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Stop alla creazione di nuovi impianti di incenerimento

È risaputo che l’obiettivo della gestione dei rifiuti, almeno per ciò che riguarda quelli urbani, è di annullare o ridurre al minimo l’impatto ambientale e sanitario, cercando dove le condizioni lo c…

Pubblicato il: 16/02/2012 – 12:12
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Stop alla creazione di nuovi impianti di incenerimento

È risaputo che l’obiettivo della gestione dei rifiuti, almeno per ciò che riguarda quelli urbani, è di annullare o ridurre al minimo l’impatto ambientale e sanitario, cercando dove le condizioni lo consentono, di diminuire la produzione e di recuperarne risorse in termini energetici. La produzione dei rifiuti però si inquadra come un esempio tipico di problema che scaturisce dall’interazione tra il sistema sociale e il sistema umano. Per la sua soluzione sarebbe opportuna la messa in campo di strategie e meccanismi capaci di assicurare sia una produzione che un consumo sostenibili. In Italia, negli ultimi anni tra alti e bassi, gli amministratori locali e i governi nazionali hanno cercato di implementare politiche tese a ridurre, riusare, riciclare, costretti, anche dalle direttive comunitarie, ad adeguare i processi produttivi al riutilizzo delle risorse e della loro conservazione a garanzia di stili di vita adeguati. Analizzando il ciclo dei rifiuti è sulla prima fase che bisogna porre l’attenzione: quella che riguarda la raccolta e il trasporto. Dalla raccolta differenziata si può avere il recupero dei materiali (riciclaggio) e il recupero della frazione organica (compostaggio), mentre dalla raccolta non differenziata si può ottenere il recupero di energia. Sono i rifiuti non differenziati che sono difficili da trattare e al momento le strade seguite sono: i trattamenti a freddo, i trattamenti a caldo e il conferimento diretto in discarica. Quest’ultimo è stato quello prevalentemente usato, i casi di Napoli e Roma venuti alla ribalta nazionale negli ultimi tempi sono cattivi esempi sicuramente da evitare perché rendono più debole il sistema sociale e pongono seri interrogativi sulla tenuta della democrazia ambientale. L’alternativa praticata finora riguarda i trattamenti termici e tra i possibili processi si sfrutta l’incenerimento, il cui processo tecnologico consente anche di dare vita alla produzione di energia. L’incenerimento dei rifiuti comporta però emissioni di microinquinanti nell’aria, nell’acqua e nel terreno con gravi danni alla salute. Il Parlamento europeo e il Consiglio impongono rigorose condizioni di esercizio per gli impianti di incenerimento individuando i valori limite ai metalli pesanti (in particolare all’arsenico, al cromo esavalente, al piombo e al nichel), alle diossine, ai furani e ai composti cloro-organici, ai composti aromatici policiclici, al monossido di carbonio, al carbonio organico totale (Cot) e a numerosi altri ossidi acidi e basici. Per non parlare poi dei residui di tale processo, che costituiscono il 30% del rifiuto in ingresso, di cui, ogni volta, bisogna stabilire le caratteristiche chimico-fisiche e il relativo potenziale inquinante. Il rendimento di un inceneritore, la cui azione, lo ribadiamo, è di smaltire il rifiuto prima di produrre energia, è, però, a detta degli esperti, inferiore al rendimento di qualsiasi altra centrale elettrica tradizionale, anche perché l’intero ciclo del rifiuto, dalla raccolta allo smaltimento delle ceneri, consuma molto di più rispetto alla valorizzazione del rifiuto con il suo riuso. Oggi la maggior parte degli inceneritori è dislocata nel Centro-nord. Al Sud sono presenti sette impianti di cui uno in Calabria. Da un po’ di tempo alcuni Paesi europei hanno iniziato a dismettere i loro impianti di incenerimento a favore di prevenzione e raccolta differenziata, tornando così a considerare il riutilizzo, questo perché sono ormai numerosi gli studi clinici che hanno riscontrato un’elevata concentrazione degli indicatori di esposizione, un aumento dei casi di tumori a diversi organi, effetti sul sistema respiratorio, malformazioni genetiche. Gli inceneritori insomma sono pericolosi per la salute dell’uomo e dell’ambiente, e il miglioramento del processo tecnologico non può far scomparire i microinquinanti così come gli scarti non possono non essere una fonte di pericolo per i terreni e le falde acquifere. Per non parlare delle azioni di spesa, controllo e monitoraggio a cui sono sottoposti per legge per verificarne le ricadute negative sulla popolazione che vive a ridosso degli impianti. Noi di SudAlterno non condividiamo perciò la posizione di quanti nel nostro territorio in questi ultimi tempi sono convinti che la combustione dei rifiuti sia il male minore, perché, comunque, nel suo insieme l`impatto non è nullo, mentre con una corretta gestione, che punti innanzitutto a prevenirne la produzione e a valorizzarne il riciclo, si può finalmente eliminare il ricorso al trasporto in discarica e l’abbandono progressivo dei termovalorizzatori, soprattutto lontani dai centri abitati, in linea con le indicazioni dell`Unione europea. La riduzione alla fonte e il recupero, coinvolgendo la cittadinanza e le piccole e medie imprese, una tariffazione chiara e precisa dei rifiuti, impianti di incenerimento (quelli già esistenti) che trattano solo una quota residuale del sistema di raccolta differenziata e il riciclaggio, sono gli obiettivi sani e intelligenti di una vera politica ambientale al servizio del territorio e del cittadino. In conclusione SudAlterno è per lo stop alla creazione di nuovi impianti di incenerimento, il vero ostacolo a una seria raccolta differenziata, e si impegna per quelle politiche che promuovono la sostenibilità: educare i cittadini ma soprattutto le imprese a ripensare diversamente le modalità di produzione delle merci.

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