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Gli "spifferi" contro Gratteri

Ancora c’è il massimo riserbo sul nome. Si sa, però, che il pentito che ha svelato il progetto di attentato nei confronti del procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, è originario de…

Pubblicato il: 14/06/2012 – 15:05
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Gli "spifferi" contro Gratteri

Ancora c’è il massimo riserbo sul nome. Si sa, però, che il pentito che ha svelato il progetto di attentato nei confronti del procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, è originario della Piana di Gioia Tauro e negli ultimi anni ha avuto qualche problema con il programma di protezione.
Interrogato dal colonnello Stefano Russo su disposizione del procuratore aggiunto Michele Prestipino, il pentito avrebbe riferito circa alcune voci sentite durante l’ora d’aria all’interno del carcere in cui è detenuto.
In particolare, stando a quanto appreso dai carabinieri, la ‘ndrangheta avrebbe già fatto arrivare in provincia di Reggio Calabria 16 chili di esplosivo al plastico per far saltare in aria il magistrato Gratteri, considerato la “bestia nera” delle cosche della Locride.
Del caso se ne sta occupando la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, competente sulle indagini in cui i magistrati reggini sono parte offesa.
Confermata, inoltre, la riunione del Comitato per l`ordine e la sicurezza pubblica che, nei giorni scorsi, ha affrontato il problema dei livelli di protezione del procuratore aggiunto. Infondata, invece, la notizia di un aumento della scorta. Gratteri da anni è uno dei magistrati più esposti. Non è la prima volta che le inchieste della Dda dimostrano la volontà della ‘ndrangheta di colpirlo. Vive a Gerace in una villa blindata e controllata giorno e notte dagli agenti del commissariato di Siderno. Si muove con due macchine: quella blindata del ministero della giustizia e che, come è noto, guida personalmente il magistrato, e una seconda auto della scorta.
Il rischio di un attentato in grande stile riguarda non solo Gratteri ma anche i suoi angeli custodi che lo accompagnano da vent’anni. Agenti di scorta che, sulla carta, si spostano con l’auto blindata. In realtà, però, quella vettura è perennemente in assistenza per cui, i quattro uomini di scorta di Gratteri sono costretti, da mesi, a muoversi con una “normale” auto di servizio.

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