Movimento e annunci surreali contro la precarietà
COSENZA L’impatto emotivo del flash mob e la sua forte teatralità sono stati gli strumenti attraverso i quali la precarietà del lavoro e l’insostenibilità di un`esistenza sospesa hanno fatto irruzion…

COSENZA L’impatto emotivo del flash mob e la sua forte teatralità sono stati gli strumenti attraverso i quali la precarietà del lavoro e l’insostenibilità di un`esistenza sospesa hanno fatto irruzione nel salotto buono della città. Piazza Undici Settembre, già invasa dagli stand dei Grillini e della Croce rossa, oltre che dagli sbandieratori di Dipignano, è stata alla fine conquistata dal movimento “Oltre il Labirinto”, che dopo essere cresciuto in Rete si è dato appuntamento per una manifestazione non virtuale. Un flash mob accuratamente preparato, strutturato in più fasi. Quello di maggiore effetto è stato probabilmente la parte in cui si è data lettura di alcuni annunci di lavoro, mentre i partecipanti restavano immobili. Annunci che sembravano surreali, per la loro formulazione e che tuttavia erano del tutto realistici, perché davvero coerenti con la realtà di chi cerca lavoro. Perfetta padronanza delle lingue, accurata capacità di gestire sistemi informatici sofisticati, esperienza nella scrittura giornalistica e nelle pubbliche relazioni e ovviamente lauree e specializzazione, contro contratti che definire effimeri è un eufemismo, con proposte di retribuzione relegate alla promessa di una eventuale assunzione o al massimo al rimborso di spese e buoni pasto. Un labirinto, appunto, di miserabilità in cui è rimasta imprigionata una intera generazione o forse anche di più, giovani impigliati dentro una condizione di precarietà professionale che è diventata esistenziale e che oggi a Cosenza è emersa per la prima volta con la forza di un dibattito politico, accompagnato dalla forza appariscente del flash mob. I protagonisti di Oil (Oltre il Labirinto) oggi hanno trovato la loro piazza non virtuale, ma da subito torneranno nella Rete, perché adesso occorre sperimentare le vie per una contaminazione diffusa e una riflessione meno urgente e più sistematica sul precariato nella nostra città, su certi “prenditori-predatori” che derubano intelligenze e saccheggiano capacità diffuse tra i giovani. Il buon successo dell’evento promette un seguito, per trasformare l’emotività in analisi sociale, in iniziative di più lungo respiro, azione politica, cercanrdo interlocutori e controparti. Così la promessa di cambiare la musica potrà trasformarsi in una danza plurale e davvero liberatoria, come quella che ha chiuso l’evento.