Reggio, "Ceralacca" e l`eroismo della Blefari

Restituirle la guida della Stazione unica appaltante della Provincia di Reggio Calabria. E magari il presidente Giuseppe Raffa dovrebbe assegnare anche un encomio alla dirigente Maria Grazia Blefari che, nei mesi scorsi, è stata trasferita ad altro incarico.
Non ne può fare a meno dopo aver letto l`ordinanza di custodia cautelare dell`operazione “Ceralacca” che, la settimana scorsa, ha portato all`arresto di otto persone tra cui tre funzionari della Sorical e un dipendente di Palazzo Foti. In sostanza, la guardia di finanza ha fatto luce sui retroscena di alcune gare d`appalto, indette dalla Provincia, che si erano accaparrate sempre gli stessi imprenditori, i Bagalà, i quali, grazie alla complicità di un dipendente dell`Ente, avrebbero avuto accesso alla cassaforte dove erano conservate le offerte delle varie ditte che partecipavano ai bandi. Dopo avere rimosso la ceralacca sulla busta, gli imprenditori arrestati controllavano le offerte degli altri e inserivano la propria che risultava quindi la migliore. Poi richiudevano la busta e la sistemavano al suo posto in cassaforte.
Come scrive il gip che ha firmato l`ordinanza di custodia cautelare l`incipit dell`inchiesta è stata «l`ammirevole tenacia con la quale un funzionario fedele: la dottoressa Blefari, dirigente della Stazione Unica Appaltante, è riuscita a far emerge una situazione di materiale manomissione delle gare».
Tutto è iniziato quando la dirigente Blefari ha rinvenuto sul divano dell`ufficio, e non in cassaforte, una delle buste relative alla gara d`appalto per il consolidamento ed il risanamento di un`area a rischio indetta dal Comune di Placanica. In seguito a un ulteriore controllo, le altre buste avevano presentato «delle anomalie fisiche, costituenti forti segnali di spia del materiale intervento intervenuto sulle proposte chiuse e sigillate raccolte per le gare».
Anomalie che sono state riscontrate da una prima indagine interna alla Suap e che sono state denunciate dalla dottoressa Blefari ai militari della guardia di finanza dopo aver sospeso la gara d`appalto.
Ascoltando le intercettazioni telefoniche emerge che la dirigente della Stazione unica appaltante non era gradita a Giuseppe Bagalà, uno degli arrestati, che si era rivolto al consigliere provinciale Raffaele D`Agostino (indicato come «referente politico dei Bagalà, quale latore delle loro esigenze e dei loro interessi in seno all`assemblea provinciale»).
Quest`ultimo, ascoltando le lamentele dell`imprenditore, aveva  affermato: «Questa qua si deve in qualche maniera richiamare». «Questa vuole essere cacciata» era stata la replica di Bagalà che tentava di ottenere per via politica il ridimensionamento della dirigente.
L`imprenditore, infatti, aveva chiesto al consigliere provinciale di «intercedere presso il “presidente” (Raffa, ndr) affinché possa impedire alla dottoressa Blefari di danneggiare i loro interessi».
La dirigente della Suap è andata avanti per la sua strada denunciando e collaborando con gli inquirenti che hanno coordinato l`inchiesta “Ceralacca”. Senza il suo «incipit» gli appalti truccati alla Provincia sarebbero rimasti tali.
Un encomio, da parte del presidente Raffa, è il minimo riconoscimento a un dirigente onesto che, invece, a gennaio è stato trasferito al settore Istruzione, università e ricerca. Dopo le denunce alla guardia di finanza e a pochi mesi dall`operazione “Ceralacca”.
A proposito, l’Ance di Reggio Calabria (Associazione di costruttori edili)  ha invitato «l`amministrazione provinciale a rendere note le motivazioni della scelta di non confermare nell’incarico di dirigente della Suap la dottoressa Blefari».