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l’intervista

Arnone: «Vogliamo partire dai territori con un criterio di piramide rovesciata»

Le parole del coordinatore regionale di Base Popolare Calabria. «L’obiettivo è costruire insieme una nuova forma-partito»

Pubblicato il: 17/05/2024 – 20:01
Arnone: «Vogliamo partire dai territori con un criterio di piramide rovesciata»

LAMEZIA TERME Vincenzo Arnone è il coordinatore regionale Base Popolare Calabria, una iniziativa originariamente promossa da Giuseppe De Mita, Mario Mauro, Rossella Daverio, Lorenzo Dellai, Dante Monda, Gaetano Quagliariello e Gianmario Spacca che ha preso forma nel corso del 2023 su iniziativa comune di 186 soci fondatori. «Il giovane movimento politico – spiega Arnone – si ispira ai valori che costituiscono la tradizione viva del popolarismo italiano ed europeo, che pongono al centro: la persona, il diritto alla vita, la libertà, la giustizia e la dignità di ogni essere umano, i principi di solidarietà, sussidiarietà e giustizia sociale per un riformismo capace di cambiare in profondità il nostro Paese e l’Europa per dare piena cittadinanza a tutti. L’obiettivo politico è di diventare protagonisti partendo dai territori con un criterio di piramide rovesciata e con una logica orientata alla risoluzione dei problemi».

Qual è lo spirito dei fondatori? E cosa anima il movimento?

«Tra i fondatori c’è chi non accetta più il crescente leaderismo verticale e il dilagante populismo che crea illusioni e nei fatti redistribuisce solo povertà. C’è chi non sopporta più l’avanzata del sovranismo e del centralismo che indebolisce la nostra democrazia. C’è chi non accetta che l’Europa sia in così grave ritardo rispetto agli altri player globali. L’associazione intende superare i modelli centralisti dei partiti dando voce alla più ampia pluralità di soggettività culturali, associative, civiche e politiche che si riconoscono nell’assoluta priorità della persona rispetto alle istituzioni per costruire un progetto accogliente declinato con laicità inclusiva, aperto al dialogo con tutti e ciascuno. In Italia è ormai presente una contrapposizione, forse più strategica che politica, tra una destra in parte liberista, ma che preferisce definirsi liberale e in parte nazionalista, identitaria e con tentazioni securitarie, almeno verso i più deboli, migranti, microcriminalità, ecc.. Destra contrapposta ad una sinistra che sembra più puntare su alcune particolarità come diritti civili, ambientalismo, legalità che diventa giustizialismo, ma che appare in realtà priva di un’idea di società e di politica complessiva. Il centro, a cui molti aspirano in un senso geometrico, sembra affollato di sigle e di capi, ma in realtà è schiacciato dalla polarizzazione».

Come Base Popolare, come vi posizione in questo contesto? Non c’è il rischio di essere l’ennesimo micro partito o micro movimento di centro?

«Siamo qui per costruire insieme una nuova forma-partito, una forma aperta ed a base territoriale. L’intenzione è di provare ad uscire dall’idea di “partiti personali” o di partiti costruiti in vitro e poi calati dall’alto. Siamo convinti del fatto che la gente chieda un nuovo protagonismo per rispondere alle sfide storiche che ci troviamo davanti e quindi ci sarà bisogno di tutti, non solo della politica. Agiremo non sentendoci appendice di nessuno e siamo naturalmente orientati ad una cultura di coalizione secondo l’insegnamento degasperiano».

Come vede la riforma costituzionale, il cosiddetto premierato, che la maggioranza Meloni si appresta a varare?
«Anche su questo ci confronteremo e assumeremo una posizione comune. La questione del premierato sembra partire da esigenze legittime come quello della governabilità, ma ritengo non è in grado di migliorare la capacità di risolvere i problemi riformando le nostre organizzazioni e le nostre istituzioni. A parte le esperienze fuori dal nostro paese, che non danno feedback utili nella direzione di un miglioramento della capacità di governo, l’Italia ha delle sue peculiarità che mal si sposano con l’idea dell’”uomo forte”. Ciò che ha fatto grande l’Italia è stata la capacità di dialogare all’interno di un pluralismo che nessuno può eludere e che è stato capace di far rinascere il nostro Paese dalle tremende condizioni del dopoguerra. I percorsi politici e le soluzioni vanno costruiti insieme perché non esiste soltanto la politica, ma esistono i corpi intermedi e legittimamente anche le piazze».

L’Europa sembra in difficoltà ed in ritardo, in campo economico, in campo strategico sia diplomatico sia militare. Qual è la vostra visione di Europa?
«Affermava De Gasperi “noi vogliamo veramente la pace e, mentre diciamo di volerla, lavoriamo per unire l’Europa”. Questa visione rimane la più realistica, e lo appare ancor di più oggi con le guerre in corso. All’interno di una prospettiva di unità sarà possibile proporre le riforme necessarie delle istituzioni europee, a partire da una vera difesa comune europea che diventi enorme deterrente nei confronti delle rinnovate visioni imperialistiche».

L’Europa è stata finora “governata” dall’asse popolari-socialisti. Ritiene che questa ormai tradizionale alleanza di governo europeo sia oggi a rischio a causa delle ambizioni, in termini di voti, dei partiti nazionalisti e di estrema destra?
«Penso che lo scenario complessivo non si discosterà da quello attuale. Se osserviamo quello che accade anche nelle elezioni degli altri Paesi sembra esserci una frenata rispetto l’avanzamento della destra. In questo scenario sarà importante anche il contributo dell’Italia, sperando che si vada verso un consolidamento del Ppe nell’ottica di migliorarne e riformarne alcune posizioni». (redazione@corrierecal.it)

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