Insufficienza mitralica secondaria, la “micro pinzetta” diventa terapia di prima scelta
Indolfi (Università della Calabria): «La procedura percutanea migliora qualità di vita e sopravvivenza dei pazienti»

ROMA Una “micro pinzetta” diventa terapia standard per l’insufficienza mitralica secondaria. Lo hanno spiegato gli esperti della Società Italiana di Cardiologia (Sic) riuniti a Roma per l’86esimo congresso nazionale. Si calcola che un qualche grado di insufficienza mitralica sia presente nel 90% dei pazienti con scompenso cardiaco e circa il 50% ha un’insufficienza di grado severo. «Le linee guida 2025 – ha spiegato Ciro Indolfi, professore straordinario di Cardiologia all’Università della Calabria e past-president Sic – consolidano il ruolo del trattamento mininvasivo, con piccole protesi, cioè pinzette metalliche in grado di avvicinare i lembi della valvola mitrale, permettendone una corretta chiusura. Questa procedura viene ora formalmente raccomandata come trattamento di prima scelta nell’insufficienza mitralica secondaria di tipo ventricolare, in cui la valvola non si chiude benché i lembi siano integri, poiché è dilatato il ventricolo sinistro. Se non si interviene, alla lunga, il cuore si scompensa e il paziente deve essere ricoverato ripetutamente, con una pessima qualità di vita e un aumento della mortalità. Sia l’impianto valvolare aortico che la correzione percutanea della insufficienza mitralica secondaria ci permettono, non solo di migliorare la qualità di vita del paziente e di ridurre le ospedalizzazioni, ma soprattutto di aumentarne la sopravvivenza».
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