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le nuove sfide

«Aprire una facoltà di ingegneria informatica all’Università di Catanzaro e un polo negli edifici dismessi del centro città»

La proposta di Pietropaolo in una lettera aperta indirizzata al rettore dell’Umg Cuda

Pubblicato il: 30/12/2025 – 8:31
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«Aprire una facoltà di ingegneria informatica all’Università di Catanzaro e un polo negli edifici dismessi del centro città»

CATANZARO In una lettera aperta indirizzata al Rettore dell’Università di Catanzaro, Giovanni Cuda, il presidente della Commissione Bilancio del Consiglio regionale, Filippo Pietropaolo lancia la proposta dell’apertura di una facoltà di ingegneria informatica presso l’Umg, nel quadro del costituendo ecosistema digitale calabrese su cui la Regione sta lavorando.

La lettera aperta

«Il comparto digitale e lo sviluppo dei suoi ecosistemi vede una Calabria in ritardo sui tempi, ma contraddistinta da segni di grande vivacità», esordisce nella lettera aperta Pietropaolo. «Secondo il Regional Innovation Scoreboard nel 2025, registriamo un tasso di crescita tra i più alti d’Italia e ci collochiamo tra i “Moderate Innovators”, con performance positive in termini di presenza di PMI innovative, maggiore collaborazione tra imprese e centri di ricerca e crescente investimento in settori digitali. Già nel 2022 il mercato digitale calabrese valeva 1,09 miliardi di euro. Oggi punta sull’espansione dell’IA e dei cloud. Siamo la seconda Regione italiana per crescita della domanda di lavoro nel settore. Nel trimestre giugno-agosto 2025 le nostre imprese programmavano un +15,1% di ingressi rispetto al 2024. A fronte di questo scontiamo però – prosegue Pietropaolo – una bassa alfabetizzazione digitale dei cittadini, dei servizi digitali pubblici ancora frammentati e poco efficienti, specie per quanto riguarda l’interazione digitale tra cittadini/imprese e PA, nonché una debolezza sul versante della formazione, delle competenze digitali e del comparto R&S privato. Ciò crea un forte squilibrio che impatta negativamente sulla nostra capacità di crescita.  In questo quadro, nella scorsa legislatura, la Regione ha approvato l’istituzione del Sistema Informativo Integrato Regionale della Calabria e gli schemi di atto costitutivo e statuto di ReDigit Spa, la nuova società in house che trova la sua mission nello sviluppo integrato delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione. Un’idea realizzata attraverso la legge regionale 17, di mia iniziativa, approvata lo scorso aprile dal Consiglio Regionale.  Si tratta di un primo passo cui vanno ad aggiungersi la proposta di legge sull‘impiego di sistemi di intelligenza artificiale in ambito regionale e il provvedimento, oggi allo studio, diretto a disegnare una strategia regionale in tema di cybersicurezza che coinvolga le PA regionali, compresi i piccoli Comuni, e il settore privato».

