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sette giorni di calabresi pensieri

Il Natale di Nay, dei migranti morti in mare e di Gaza che non può gemellarsi con Riace

Il Campanella di Luca Addante e la cultura militante del Novecento

Pubblicato il: 27/12/2025 – 7:00
di Paride Leporace
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Il Natale di Nay, dei migranti morti in mare e di Gaza che non può gemellarsi con Riace

Ho trascorso la sera di Natale a ben meditare dopo aver letto sul Corriere della Calabria la storia di una calabrese della modernità narrata con puntiglio e sensibilità da Paola Suraci.
Ho meditato sul giornalismo che sa guardare nel cercare fatti e persone e con la lettura ti inserisce nel mondo per come è realmente, senza dittatura di algoritmi e Intelligenza artificiale che ha molto affollato anche gli auguri social.
Mi ha emozionato la storia di Nay, partita dalla Tunisia con una creatura in grembo come la Madonna di Betlemme e sopravvissuta ad un naufragio. Nay nata il 25 dicembre e che a Natale celebra il suo compleanno.
Nay diminutivo di Nayrouz, con il marito come la Sacra famiglia al tempo del Covid si era messa su un barcone con altri 20 disperati, la barca affonda nella notte ma il Fato o i santi salvano quelle povere anime. Nay e il marito e la creatura in grembo ripartirono pagando 5000 euro agli scafisti. Approdarono a Lampedusa, Nay ebbe le doglie e un elicottero la portò all’ospedale di Agrigento dove è nata Larine che ora ha 4 anni.
Dal centro di prima accoglienza Nay finì a Melicuccà paese di Lorenzo Calogero che scrive nei suoi versi: “Posi la mano sul fieno ed ascoltai” ed ascoltò l’idioma dei calabresi e proseguì la sua Odissea verso Sant’Alessio d’Aspromonte dove ha vissuto con i 300 abitanti scarsi di quelle case sparse.
Cercava un permesso di soggiorno Nay e la figlia che si era separata dal marito, perché così va anche il mondo, e fu dura aver quel pezzo di carta apprendendo l’italiano e lavorando come donna delle pulizie, cameriera e badante. Aspettava un ricongiungimento con la sorella Nay e ancora una volta la barca è affondata ma un pescatore l’ha salvata dal naufragio, carne della sua carne.
Abbiamo letto che oggi Nay lavora come operatrice di accoglienza per ragazzi migranti. Ha trovato un compagno italiano e la piccola Larine frequenta un asilo a Reggio Calabria mentre lei si appresta a diplomarsi.

***

Ha festeggiato il suo compleanno in Calabria e abbiamo visto su questo giornale le foto dell’Albero di Natale con la sua bambina a ricordarci la storia che richiama quell’antica della Grotta e della Cometa. Ma non sempre è Rinascita. E la stessa sera di Natale mi sono messo a pedinare la barca naufragata al largo della Libia  dopo essere partita dalla Tunisia di Nay. Sono morti in 116, uomini, donne e bambini. La guardia costiera tunisina non li ha soccorsi, nessuno ha ascoltato il loro dramma, solo un pescatore ha salvato l’unico superstite. Meno male che ancora i pescatori salvano uomini e  donne. Monsignor Perego presidente della Fondazione Migrantes ha parlato di una tragedia che evoca la «storia della famiglia di Nazareth non accolta, costretta a fuggire in Egitto per sfuggire alle violenze di Erode» e che «si ripete nel cammino di milioni di persone profughe e rifugiate», solo che per queste famiglie «contrariamente alla famiglia di Nazareth, l’esito non è la salvezza, ma la violenza prima nei campi libici e poi la morte nel Mediterraneo. Il dramma è quello di una Europa che chiude i suoi confini preferendo difendere quelli anziché le persone mentre le richieste sono di allargare il presidio in mare per salvare chi è in difficoltà».
Ho scritto su X che nel 2025 sono morti 1190 migranti nel Mediterraneo. Più di cento mi hanno insultato cianciando che potevano arrivare in aereo senza mettere la loro vita a rischio.  Ho pensato a Nay, all’unico migrante sopravvissuto al naufragio salvato da un pescatore e ai cento odiatori, che siano persone vere o artificiali mossi da un unico burattinaio.
E così ho trascorso la serata del Santo Natale.

