L`Ance Reggio e il protocollo che tutela solo il Comune
Il sottoscritto Vito Locicero, amministratore e legale rappresentante dell’Impresa “Impianti e Costruzioni s.r.l.”, e della “Gallico s.r.l.” correnti in Villa San Giovanni (Rc), via Umberto Zanotti B…

Il sottoscritto Vito Locicero, amministratore e legale rappresentante dell’Impresa “Impianti e Costruzioni s.r.l.”, e della “Gallico s.r.l.” correnti in Villa San Giovanni (Rc), via Umberto Zanotti Bianco n. 33, ha letto il recente articolo apparso su alcuni giornali locali, sul cosiddetto “armistizio” che si dice raggiunto e sottoscritto tra il Comune di Reggio Calabria e la sezione provinciale Ance, circa l’estinzione della situazione debitoria maturata in favore delle imprese da parte dell’ente sino al 31 dicembre 2010, mediante un protocollo di intesa autorizzato dalla giunta comunale con deliberazione del 30.12.2011, n. 301, su proposta dell’assessore al Bilancio, Demetrio Berna.
Ribadendo quanto già evidenziato in alcuni miei precedenti interventi pubblicati dalla stampa locale, torno a ripetere ancor qui che, in realtà, il suddetto protocollo di intesa che si dice raggiunto «dopo una lunga attività di monitoraggio e ricognizione posta in essere dall’amministrazione comunale sullo stato di attuazione dei programmi», in realtà sembra tutelare esclusivamente gli interessi del Comune, esentandolo da ulteriori procedure giudiziarie, nonché da aggravi di interessi e spese legali (all’evidente scopo di scansare, per quanto possibile, attribuzioni di responsabilità amministrative, o addirittura soggettive, da parte della Corte dei Conti e delle altre superiori Autorità di controllo). Va infatti detto ancor qui che le linee di intesa raggiunte di concerto fra il Comune e la sezione provinciale dell’Ance, a ben guardare, non fanno altro che affermare l’obbligo di “certificazione” dei crediti in favore degli appaltatori (già da tempo regolamentato e reso obbligatorio da apposita disposizione normativa, promulgata da ultimo dalla legge n. 122/2010) e diluire notevolmente e ancor più nel tempo i pagamenti di detti crediti, con rinuncia da parte delle imprese ad ogni procedura giudiziale o stragiudiziale, senza aggravi di spese per l’ente comunale ed escludendo dall’ambito delle certificazioni tutte le posizioni creditorie relative a interessi, spese, o altri accessori. Il tutto, senza alcuna reale garanzia circa l’osservanza dei nuovi termini di pagamento pattuiti (e a riprova di tanto, basta osservare che la prima tranche di pagamenti che, secondo quanto si era inizialmente prospettato, avrebbe dovuto aver luogo entro il 10 gennaio 2012, col versamento del 15% della quota capitale, in realtà è ancora di là da venire e non si sa quando avverrà in concreto).
In compenso, nessuno sino a questo momento si è preso la briga di chiarire pubblicamente che fine abbiano fatto i finanziamenti a suo tempo assentiti ed erogati dai vari enti finanziatori per l’esecuzione degli appalti affidati dal Comune e fatti realizzare, senza poi essere in grado di pagare le imprese esecutrici alle rate e alle scadenze contrattualmente pattuite. E ad avviso dello scrivente, è facile capire il perché di tale mancata chiarificazione, potendo esservi al riguardo una sola spiegazione possibile; e cioè che l’ente e i suoi amministratori hanno dirottato e utilizzato diversamente i finanziamenti in parola, commettendo un evidente abuso autoritativo del tutto illegittimo e che, nella realtà dei fatti, sta alla base della abnorme crisi di liquidità denunciata dall’ente nei confronti delle imprese appaltatrici. Inoltre, non si riesce a comprendere perché le procedure del cosiddetto “armistizio” debbano riguardare soltanto la situazione debitoria pregressa maturata sino al 31 dicembre 2010, anziché estendersi, come sarebbe stato più logico ed equo, sino all’attualità.
Il sottoscritto, pertanto, è sempre più convinto che l’accordo raggiunto sia destinato a favorire gli interessi dell’ente comunale anziché quello degli appaltatori; e per tali ragioni ha anche dimesso la propria impresa dall’Ance.