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ambiente “avvelenato”

Ritardi, incertezze, eccesso di tumori. Tutte le (gravi) criticità della bonifica di Crotone

I punti più significativi della relazione approvata nei giorni scorsi dalla Commissione “Ecomafie”. Stop allo smaltimento fuori dai confini nazionali

Pubblicato il: 22/12/2025 – 16:25
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Ritardi, incertezze, eccesso di tumori. Tutte le (gravi) criticità della bonifica di Crotone

ROMA «Persistente incertezza» sulla gestione dei rifiuti pericolosi, ritardi procedimentali, insufficienza delle misure di messa in sicurezza ad oggi adottate, mancanza di chiarezza nelle responsabilità, aggravio dei costi e rischio di aggravamento della contaminazione, eccesso di patologie tumorali, esposizione crescente a rischi criminali e distorsioni negli appalti. Sono queste le principali criticità riferite alla bonifica del Sin di Crotone dalla Commissione parlamentare Ecomafie nella relazione conclusiva dell’istruttoria compiuta con audizioni e anche con una visita ad hoc a Crotone. La relazione è stata approvata all’unanimità nei giorni scorsi dalla Commissione bicamerale, guidata da Jacopo Morrone (Lega): a elaborarla i commissari Andrea Dara (Lega) come relatore di maggioranza, e Nicola Irto (Pd) come relatore di minoranza.

Le criticità rilevate dalla relazione della “Ecomafie”

Anzitutto, la relazione evidenzia come dalle audizioni sia emerso che la gestione dei rifiuti rimane il nodo centrale irrisolto.: «I rifiuti non pericolosi devono essere conferiti fuori dalla Calabria, mentre i rifiuti pericolosi sono destinati all’estero, in attesa delle autorizzazioni per la notifica transfrontaliera. Tuttavia, con l’entrata in vigore del Regolamento (Ue) 2024/1157 (applicabile dal 21 maggio 2026), le esportazioni saranno fortemente limitate, imponendo lo smaltimento interno qualora tecnicamente ed economicamente sostenibile». La relazione poi evidenzia «criticità significative, anche derivanti da inadeguata tempistica della bonifica, in capo ad Eni Rewind S.p.A.». Questo per la presenza di rifiuti industriali pericolosi, compresi materiali radioattivi naturali (Tenorm) e metalli pesanti, che ha determinato il “rischio sanitario ed ambientale particolarmente elevato” che portò all’istituzione del Sin. Anche alla luce – si legge nella relazione – di «significativi eccessi di mortalità e ospedalizzazione per numerose patologie tumorali e non tumorali, per alcune delle quali è accertato, o sospetto, un ruolo eziologico dei contaminanti presenti nel sito». Quindi la Commissione “Ecomafie” annota: «Nelle aree industriali di competenza di Eni Rewind, nonostante l’avvio di alcune opere ed interventi avviati di recente (barriera idraulica, Pob  Fase I), la bonifica integrale risulta ancora incompleta e ben lontana dagli obiettivi, con perdurante contaminazione delle falde acquifere e dei sedimenti marini, oltre a una massa di rifiuti pericolosi ancora da rimuovere. In questo contesto – emerge dalla relazione – il completamento della bonifica non potrà essere operativo prima del 2027. Ecco perché, «alla luce della sentenza n. 1396/2025 del Tar Calabria e delle criticità emerse», la Commissione Ecomafie sottolinea l’esigenza di un «intervento urgente e coordinato… volto a chiarire le competenze, superare le incongruenze normative e garantire la tutela dell’ambiente e conseguentemente la salute pubblica, mediante strumenti straordinari, nonché un controllo costante da parte delle istituzioni centrali e dell’autorità giudiziaria». L’assunto resta quello condensato nel principio “Chi inquina paga”, anche se lo smaltimento ormai di fatto impossibile fuori dai confini nazionali e relegato a Crotone alla fine rischia di essere la beffa finale di una vicenda che sarà sempre molto “oscura”. (ac. – mr.)

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