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Mimmo Lucano che di umanità e migranti comprende molto voleva gemellare la sua Riace con la sventurata città di Gaza dove ancora i bambini muoiono in braccia alle mamme per freddo e per fame oltre che sotto le bombe.
Da Roma è arrivata una pessima letterina di Natale firmata dal ministro Calderoli in cui si legge «a conclusione dell’istruttoria esperita presso le amministrazioni interessate, si rappresenta che il ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale ha espresso parere negativo alla sottoscrizione del gemellaggio». Calderoli riporta anche il parere del ministero degli Esteri Tajani secondo cui «sussistono rilevanti motivi ostativi, connessi al legame esistente tra consigli locali e sindaci di Gaza e l’organizzazione terroristica Hamas».
Quindi scopriamo che lo stato centrale italiano non solo scioglie i comuni per mafia a suo piacimento in base a provvedimenti fascistoidi ma ora decide anche sulle solidarietà globali delle municipalità negando la possibilità di gemellarsi istituzionalmente con chi si decide di sostenere. L’autoderminazione dei popoli non riguarda solo la Palestina.

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Nell’isola di Taprobana sede utopica della Città del Sole di Tommaso Campanella nessun ministro avrebbe proibito gemellaggi di uomini  e donne nel mondo. Ho archiviato in digitale e in cartaceo il paginone che Paolo Di Stefano del Corriere della Sera ha dedicato alla nuova edizione che la casa editrice Einaudi ha mandato in stampa del capolavoro di Tommaso Campanella. È l’edizione di Norberto Bobbio del 1941 definita «impresa filologica figlia di un’epoca» e fonte di aspri dibattiti che aggiornano le vicende del monaco di Stilo che a vent’anni dedica un’orazione all’eretico Bernardino Telesio a Cosenza guadagnandosi le persecuzioni delle autorità ecclesiastiche.
Il pregevole studio si avvale della curatela del docente ordinario di Storia moderna a Torino, Luca Addante, calabrese di origini e formazione, che scrive una Postfazione che Di Paolo definisce «un libro nel libro».
È, quella di Addante, un’inedita ricerca sulle ispirazioni azioniste dell’edizione di Bobbio che mise assieme gli insegnamenti di Leone Ginzburg e di Giole Solari che fu maestro di Piero Gobetti, Alessandro Galante Garrone e Franco Antonicelli.
La qualità di Addante emerge nel chiedersi perché Norberto Bobbio, nonostante il successo della prima edizione, abbia rinunciato alla stesura del secondo. È la ricostruzione viva dello scontro culturale tra Norberto Bobbio e Luigi Firpo sulla lezione di Campanella. E si arriva alle pagine di Alessandro e Massimo Firpo in cui contestano in modo impietoso le tesi del padre Luigi, elementi che inducono Di Paolo a definire l’edizione di Addante «un libro di feroce sincerità».
Ingredienti felicemente speziati, questi, che rendono molto intrigante la presentazione del libro che si terrà lunedì prossimo a Cosenza alle 18 nella sede dell’organizzatore Premio Sila con una discussione tra Luca Addante e Massimo Veltri. A Salita Liceo accanto alle antiche pietre dove Campanella mosse i suoi passi da eretico rivoluzionario.
L’affascinante rilettura mi ha richiamato una pagina di Corrado Alvaro in cui s’interroga sul fatto che il grande Galileo desse «tanto poco ascolto» al monaco nato a Stilo. Nella chiusa da par suo Alvaro scrive: «Galileo gli fu avaro di risposte, dall’alto della sua immobile certezza, eppure non so quanti abbiano detto a lui vivo quella parola che Campanella gli disse: “Vidisti”, hai veduto».

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Ha destato commozione e ricordo la scomparsa del giornalista della Rai, Oloferne Carpino, per molti amici e compagni “Fernuzzo”.
Sono rimasto colpito dalle memorie di molti militanti comunisti che hanno ricordato Carpino non solo come bravo giornalista, ma anche come diffusore dell’Unità nelle distribuzioni speciali della domenica quando nei paesi della Presila e dell’entroterra comunista si vendevano  anche 1500 copie del quotidiano comunista.
Era il tempo che i partiti si preoccupavano della formazione non solo degli iscritti ma anche dei semplici sostenitori e di coloro che davano consenso partecipato. Una ricchezza incredibile rispetto alla miseria dell’oggi dove bene che vai ricevi come sapere qualche post personale di qualche deputato che mai incontrerai nel bar di una contrada della tua città. Eppure un giornale digitale di partito oggi costerebbe molto meno di un giornale di carta. (redazione@corrierecal.it)

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