“Il volto femminile dell’Antimafia”: la Dia dedica il calendario 2026 al coraggio delle donne – VIDEO
Da chi rompe il silenzio a chi rinuncia a tutto per libertà: volti e voci di un coraggio quotidiano che sfida le mafie e cambia il destino di intere comunità

ROMA Dalle magistrate alle investigatrici, dalle giornaliste alle collaboratrici di giustizia, e ancora attiviste, imprenditrici, politiche e studentesse. Un riconoscimento che è anche «una promessa di sostegno a donne che danno testimonianza di legalità ogni giorno». È questo “Il volto femminile dell’Antimafia” celebrato nel nuovo Calendario istituzionale 2026 della Direzione Investigativa Antimafia, presentato questa mattina nella Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto a Roma. L’evento, introdotto dal Generale di Corpo d’Armata Michele Carbone, direttore della Dia, e moderato dalla giornalista Francesca Fagnani, ha avuto al centro concetti fondamentali come “memoria e giustizia”.

La forza della denuncia e la rottura del vincolo
Forte impatto ha avuto la testimonianza di Elena Ferraro, imprenditrice nel settore della sanità di Castelvetrano, che ha ricevuto le minacce del cugino del boss Matteo Messina Denaro: «Appena ho deciso di denunciare ho capito subito che era la cosa giusta: affidarsi alle istituzioni è la cosa giusta, le forze di polizia e i magistrati sono sempre stati dalla mia parte».
Sulla centralità delle figure femminili è intervenuta anche Chiara Colosimo, presidente della Commissione parlamentare antimafia, che ha sottolineato: «Non bisogna generalizzare, non sempre le donne sono vittime, spesso prendono il posto degli uomini. A maggior ragione il ruolo delle donne che scelgono di denunciare è importante. Alle donne che riescono a spezzare quel vincolo fuggendo, dobbiamo dare una scelta, affinché non pensino che diventare boss a loro volta sia l’unica strada».
L’impegno istituzionale e la lotta alla criminalità organizzata
La dottoressa Lia Sava, procuratore generale presso la Corte d’Appello di Palermo, ha portato l’esperienza diretta dell’attività giudiziaria in un contesto ad alta densità mafiosa, sottolineando la tenacia richiesta. A completare il quadro è intervenuta Lorena Di Galante, vice direttore operativo della Dia, che ha illustrato l’essenziale contributo del personale femminile dell’investigativa antimafia: «Per fare questo mestiere ci vuole molta tenacia e caparbietà. Molto dipende dai temi per approfondire le investigazioni».

A concludere l’incontro il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, che ha ribadito la necessità di valorizzare le storie delle donne che si ribellano alla criminalità e che la contrastano: «Esistono tante storie che non sono mai state raccontate, credo che da questo punto di vista ci sia un grande lavoro da fare, anche favorendo un ricambio di genere ai ruoli di vertice”. Infine, il procuratore ha lanciato un monito riguardo i pericoli criminali emergenti: «Oltre a Cosa nostra, Camorra e ‘ndrangheta, oggi dobbiamo misurarci con realtà criminali capaci di destabilizzare fortemente le realtà dei paesi. Se pensiamo a quelli attivi nella Triple frontera». (m.ripolo@corrierecal.it)
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