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Mariano, dopo dieci anni la terapia: la sanità che funziona e il paradosso di San Giovanni in Fiore

La svolta per il 12enne calabrese rappresenta un modello funzionante, mentre nel comune cosentino l’Endoscopia rischia rallentamenti inspiegabili

Pubblicato il: 26/12/2025 – 9:14
di Emiliano Morrone
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Mariano, dopo dieci anni la terapia: la sanità che funziona e il paradosso di San Giovanni in Fiore

Dieci anni di silenzi, rinvii, insufficienze. La svolta arriva proprio sotto Natale: nei prossimi giorni Mariano Guzzo, il 12enne calabrese affetto da una malattia rarissima che lo ha portato a pesare 180 chili, inizierà una terapia per dimagrire, grazie all’intervento della Regione Calabria e al raccordo tra strutture sanitarie locali e del Veneto. Per anni la storia del piccolo Mariano, residente nel Catanzarese, era rimasta sospesa, segnata da richieste inevase e rinvii meccanici, con il progressivo peggioramento delle condizioni cliniche del minore. Mariano continuava ad aumentare di peso pur mangiando pochissimo, con crescenti difficoltà motorie e respiratorie.

La svolta dopo l’appello del Corriere della Calabria

Il cambio di rotta arriva dopo il racconto della vicenda da parte del Corriere della Calabria, che ne porta alla luce l’emergenza. Da quel momento il caso entra nell’agenda istituzionale. La Regione Calabria segue il dossier. Il presidente Roberto Occhiuto e l’assessore regionale Pasqualina Straface entrano in gioco. Sul piano operativo, è determinante la risolutezza del generale Antonio Battistini, commissario dell’Asp di Catanzaro, che assume il coordinamento tecnico. Battistini interviene laddove per anni era mancata una regia, sicché coordina competenze e strutture. Avvia quindi un’interlocuzione stabile tra i sanitari della Pediatria B di Verona a direzione universitaria, quelli della Pediatria del policlinico universitario di Catanzaro, quelli della Pediatria dell’ospedale di Lamezia Terme e la stessa Asp di Catanzaro. Il confronto è continuo e assieme fattivo. E porta a una linea clinica, con tempi, procedure e programmi finalmente definiti.

Nei prossimi giorni inizierà la terapia

Il risultato arriva in poche settimane. Viene formalizzata una presa in carico del minore che nei dieci anni precedenti non era mai stata attivata. Nei prossimi giorni Mariano inizierà la terapia, all’esito di un lavoro coordinato che coinvolge anche i genitori e la scuola, chiamati a partecipare a un percorso che riguarda l’intera quotidianità del minore, quindi non solo l’aspetto sanitario. Intorno a questa vicenda si raccoglie, nel frattempo, una solidarietà ampia, encomiabile: messaggi, iniziative, attenzione generale e una raccolta fondi online che ha sfiorato i 50mila euro. La dimensione pubblica del caso è stata utilissima. Ma fa la differenza l’intervento di Battistini, abituato alla concretezza e alla sintesi. Il commissario dell’Asp di Catanzaro ha imposto un modello sconosciuto alla Calabria e ora riproducibile per l’assistenza ai disabili del territorio.

La priorità è la persona

La storia di Mariano Guzzo va oltre se stessa. Dimostra che due Servizi sanitari regionali diversi, quello calabrese e quello veneto, possono lavorare insieme, quando la priorità è la persona. Nessuna competizione tra territori, nessuna contrapposizione istituzionale. Prevale la cooperazione, e l’autonomia differenziata va in sostanza a farsi benedire.
In Calabria, dove la sanità è stata spesso accompagnata da sfiducia e rassegnazione, questa vicenda indica una possibilità di cambiamento per l’intero Paese. Non tutto dipende dalle risorse. Pesa, cioè, anche la capacità di decidere, di coordinare e di assumersi le responsabilità del caso. E ciò vale in modo particolare quando ci sono di mezzo bambini, titolari di maggiori tutele, specie riguardo al diritto alla salute.

Endoscopia a San Giovanni in Fiore

Nello stesso periodo emerge, però, una contraddizione che riguarda un altro presidio sanitario calabrese. All’ospedale civile di San Giovanni in Fiore è attivo dallo scorso maggio il servizio territoriale di Endoscopia. In pochi mesi sono state lì effettuate 1.035 endoscopie, cui si aggiungono circa 950 prestazioni tra visite ed ecografie. L’attività ha consentito di individuare numerosi casi di patologie oncologiche, poi indirizzati alle Chirurgie pubbliche del Cosentino per interventi di asportazione riusciti. Il servizio, voluto dal capo del Distretto sanitario locale, Sisto Milito, e diretto dal dottore Ferdinando Spinelli, è diventato riferimento per un territorio montano già duramente colpito dal Piano di rientro. Difatti, esso riduce i tempi di diagnosi, limita la mobilità sanitaria e offre risposte tempestive. Ciononostante, il servizio rischia rallentamenti inspiegabili. Secondo quanto riferito da fonti sanitarie, l’Asp di Cosenza non avrebbe provveduto al pagamento del noleggio di due apparecchiature fondamentali per colon e gastro, con conseguenze pesanti sull’operatività.
È una contraddizione evidente. Un servizio che produce risultati oggettivi viene frenato da criticità amministrative. Per essere pienamente efficace, l’Endoscopia di San Giovanni in Fiore necessita della dotazione completa e di mezzi aggiuntivi che consentano, quando necessario, anche interventi chirurgici durante gli esami, pure per evitare ulteriori passaggi e disagi ai pazienti.

Alla sanità calabrese serve continuità

La questione ritorna allora sul piano politico. Se la sanità calabrese vuole cambiare passo, è fondamentale imporre un metodo. Bisogna perciò che il presidente Roberto Occhiuto, anche nella sua funzione di commissario governativo alla Sanità, intervenga per rimuovere ostacoli che, in merito all’Endoscopia pubblica di San Giovanni in Fiore, non riguardano affatto l’ambito sanitario. C’è in sostanza un problema nell’amministrazione dell’Asp di Cosenza, che va risolto presto e bene. A favore di quel servizio sanitario pubblico e della comunità silana di San Giovanni in Fiore e dei dintorni.

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