Reggio, il questore si presenta
REGGIO CALABRIA Un ritorno al passato per Guido Longo, il nuovo questore di Reggio Calabria che si è insediato oggi prendendo il posto del neo prefetto Carmelo Casabona. Un ritorno al passato ma con…

REGGIO CALABRIA Un ritorno al passato per Guido Longo, il nuovo questore di Reggio Calabria che si è insediato oggi prendendo il posto del neo prefetto Carmelo Casabona. Un ritorno al passato ma con maggiore esperienza. È lui stesso a raccontarlo nel corso della conferenza stampa di presentazione tenuta nella sala “Nicola Calipari” della questura. «Sono stato qui negli anni che furono. – ha esordito Longo – Spero di reinserirmi. Sono contento perché ho lavorato negli anni migliori della mia vita. Sono andato via alla fine della seconda guerra di mafia. All`epoca le cosche di `ndrangheta erano agguerrite. Allora mi sono trovato bene a livello professionale. Poi sono andato a Palermo dove mi sono trovato nel momento topico delle indagini sulle stragi di Capaci e via d`Amelio. Sono, quindi, andato alla Dia, a Roma, e poi a Caserta dove ho indagato sulla strage di Castelvolturno». Il nuovo questore ha sottolineato, inoltre, che mentre altrove ha trovato questure da ricostruire, a Reggio c`è una situazione sotto controllo. «Proprio per questo – ha aggiunto – dobbiamo mantenere il trend. Non mi piacciono i proclami sulle nostre attività. Alla fine faremo i bilanci e mi valuterete. Non è mio costume privilegiare un settore anziché un altro. Bisogna catturare i latitanti, sconfiggere le organizzazioni mafiose e aggredire i loro patrimoni con i sequestri. In Campania si sta puntando molto sul reimpiego dei cespiti confiscati che significa dare una segnale alle cosche e allo stesso tempo realizzare posti di lavoro per i giovani. Ancora devo prendere contatti con il mondo dell`associazionismo. Speriamo di fare bene anche qui». Una persona concreta, un investigatore più che un questore. La sensazione che ha dato è quella di uomo delle istituzioni vicino alla gente: «Credo molto nel rapporto con gli studenti. Bisogna parlare del fenomeno mafioso perché così si inculca una mentalità nuova. Il silenzio serve solo alla `ndrangheta».