Non è “Forza Sud” ma una squadra ampia e variegata: ecco chi c’è nel correntone liberal di Occhiuto – NOMI
Dal tesoriere di Forza Italia alla nuora di Paolo Berlusconi, fino ai big Ronzulli e Cattaneo. Tra i parlamentari calabresi mancava solo Gentile

ROMA Altro che “Forza Sud”: è una corrente sì a trazione calabro-romana ma va oltre, e schiera pezzi da novanta con un grande seguito nel partito e non solo. Ora che il “who’s who” è stato scritto nero su bianco si delinea il carattere di “In Libertà”, la squadra – da qualcuno ribattezzata corrente Sandokan – che sosterrà Roberto Occhiuto nell’ottica di una probabile candidatura a segretario nazionale di Forza Italia che si prepara a celebrare il congresso tra poco più di un anno, nel gennaio 2027, alla vigilia delle Politiche di primavera.
Ai nomi già anticipati ieri dal Corriere della Calabria prima che il convegno romano iniziasse vanno aggiunti alcuni tasselli che meglio definiscono la composizione dei “Liberali” capitanati dal vicesegretario nazionale e governatore della Regione Calabria: non solo parlamentari meridionali, anzitutto, è questo il dato forse più interessante che rappresenta una risposta implicita a chi pensava che Occhiuto avrebbe fatto ricorso alle truppe cammellate della Prima Repubblica. Ieri ha incassato – in un vero e proprio “tempio” del berlusconismo delle origini come Palazzo Grazioli – il sostegno di 15 deputati e 4 senatori.

E guarda chi c’è
Accanto al fratello Mario e alla compagna e sottosegretaria Matilde Siracusano – due presenze scontate – tra i calabresi Giuseppe Mangialavori, Francesco Cannizzaro, Gianluca Gallo e Pierluigi Caputo non figurava Andrea Gentile ma si è fatto vedere il deputato Giovanni Arruzzolo. Accanto a loro, però, i taccuini dei cronisti romani hanno annotato presenze di peso: dai deputati (molte sono donne) Cappellacci, Dalla Chiesa, Marrocco, Mazzetti, Polidori, Rossello (consigliera non esecutivo nel Cda di Fininvest) al sottosegretario Francesco Paolo Sisto, dal vicepresidente del gruppo azzurro al Senato Massimo Mallegni a Licia Ronzulli, già fedelissima del Cavaliere, al giornalista Giorgio Mulè – i due sono rispettivamente vicepresidenti di Senato e Camera – e ancora Alessandro Cattaneo, classe 1979 e già sindaco di Pavia, quasi un omologo lombardo – anche dal punto di vista estetico – di Roberto Occhiuto («Eravamo 23-24… non vedo controindicazioni, è una cosa pulita» ha registrato La Stampa), o altri pezzi da novanta come il tesoriere di Forza Italia, Fabio Roscioli, uomo di fiducia della famiglia Berlusconi. Letteralmente “di famiglia” è invece Matilde Bruzzone Berlusconi, nipote di Silvio per parte del fratello Paolo avendone sposato il figlio Billy.

Nelle sale dagli alti soffitti che videro celebrarsi il berlusconismo “in purezza” delle cene e dei summit di inizio millennio, ieri non poteva che gongolare il 50enne Andrea Ruggieri, nipote di Bruno Vespa, il nome che Tajani nel 2022 sbianchettò dalle liste lasciandolo fuori dal Parlamento. Deborah Bergamini – annunciata alla vigilia – ieri era a Londra con il Consiglio d’Europa, mentre c’erano l’ex FdI Manlio Messina e Naike Gruppioni, oggi in FdI dopo essere stata eletta con Azione per poi transitare in Italia Viva.
Accanto al senatore Claudio Lotito, che con la Calabria ha un rapporto privilegiato intervenendo spesso quando si parla di sanità, ha fatto capolino, riconciliandosi quasi con la politica militante, anche Paolo Russo, medico campano ex Psdi, candidato al Senato nel 2022 ma rimasto fuori dal Parlamento dopo 26 anni nelle fila berlusconiane.
La prossima? Ad Arcore
Come si vede, presenze trasversali e variegatissime, con profili emergenti e di esperienza, ma soprattutto con forti addentellati nel mondo berlusconiano più profondo – dalla famiglia a Fininvest –, quanto basta per suscitare il “pompierismo” della vecchia guardia azzurra: se Antonio Tajani continua a minimizzare gettando la palla in tribuna e glissando le domande su eventuali sfide interne («Facciamo il congresso, io non ho nemici»), gli fa subito eco Renato Schifani, presidente della Regione Siciliana oltre che del Consiglio nazionale del partito fondato da Silvio Berlusconi, che sul Giornale (già) di famiglia dichiara assertivo: «In Forza Italia non esistono correnti e la leadership di Tajani non è in discussione. Ha guidato il partito in un momento difficile, dopo la scomparsa di Berlusconi, riuscendo a rafforzarlo grazie al lavoro dei territori».
Dichiarazioni di prammatica da derubricare come frasi di circostanza, commentano gli analisti. E la corrente Sandokan? Sarà pure temeraria e dovrà lottare con vecchi volponi accanto a tigri più combattive di quelle del Mompracem, ma a questo punto non è detto che non punti a un successo numerico proprio come quello della serie Rai girata in Calabria. Anche perché siamo appena al primo episodio, e dopo il successo si conosce già l’ambientazione del secondo: Arcore. (redazione@corrierecal.it)
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