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I debiti della fondazione Terina sono pagati dai calabresi

La fondazione Terina, ente in house della Regione Calabria, da circa tre anni non paga i contributi previdenziali dei propri dipendenti, che sono una cinquantina circa. Come si tirano fuori da questa…

Pubblicato il: 04/01/2012 – 19:48
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I debiti della fondazione Terina  sono pagati dai calabresi

La fondazione Terina, ente in house della Regione Calabria, da circa tre anni non paga i contributi previdenziali dei propri dipendenti, che sono una cinquantina circa. Come si tirano fuori da questa situazione la Terina e i suoi dirigenti? Facile: basta che la maggioranza del consiglio regionale della Calabria con il bilancio 2012 stanzi, come ha fatto in sede di approvazione, oltre tre milioni di euro. Pendenze e arretrati sanati, chi s’è visto s’è visto e la Terina improvvisamente diventa virtuosa, risulta in regola e perfino a posto con il Durc, cioè il documento che attesta la regolarità dei versamenti contributivi. Ovviamente, il tutto è avvenuto senza alcuna discussione, senza uno straccio d’analisi sui motivi che hanno creato il buco-voragine, senza una parola su come evitarne la ripetizione in futuro, soprattutto in assenza di un progetto strategico per l’avvenire. In più, e per fare peggio, con la stessa approvazione del Bilancio sono stati rifinanziati, sempre a favore della Terina, contratti di “fitto” per circa mezzo milione di euro. Una decisione su cui sarà indispensabile un chiarimento. La filosofia che sta dietro interventi come questo ricalca la politica fallimentare di quaranta anni di regionalismo che ha in modo sistematico legittimato e tollerato sprechi insopportabili in cambio di uno sfrenato clientelismo che ha impedito lo sviluppo e la modernizzazione della Calabria. Qualsiasi tipo di barbarie economica la politica lo digerisce e lo risolve. Sanno tutti che alla fine qualcuno pagherà, ma intanto i clientes sono accontentati e si va avanti. È irresponsabile una classe politica che non si rende conto che procrastinare questa strategia nel contesto dell’attuale crisi economica significa preparare altre tragedie. Mi chiedo: alle piccole imprese private chi paga il Durc? Eppure ci sono imprese che non riescono a pagare i contributi perché non ricevono le somme che avanzano dagli enti pubblici per i quali hanno lavorato. L’ufficio studi Confartigianato di Mestre dimostra che in Calabria soprattutto (tanto per fare un solo esempio) nel settore della sanità le aziende devono oltre 900 giorni, cioè più o meno tre anni, per incassare i soldi che devono avere. Quale segnale viene lanciato alla Calabria che lavora, che trova le porte delle banche sbarrate e affronta il futuro con angoscia, se in consiglio regionale, facendo alzare la mano ai propri consiglieri, si azzerano con un emendamento le difficoltà e i vuoti di bilancio delle imprese che sono pubbliche senza neanche cercare di capire come quello sfacelo finanziario è stato prodotto?
*Consigliere regionale Pd

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