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Raid sulla villa di Putin, Zelensky: «Nessuna prova»

Kiev smentisce l’attacco, i leader europei chiedono trasparenza

Pubblicato il: 30/12/2025 – 23:09
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Raid sulla villa di Putin, Zelensky: «Nessuna prova»

ROMA Il macigno lanciato da Mosca, con l’accusa a Kiev di aver attaccato la residenza di Vladimir Putin, continua ad agitare le acque del negoziato. I russi «non hanno ancora fornito prove plausibili» del raid, ha denunciato Volodymyr Zelensky con il sostegno dell’Eliseo, che ha parlato di «atto di sfida all’agenda della pace». Il Cremlino invece ha cavalcato l’onda, avvertendo che queste «azioni criminali» sono una pietra tombale sulle trattative. Mostrando di nuovo i muscoli con l’annuncio che i suoi missili Oreshnik, schierati con capacità nucleare in Bielorussia, «sono ora operativi». In questa turbolenza la diplomazia europea, che resta cauta sulle reali intenzioni della Casa Bianca, ha serrato ancora una volta le fila al fianco di Kiev: i leader, inclusa Giorgia Meloni, si sono consultati nuovamente tramite una call, preparando il terreno per una prossima riunione il 6 gennaio in Francia, nell’ambito della Coalizione dei Volenterosi. Il presunto blitz con 91 droni contro la villa di Putin a Valdai, che non ha provocato né feriti né danni, è stato liquidato da Kiev come una «bugia verificabile anche dai nostri partner con le loro tecnologie». Ed effettivamente fonti dell’entourage di Emmanuel Macron hanno fatto sapere che non è emersa «nessuna prova concreta». Al contrario, il Cremlino ha tenuto il punto. Innanzitutto, ha promesso una rappresaglia («i nostri militari sanno come, con cosa e quando rispondere», le parole di Dmitry Peskov), e poi la postura negoziale della Russia si «irrigidirà». Per il ministro degli Esteri Serghiei Lavrov «i negoziati per una soluzione affidabile e duratura alla crisi ucraina non potranno avere successo senza la fine di tutta questa politica criminale» da parte di Kiev. Sul fronte diplomatico i leader europei si sono riuniti in videoconferenza per fare il punto della situazione, con un messaggio rivolto principalmente a Mosca: «Serve trasparenza e onestà da parte di tutti, inclusa la Russia», hanno sottolineato Donald Tusk e Friedrich Merz. Zelensky ha poi annunciato i prossimi passi: sabato in Ucraina si riuniranno i consiglieri della sicurezza nazionale dei Paesi alleati, mentre si sta «pianificando per il 6 gennaio in Francia» un incontro tra i capi di stato e di governo. L’obiettivo è fare passi avanti rispetto ai colloqui di domenica nell’ambito del vertice Trump-Zelensky a Mar-a-Lago. Gli ostacoli non mancano, come è emerso dalla trascrizione dei colloqui tra europei e Zelensky che è filtrata dallo Spiegel. Merz, ad esempio, avrebbe invitato il leader ucraino a non «andare troppo oltre» con le sue richieste. Per non spezzare il filo con la Casa Bianca, che appare più sensibile alle rivendicazioni russe. Sui territori non sembrano esserci passi avanti. Mosca insiste sul Donbass, ma Zelensky ha ribadito che «non possiamo semplicemente andarcene. E’ contro la legge e ci vivono 300.000 persone». Quanto alle garanzie di sicurezza il leader ucraino ha confermato che gli Usa si sono impegnati per 15 anni (anche se Kiev vorrebbe fossero 30-50) ed ha fatto sapere che si è discusso anche della possibile presenza di truppe americane sul terreno. Anche se finora il tycoon ha sempre escluso questa opzione. In attesa di sviluppi, le forze di occupazione continuano a stringere la morsa, guardando minacciosamente anche all’Europa. Sul terreno, hanno conquistato altri villaggi nel Donetsk e Zaporizhzhia, mentre sul fronte nord gli ucraini hanno evacuato 14 insediamenti a causa dei bombardamenti. La spinta dell’Armata ha comunque un costo sempre più elevato in termini di vite umane. Secondo un’analisi della Bbc, negli ultimi dieci mesi le perdite russe sono aumentate più rapidamente che in qualsiasi altro momento dall’inizio dell’invasione nel febbraio 2022: rispetto al 2024, sono stati pubblicati il 40% in più di necrologi di soldati rispetto all’anno precedente. Ed il bilancio complessivo dall’inizio della guerra è stimato in una fascia dai 240mila ai 350mila morti. (Ansa, di Luca Mirone)

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