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Dietro la faida di Stefanaconi la regia dei Mancuso

VIBO VALENTIA Uno scontro brutale che da 30 anni insanguina una delle zone più povere del Vibonese. Un territorio che gli stessi inquirenti definiscono privo di interessi economici rilevanti eppure…

Pubblicato il: 20/11/2012 – 9:04
Dietro la faida di Stefanaconi la regia dei Mancuso

VIBO VALENTIA Uno scontro brutale che da 30 anni insanguina una delle zone più povere del Vibonese. Un territorio che gli stessi inquirenti definiscono privo di interessi economici rilevanti eppure al centro di una delle più violente faide della Calabria. Iniziata alla fine degli anni Ottanta e riesplosa lo scorso anno con immutata crudeltà. Due cosche in guerra senza esclusioni di colpi, in cui anche le donne decidono della vita o della morte dei rivali, sullo sfondo emerge la figura della potente cosca Mancuso. Sarebbe il boss di Limbadi a tenere i fili della tragedia per bloccare le mire indipendentiste dei clan emergenti.  Questa mattina, però, la Dda di Catanzaro insieme ai carabinieri hanno assestato un colpo durissimo alle famiglie in lotta. Tredici fermi già eseguiti, ma le indagini, condotte dal pm Simona Rossi e coordinate dall`aggiunto Giuseppe Borrelli e dal procuratore Vincenzo Antonio Lombardo, riguardano 22 persone. Le indagini, condotte dai carabinieri del nucleo investigativo, con il supporto di analisi informativa del Ros, secondo gli investigatori ha fatto luce sugli omicidi di Michele Mario Fiorillo, commesso a Francica il 16 settembre 2011, di Giuseppe Matina, commesso a Stefanaconi il 20 febbraio 2012, e di Francesco Scrugli, commesso a Vibo il 21 marzo 2012. Inoltre sarebbero stati individuati gli autori dei tentati omicidi compiuti una prima volta ai danni degli stessi Giuseppe Matina (Stefanaconi 27 dicembre 2011) e Francesco Scrugli (Vibo Valentia 11 febbraio 2012), oltre a quello di Francesco Calafati, commesso a Stefanaconi il 21 marzo 2012, di Francesco Nazzareno Meddis, commesso a Stefanaconi il 26 giugno 2012 e di Raffaella Mantella avvenuto nel gennaio 2012. ?I carabinieri hanno sottoposto a fermo Giuseppe Patania, di 32 anni, residente a Stefanaconi; Giuseppina Iacopetta (58), residente a Stefanaconi, vedova di Fortunato Patania, ucciso a Stefanaconi il 18 settembre 2011; Cristian Loielo (22), residente a Gerocarne; Nicola Figliuzzi (22), residente a Gerocarne; Francesco Lo Preiato (26), residente a San Gregorio d`Ippona; Francesco Alessandria (42), residente a Sorianello; Alessandro Bartalotta (21), residente a Stefanaconi; Giovanni Battista Bartalotta (54), residente a Stefanaconi; Giovambattista Bartalotta (32), residente a Stefanaconi; Salvatore Lopreiato (52), residente a Stefanaconi; Mauro Graziano Uras (41), residente a Canino (Viterbo), Vasvi Beluli, di 30 anni, macedone, e
Arben Ibrahimi (27), slavo.
Due gli ex affiliati che hanno collaborato con la giustizia, due giovani Loredana Patania (moglie di una delle vittime Giuseppe Matina) e Daniele Bono. Entrambi si erano rifugiati in Lombardia perché temevano di essere i prossimi obiettivi dei sicari. Paure che si sarebbero concretizzate il 16 settembre scorso, quando, mentre la coppia passeggiava nel paesino della provincia milanese dove si era trasferita, uno scooter aveva iniziato a inseguirli. Da quello scampato pericolo la scelta di collaborare con la giustizia.
A far riesplodere la guerra è stato l`omicidio di Michele Mario Fiorillo, commesso a Francica il 16 settembre 2011. Il giorno successivo la vendetta del clan opposto si concretizza  con l`agguato a Fortunato Patania, già capo dell’omonimo gruppo criminale, ucciso mentre erano in atto i funerali di Fiorillo. I Patania, storicamente vicini alla cosca Mancuso,  da quel momento hanno innescato un’escalation criminale, commettendo una serie di omicidi e tentati omicidi in danno sia di affiliati alla cosca dei “Piscopisani”, sia di soggetti gravitanti su Stefanaconi e storicamente legati alle cosche Bartolotta-Petrolo e ambiziosi di estendere il proprio dominio su tale territorio. Interessanti elementi sull`espansione dei “Piscopisani” sono recentemente emersi dall’indagine “Crimine”. La piccola cosca compare, infatti, alle riunioni con i big della `ndrangheta della zona jonica reggina. Per gli inquirenti il gruppo era finito nell`orbita dell’alleanza mafiosa dichiaratamente insofferente rispetto all’egemonia dei Mancuso sull’intera provincia vibonese, composta dalle cosche Anello – Fruci, Vallelunga – Emanuele, Bonavota e dal gruppo costituito nella città di Vibo Valentia da Andrea Mantella e Francesco Scrugli. Secondo quanto si legge nel provvedimento di fermo, quindi, «la cosca “Mancuso”, avvalendosi della cosca “Patania”, da sempre loro fedele alleata, desiderosa di vendicare il capostipite ucciso, riuscirebbe nell’intento di ridimensionare la cosca dei “Piscopisani”, ad essa avversa». Di contro, da parte dei Mancuso, «verrebbe garantito alla famiglia Patania «l’autorizzazione e l’appoggio necessario per affermarsi come famiglia di riferimento sul territorio di Stefanaconi, eliminando i possibili avversari».

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