calabrese presente sul territorio. Entrambi sono stati catturati a Casablanca, in un blitz eseguito nell’ambito del progetto I-CAN con la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga.

Il genero in “codice rosso”

In buona sostanza, Monica Montenero aveva dovuto gestire da sola la situazione in assenza del marito e di altri due membri di rilievo del sodalizio criminoso. Ciò sarebbe emerso in un episodio ben circostanziato e in cui proprio la consorte di Forniti, la “Mammasantissima” avrebbe riunito i sodali più stretti (la figlia, il genero e un altro paio di soggetti) per dare una lazione a «uno Turco, amico di quelli». Ed è il “quelli” a fare la differenza, perché il riferimento è ai componenti del clan Gallace, stanziato ad Anzio, primo fra tutti Giacomo Madaffari soprannominato “Mario Bros”. Ma andiamo con ordine. È il 10 ottobre 2018 quando la figlia di Montenero la contatta dal pronto soccorso dove hanno appena ricoverato il marito alias “Alessandro” in codice rosso. «Ci sta Alessandro. Devi venire qua (…) gli hanno spaccato la testa devi venire qui…». E ancora: «Adesso vado subito giù dall’amico nostro, Mario Bross… Chiama Mario Bross che ora so cazzi sua…».  

La spedizione punitiva a Lavinio

La reazione di Monica Montenero, come ricostruito dagli inquirenti, è immediata, riuscendo in pochissimo tempo ad organizzare una spedizione punitiva consumando anche una rapina ai danni dell’ormai famoso turco che avrebbe aggredito il genero. C’è, fra tutti, un aspetto significativo: Montenero, infatti, non aveva timore a recarsi a Lavinio – frazione di Anzio – e quindi proprio nel territorio della potente cosca dei Gallace, «per riparare all’affronto subito da uno dei suoi, consumando l’aggressione e la rapina». I dettagli emergeranno dopo, grazie ad una conversazione intercettata dagli inquirenti i cui protagonisti sono proprio la “mammasantissima” e un soggetto che si era proposto quale mediatore con i Gallace e con Giacomo Madaffari per loro, proprio dopo la rappresaglia della moglie di Forniti, portando a casa un bottino importante: un borsello contenente una somma di denaro e un telefono. «(…) mi diceva a me se era possibile chiarire… Io non lo so che cazzo… non so che dirti, mi ha detto così e io così ti sto a ridi’ mo…». E ancora: «Io sto preoccupato perché …giustamente… e quindi non so che dirti …che gli devo dire?», diceva il “mediatore” a Monica Montenero che replicava: «Va bene, si, io mi ci posso pure vedere con questo tizio… quando vieni tu ci deve stare Giacomo… d’altronde si è comportato pure male con me…». A questo punto il mediatore domanda alla donna: «Quindi lui ti ha mancato di rispetto pure a te?». «Diciamo di si, capito! Perché, quando io gli ho detto “ma tu lo sai chi sono? Sono la moglie di… gli ho detto “ma lo sai che tu hai sbagliato”…perché lui sta dentro casa mia… È di mia figlia… Il rispetto per mio marito dove sta! (…) mi ha detto no, non lo sapevo…a non lo sapevi!». Poi, il punto cruciale della conversazione. «Si può chiarire sta cosa?» «Si che si chiarisce…certo che si!».

Difendere l’onore del marito in carcere

Come osservano gli inquirenti della Distrettuale antimafia, dunque, la spendita del nome del capo clan da parte di Monica Montenero sortiva l’effetto sperato perché l’aggredito si giustificava dicendo che non sapeva dell’appartenenza del genero alla consorteria di Aprilia guidata da Forniti. Il “rispetto” del marito era ciò che probabilmente «stava più a cuore a Monica Montenero nell’ottica del riconoscimento della forza della consorteria a prescindere dalle difficoltà momentanee dovute alla carcerazione del suo capo». E così, già all’indomani, Montenero insieme alla figlia e il genero, si ritrovavano nella concessionaria di Giacomo Madaffari. I tratti salienti dell’incontro gli inquirenti riescono a comprenderli da alcune conversazioni significative intrattenute con il “mediatore”. «(…) io do la parola d’onore mio, il borsello gli è stato dato con tutto quanto le carte di credito… soldi non ce ne erano, non se inventassero stronzate e Salvato’ perché non è…». Il problema, come si evince dal dialogo messo nero su bianco dagli inquirenti, è che il risanamento dei contrasti doveva passare necessariamente dalla restituzione di una somma di denaro, circa 7.500 euro, che “il turco” aggredito sosteneva gli fosse stata sottratta. «(…) questo m’ha scritto sette e cinque, che cazzo si è inventato questo», sottolineava il mediatore alla Montenero, con quest’ultima che nega di aver trovato soldi ma solo il telefono, prontamente buttato via. (g.curcio@corrierecal.it)

Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato  

Argomenti
Categorie collegate

x

x