CATANZARO La nuova manovra rischia di stritolare i Comuni, già in forte crisi. Perché «a fronte delle difficoltà amministrative caratterizzate da forti riduzioni dei trasferimenti negli anni precedenti, bisogna riconoscere che un ulteriore taglio di 7,5 miliardi di euro nei prossimi tre anni non sono un onere sopportabile per la finanza locale». Alfredo Iorno, segretario generale della Funzione pubblica della Cgil calabrese, scrive al presidente regionale dell`Anci, Salvatore Perugini, che domani sarà per il direttivo nazionale dell`organo associativo dei Comuni. La sua lettera è piena di preoccupazioni. Innanzitutto, perché gli amministratori si troveranno davanti a un bivio: «O si aumenta l`imposizione fiscale locale, erodendo il potere di acquisto dei salari, o si riducono i servizi per i quali, non venendo meno la domanda, si corre il rischio di dover ricorrere a una privatizzazione». Un disastro sociale, al quale «si aggiunge anche il blocco dei contratti». Pagano sempre gli stessi: lo si leggeva nei commenti negativi alla Finanziaria. E lo ripete Iorno, per il quale «il personale del servizio pubblico rifiuta di essere additato come “fascia privilegiata in tempo di crisi”». Il rischio concreto – che in Calabria è ancora più consistente – è che il modello sociale basato sul welfare imploda. Ma, soprattutto, «non sono credibili misure che non tengono conto del fatto che in Italia vantiamo il primato di ben 200 miliardi di euro tra evasione fiscale e contributiva e si apprende che solo questa estate sul fronte del turismo si è registrata un evasione di ben 13,5 miliardi». Per Iorno è indispensabile che la Calabria alzi la voce: «La nostra regione vivrà in maniera più drammatica e pesante gli effetti della manovra e va rafforzato il coro di tutti coloro che in questi giorni, come Cgil e Anci nella loro comunanza di analisi, manifestano forte e reale dissenso verso la manovra del governo».
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