Il “caso” Bronzi di Riace: la geochimica che prova a cambiare la storia
Lo studio: «Corrispondenze sorprendenti tra le saldature della Statua A e la piana dell’Anapo». In discussione cinquant’anni di ipotesi e attribuzioni

LAMEZIA TERME L’obiettivo è incrociare dati chimici, sedimentologici, taphonomici e revisioni storico-letterarie per proporre una lettura unitaria del percorso dei Bronzi di Riace. Ad occuparsene, un’équipe interdisciplinare di geologi, archeologi e archeometri delle università di Catania, Messina, Palermo e Calabria. Il frutto è un corposo studio pubblicato sull’Italian Journal of Geosciences.
E, al netto dell’inevitabile scetticismo, lo studio offre comunque uno spaccato molto dettaglio che, di fatto, mette in discussione molte certezze sull’origine e sulla storia dei Bronzi di Riace.
Terre di fusione interne e argille di saldatura esterne
Il punto di partenza è la differenza tra terre di fusione interne e argille di saldatura esterne, già individuata dal restauro ICR del 1995. Le prime indicano il luogo dove furono modellate le singole sezioni; le seconde raccontano invece dove le statue sono state assemblate e installate nel loro contesto monumentale. Il lavoro, innanzitutto, affronta tre questioni. La prima: dove furono completati i due Bronzi (assemblaggio). E poi dove furono creati i singoli blocchi fusi (produzione) e, infine, come, dove e quando finirono in mare.

La “Statua A”
La novità più forte riguarda le argille di saldatura della “Statua A”. Secondo lo studio, infatti, la composizione chimica coincide in modo “sorprendente e significativo” con i sedimenti della piana alluvionale di Siracusa tra Anapo e Ciane, nei pressi del Tempio di Zeus Olimpio. In quella fascia – come si legge – sorgeva un’area produttiva antica di Siracusa destinata anche a opere bronzee monumentali. Il confronto CaO/Al₂O₃ e gli altri ossidi mostrano «quasi una sovrapposizione grafica tra il campione US2227 della Statua A e i campioni CIANE 5 (5a-5e)» mentre allo stesso tempo una porzione del restauro antico della Statua B «presenta la stessa compatibilità, suggerendo che il guerriero B fosse fisicamente nello stesso luogo del guerriero A al momento dell’intervento».
La revisione storico-ideologica
E poi c’è “l’analisi isotopica” del piombo nei perni che confermerebbe come i due bronzi, al tempo della ricollocazione, facessero parte dello stesso gruppo monumentale. Un altro pilastro dello studio è la revisione storico-ideologica. Gli autori ricordano che «solo un centro tirannico ultra-ricco come Siracusa nei decenni 480-460 a.C. poteva finanziare sculture in bronzo di quella scala, tipiche della propaganda dinastica dei Deinomenidi». La nudità eroica, il portamento, la corazza corinzia e gli attributi militari «richiamano la retorica sui vincitori di Himera, la battaglia che consacrò Gelone e Ierone sulla scena del mondo greco». Le proposte di Holloway (1988) e McCann (2002), che associavano i Bronzi a Gelone, a Ierone o al loro ambiente, vengono riprese e sostenute con nuovi elementi. La rilettura letteraria (Madeddu 2025) spinge a identificare il guerriero B proprio con Gelone nudo che depone le armi, come descritto da Claudio Eliano dopo la vittoria sui Cartaginesi.

Partendo, dunque, dallo studio pubblicato sull’Italian Journal of Geosciences, proviamo a rispondere ad alcune domande chiave:
- I Bronzi di Riace non sono più “un mistero”?
Non del tutto, ma alcune domande hanno oggi risposte più solide. Le argille usate per le saldature di Statua A coincidono con sedimenti della piana siracusana tra Anapo e Ciane: significa che il punto in cui furono assemblati e installati potrebbe essere Siracusa, non la Grecia.
- Perché la saldatura è così importante?
Perché non racconta dove furono modellate le singole sezioni, ma dove la statua fu fisicamente montata e collocata nel suo contesto monumentale. È la “carta d’identità del luogo d’arrivo”.
- E la Statua B?
È più complessa, perché le braccia furono ricostruite in antico con una lega diversa. Ma parte delle argille di restauro combacia con quelle di A: indizio che le due sculture erano nello stesso gruppo monumentale, nello stesso luogo.
- La “pista siracusana” è una verità definitiva?
È la ricostruzione oggi più coerente tra geochimica, storia, stile e traffici mediterranei. Non è un verdetto finale, ma il nuovo punto di partenza del dibattito.
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