Equità e trasparenza, l’Asp di Reggio Calabria cambia passo
Presentato in Consiglio regionale il Bilancio di genere 2024. Numeri, sfide e scelte che ridisegnano servizi e priorità

REGGIO CALABRIA Un confronto ampio e partecipato sui temi dell’equità, della trasparenza e della qualità dei servizi sanitari ha animato questa mattina la sala “Monteleone” del Consiglio regionale, dove l’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria ha presentato il “Bilancio di genere e rendiconto sociale 2024”. Un appuntamento che ha riunito istituzioni e dirigenti del comparto, offrendo uno spaccato sul percorso intrapreso dall’Asp per rendere più accessibile e inclusivo il proprio operato. Ad aprire i lavori è stato il vicepresidente del Consiglio regionale, Salvatore Crinò, che ha richiamato il senso dell’iniziativa come strumento concreto per ridurre gli squilibri ancora presenti nel sistema. «È una misura che aiuta a colmare alcune disuguaglianze – ha detto – e rappresenta un tassello importante in questa direzione. Poco fa ne parlavo con la direttrice Lucia Di Furia, alla quale ho fatto i miei complimenti: l’Asp ha dimostrato di essere sul pezzo anche su un tema come questo, considerando che il bilancio di genere non è un atto obbligatorio». Un passaggio che ha messo in evidenza la volontà di valorizzare la scelta dell’azienda di dotarsi di uno strumento avanzato di trasparenza interna. Anche il dirigente del settore Welfare della Regione Calabria, Cosimo Cuomo, ha ricordato come «la Regione ha messo in atto una rete di centri antiviolenza con il potenziamento dei servizi per le donne, e siamo molto attenti ai bisogni dei cittadini». La direttrice generale dell’Asp, Lucia Di Furia, ha ricostruito il senso del lavoro presentato oggi, collegandolo alle tappe più delicate della gestione dell’ultimo triennio.

«Quando nella primavera del 2022 ho accettato l’incarico di Commissario straordinario, e poi quello di Direttore generale, – ha detto Lucia Di Furia – ero pienamente consapevole delle difficoltà e delle sfide che stavo assumendo. Il primo impatto non è stato semplice, ma fin dai primi incontri con dipendenti, associazioni, sindaci e cittadini ho capito che si poteva fare: dietro lo smarrimento dei pazienti c’era una richiesta forte di risposte, e questo ci ha dato lo stimolo per andare avanti. Il lavoro sulla ricostruzione dei bilanci è stato imponente: nove anni di arretrati da mettere in ordine, oltre all’approvazione dei bilanci 2022, 2023 e 2024. Ma non ci siamo fermati qui. Abbiamo scelto di redigere anche il Bilancio di genere, che non è un atto obbligatorio: è una decisione frutto della volontà di portare a compimento un’analisi del rendiconto sociale filtrata attraverso la lente del genere, restituendo in modo trasparente ciò che l’Asp realizza e come incide sulla comunità. Nel bilancio abbiamo messo insieme la performance dell’azienda e l’analisi delle necessità assistenziali distinguendo tra uomini e donne. E i dati mostrano differenze concrete: alcune patologie, come il diabete, risultano più prevalenti nelle donne; altre, come le malattie vascolari, colpiscono maggiormente gli uomini. Non è solo ciò che ci dice la letteratura, lo riscontriamo anche nel nostro territorio. Questa analisi ci permetterà di migliorare le campagne di prevenzione, calibrandole in modo più preciso. Abbiamo verificato inoltre come, nei livelli più alti del personale, siano ancora gli uomini a prevalere. Non è una caratteristica solo della pubblica amministrazione: riflette ancora squilibri nelle opportunità di avanzamento. Anche questo emerge con chiarezza dal bilancio. Un altro elemento significativo arriva dal questionario sul benessere organizzativo, a cui ha risposto circa il 35% del personale: un dato molto superiore rispetto a precedenti rilevazioni. Significa che oggi i dipendenti hanno più voglia di esprimersi, di dire ciò che non va e ciò che può migliorare. È uno spaccato prezioso per capire come vive chi lavora nell’azienda. Stiamo investendo molto proprio sul benessere organizzativo: abbiamo rimesso in pista misure che erano ferme da tempo, dai contratti integrativi agli incarichi dirigenziali e di comparto, passando per strumenti che rafforzino la qualità relazionale. Un dipendente che sta bene si riflette inevitabilmente in un servizio migliore per i cittadini. Il Bilancio di genere non è un documento formale: orienta le scelte. Noi assumiamo decisioni in base alle prevalenze delle patologie e alle esigenze dei diversi gruppi di popolazione. Se un problema è più frequente nelle donne, interveniamo su quell’area. Se una patologia riguarda soprattutto gli uomini, moduliamo di conseguenza le campagne di prevenzione. Questo è il senso del lavoro: unire beneficio organizzativo e beneficio per la comunità. Quello che abbiamo raggiunto non è merito mio: è il risultato di una squadra, dell’azienda intera. Molti dei risultati che presentiamo oggi sono stati ottenuti lavorando oltre l’orario, perché questo bilancio non era dovuto. È stato uno sforzo condiviso. E voglio riconoscere anche il ruolo del Comitato Unico di Garanzia, che ha spinto affinché ci fosse attenzione concreta al tema delle pari opportunità. È un organismo che ha dato un valore aggiunto importante. La sfida continua. Molto resta da fare per i Lea, ma la direzione è tracciata: radicarsi nel territorio, coinvolgere i cittadini e gli stakeholder, sviluppare servizi con un’impostazione transdisciplinare, sfruttare al meglio le opportunità del Pnrr. L’Asp di Reggio Calabria è un’azienda che sta cambiando e che vuole continuare a farlo, giorno dopo giorno, per garantire ai cittadini risposte sempre più adeguate». La mattinata è proseguita con una serie di interventi tematici dedicati all’analisi del quadro sanitario, ai sistemi di valutazione, alla gestione delle risorse umane, al ruolo della formazione nelle competenze professionali e ai dati sul benessere organizzativo, con particolare attenzione al contributo degli stakeholder nei processi decisionali. Si è, poi, aperta una tavola rotonda che ha riunito commissari e direttori generali delle aziende sanitarie e ospedaliere calabresi. Il confronto ha toccato le principali sfide dell’assistenza territoriale, le opportunità offerte dal Pnrr, la necessità di ridurre le disuguaglianze tra aree interne e centri urbani e il consolidamento delle nuove strutture come Case della Comunità, Cot e Ospedali di Comunità. La giornata si è chiusa richiamando il valore culturale del bilancio di genere, considerato uno strumento capace non soltanto di misurare, ma anche di orientare le politiche pubbliche. L’analisi delle differenze è stata indicata come passaggio necessario per colmare gli squilibri esistenti e costruire un sistema sanitario più equo, più umano e più vicino ai cittadini. (redazione@corrierecal.it)
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