Il ruolo di ReDigit

Per Pietropaolo «la Calabria guarda dunque al futuro e vuole mettersi al passo coi tempi. Per questo bisogna operare seguendo quattro direttrici: fare sistema, diminuire il gap digitale odierno rispetto alla media italiana ed europea, accrescere le competenze dei nostri giovani e mettere le nostre imprese nelle condizioni di essere sempre più competitive e innovative. ReDigit rappresenta lo strumento principe: serve ad attuare le politiche pubbliche per la digitalizzazione che Regione Calabria mette in campo, puntando a promuovere, realizzare e coordinare un ecosistema regionale digitale, attraverso il supporto alla digitalizzazione della PA e delle imprese; l’incubazione e l’accelerazione di start-up; l’accesso al credito tramite finanziamenti, bandi e incentivi; la formazione in tecnologie digitali, tra cui IoT, IA, cloud, cybersecurity, e-commerce, data analysis, big data. Se nella scorsa legislatura abbiamo avviato tante iniziative volte a promuovere sia il miglioramento dei servizi on line delle Pubbliche Amministrazioni regionali, sia i processi di transizione digitale per le imprese, anche tramite l’impiego di risorse collegate ai programmi PR e FSC, ora è il momento di accelerare. Per farlo occorre un’azione di sistema, sul modello di quanto fatto da Liguria Digitale, società in house che dalla fine degli anni Ottanta guida il processo di transizione digitale in atto in Liguria: 500 dipendenti e un fatturato di 80 milioni di euro all’anno, la metà dei quali investiti nel territorio coinvolgendo imprese ed enti a vario titolo. Bisogna creare reti e partnership tra gli attori calabresi o che operano in Calabria – aziende, università e centri di ricerca -, incentivare i processi di innovazione e sviluppare le competenze digitali necessarie. Un’azione che dobbiamo avviare con l’Università e che l’Università è chiamata a sostenere nell’ambito del proprio mandato. Penso a UniMagnaGraecia e a quanto può essere costruito assieme. Cominciamo dall’istituire una facoltà di ingegneria informatica. Perché è vero che UNICAL compie già un grande lavoro in questo campo di cui è il primo motore indiscusso, ma UMG può dare un contributo straordinario a colmare i deficit di competenze che il mercato richiede. Dobbiamo sforzarci di ragionare seguendo la logica dell’et et e non dell’aut aut. Collaborazione, non esclusione. Penso quindi a un ulteriore corso di studi specifico per la formazione di quei profili innovativi maggiormente richiesti dal mercato. Abbiamo bisogno di sviluppatori, sistemisti, progettisti software, full-stack developer, analisti dei dati, architetti cloud, ingegneri per la cybersecurity, per fare qualche esempio.  A questo corso ReDigit, una volta costituita, deve necessariamente programmare di affiancare una Digital Academy, disegnata per offrire sia percorsi di specializzazione post lauream, sia formazione ai giovani diplomati. Una struttura in grado di rilasciare le attestazioni di competenza oggi richieste dal mercato e dalle nostre imprese che, esprimendo proiezioni e fabbisogni professionali, sono anch’esse chiamate a collaborare alla costruzione di questi percorsi professionali. Ne trarranno grandi benefici assorbendo i nuovi formati, a partire da percorsi di stage e tirocini che auspico vengano sostenuti dalla Regione. In questo processo – sostiene il presidente della Commissione Bilancio del Consiglio regionale –  l’Università Magna Graecia, che Lei rappresenta, è dunque cruciale. La vedo come il soggetto più idoneo a co-gestire con ReDigit questa formazione in un quadro diretto alla creazione di un polo di ingegneria informatica avanzata. Un polo diffuso e dislocato negli edifici dismessi del centro di Catanzaro, dove realizzare laboratori dotati di hardware e software all’avanguardia e vocati all’apprendimento sul campo. Un tipo di formazione che gli inglesi definirebbero market-oriented e entrepreneur-oriented, che guarda al mercato e alla cultura di impresa, capace di sviluppare una mentalità imprenditoriale e unire competenze tecniche e di business».

L’obiettivo

«Il nostro obiettivo – conclude Pietropaolo – deve essere quello di arrivare a un hub digitale: un sistema  a tre gambe costruito su un partenariato tra Regione, Università e imprese dove pubblico e privato collaborano in una logica olistica. Un sistema a regia pubblica, capace di auto-alimentarsi che Regione Calabria, tramite ReDigit, promuove, coordina e sostiene attraverso politiche attive rivolte a formazione, competitività, innovazione, lavoro, accesso al credito e creazione di partenariati strategici di valore. Oltre a rafforzare le competenze del capitale umano e accrescere la produttività, questo meccanismo migliorerebbe l’efficienza della PA, aumenterebbe l’appeal del nostro sistema-regione e incrementerebbe la fiducia delle imprese, innalzando la capacità di attrarre investimenti. In sintesi: più lavoro, opportunità, ricchezza e maggiore qualità dei servizi e della vita dei cittadini. Fornendo all’Università un sostegno alla realizzazione della sua Terza Missione, alle imprese un aiuto a collaborare, a soddisfare il proprio fabbisogno ed a crescere, ai giovani il diritto di scelta. Cioè il diritto di decidere se restare, partire o tornare. Bisogna dimostrare che la Calabria può – e sa – fare sistema e vuole costruire le condizioni affinché i giovani talenti non siano costretti ad emigrare. Questa è la grande opportunità che ci consegna il nuovo paradigma digitale. In questo 2026 ormai alle porte, lavoriamo insieme affinché tutto questo diventi possibile».

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