LAMEZIA TERME Adriano Musi getta la spugna. La logica delle contrapposizioni e dei veti incrociati lo ha convinto a lasciare la guida del Pd calabrese e a tornare a Roma. Proprio lì da dove, il 24 giugno dello scorso anno, era partito alla volta di Lamezia su esplicito mandato di Pier Luigi Bersani. Musi arrivò in Calabria dopo il clamoroso tracollo del Pd alle regionali che incoronarono Peppe Scopelliti governatore. Non è mai stato un rapporto facile quello tra Musi e questa terra. Il commissario regionale ha trovato mille difficoltà sulla sua strada. Tra i casi spinosi va sicuramente ricordato quello rappresentato da Peppe Bova, Agazio Loiero e Nicola Adamo che non hanno voluto aderire al gruppo democrat alla Regione. Quest`ultimo, il 10 settembre dello scorso anno, polemizza direttamente con Musi: «Resto nel Pd – dice – un “Musi di turno” non mi può cacciare». Alla fine Bova e Adamo saranno espulsi, mentre Loiero si iscrive prima al gruppo di “Autonomia e diritti” la formazione politica che aveva fondato negli anni scorsi, e poi si accasa nell`Mpa del governatore siciliano, Raffaele Lombardo.
Intanto Musi affronta il problema dei commissari provinciali e soprattutto a Cosenza scoppiano le grane legate alle imminenti elezioni amministrative, che poi porteranno nella primavera scorsa all`elezione a sindaco di un candidato di centrodestra, mai accaduto nella storia della città calabrese, storica roccaforte del centrosinistra. Sulla sconfitta pesano enormemente le divisioni del Pd che arriva alle urne spaccato in mille rivoli. A Cosenza si aggiungono le sconfitte (messe sì nel conto, ma sempre dolorose) di Catanzaro e Reggio Calabria. È una déblacle, insomma. Completata dalla vittoria del pidiellino Peppe Raffa alla Provincia di Reggio e “addolcita” solo in parte della vittoria a Crotone del sindaco uscente Peppino Vallone.
Musi, comunque, non è soddisfatto e il 6 giugno offre alla direzione nazionale le sue dimissioni. Bersani le respinge e gli dice di andare avanti. L`arrivo in Calabria di Maurizio Migliavacca (coordinatore della segreteria di Bersani) sembra aprire una nuova fase: nel corso di un`assemblea regionale vengono stabilite le date per la celebrazione dei congressi. Ma le polemiche non passano: le regole del tesseramento, le date dei congressi (soprattutto quello regionale) e le candidature per Camera e Senato sono nuovo terreno di scontro. Musi decide che è arrivato il momento di salutare tutti e tutto: «Il mio compito si conclude oggi, consegnando il regolamento per lo svolgimento dei congressi e i nominativi dei presidenti delle commissioni di garanzia provinciali. Un mandato che cessa oggi per non vanificare quell`unità di intenti registratasi per realizzare i congressi». Il commiato del commissario è un vero e proprio j`accuse nei confronti dei colonnelli calabresi: «Se l`impedimento al pieno dispiegarsi delle libertà di scelta degli iscritti è il commissario; se l`impedimento alle libere primarie per la scelta dei candidati nazionali è il commissario; se l`impedimento a migliori risultati per il Pd calabrese, in armonia con quanto già seminato nelle elezioni regionali 2010, è il commissario; se l`impedimento al pieno realizzarsi della democrazia nel partito, senza personalismi e litigi da comari, è il commissario; se l`alfa e l`omega di tutti i problemi calabresi è il commissario, allora il commissario, nell`interesse dei calabresi, se ne va. Un commissario – aggiunge -, orgogliosamente ciociaro, che vuole smentire i facili profeti, i quali, descrivendo il commissariamento, lo definirono “l`unico a guadagnarci”. Il commissario crede che gli unici a doverci guadagnare dovrebbero essere i calabresi e la Calabria e mi auguro che questo possa realizzarsi. Il commmissario – conclude Musi -, se ne va per l`unità del partito; se ne va per farlo vincere. Se ne va, ma, calabresi fatevi sentire con il vostro “mo basta”».
In queste ultime ore si sta facendo strada l`ipotesi che a largo del Nazareno, Bersani e soci, possano procedere alla nomina di un coordinamento politico (rappresentativo di tutte le correnti interne) chiamato a sostuire Musi e traghettare il partito verso la celebrazione di tutti i congressi territoriali.
LE REAZIONI Non si sono fatte attendere le reazioni all`interno del partito. Tra i primi a parlare c`è stata la parlamentare Doris Lo Moro che ha definito «pessima» la notizia delle dimissioni di Musi. «Era giusto e urgente – commenta ancora l`ex assessore regionale alla Sanità – porre fine al commissariamento e riconsegnare il partito ad organismi democraticamente eletti. Era questo, del resto, l`obiettivo che si stava perseguendo. L`interruzione di tale percorso – aggiunge – è grave perché disvela scenari inquietanti e guerre di posizione tra oligarchie, calabresi e non, che vogliono impedire quello che, a parole, tutti invochiamo: un rinnovamento autentico. La lettera di alcuni eletti e dirigenti prima, l`auto convocazione di una riunione dopo andavano nella stessa direzione: sconfessare il commissario e proporre improbabili leadership endogene per garantire che tutto potesse tornare come prima. Ho fiducia che il segretario nazionale intervenga nella vicenda e crei le condizioni per una pausa di riflessione che consenta di concludere il lavoro svolto e garantire un`unità autentica al partito calabrese».
Ancora più dura Fernanda Gigliotti, rappresentante del gruppo “25 Aprile” e che si rifà alle posizioni del senatore Ignazio Marino: «Basta ai lettiani che ci tirano per la giacchetta, ai fioroniani che si imboscano, ai veltroniani di tutti le stagioni, agli opportunisti franceschiniani, ai bindiani di circostanza, ai bersaniani di convenienza. Basta a tutti coloro che oggi vogliono “accappottare” di nuovo il Pd calabrese solo e soltanto per accaparrarsi le candidature di Camera e Senato. Bersani assuma direttamente ed immediatamente una parola chiara su questa vicenda, perché dopo avere annullato la sua venuta in questa regione e alla vigilia della celebrazione dei congressi, deve dire una parola chiara e definitiva su cosa vuole fare in Calabria».
E «preoccupato» per questa situazione si mostra pure Demetrio Battaglia, consigliere regionale dei democrat, secondo il quale le dimissioni di Musi «non risolvono nessun problema». Battaglia fa appello alla direzione nazionale del partito affinché «fissi subito la data dei congressi e in particolare di quello regionale». «C`è il rischio – prosegue – che la Calabria resti senza voce e quindi terreno di conquista di potentati vari che guardano a questa terra per trovare spazi parlamentari al di là di ogni confronto con la popolazione calabrese. Spetta alla direzione nazionale indicare un`alta personalità di riconosciuto spessore politico e culturale e al di sopra dei gruppi che si fronteggiano in Calabria, che sia garanzia di questo processo e della sua trasparenza».
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