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Idv presenta un progetto di legge per il software libero

RENDE Rendere fruibile il sapere, soprattutto in termini di software, perché dall’accesso libero alle forme più sofisticare di saperi può venire anche un nuovo modello di sviluppo. Il rapporto con i…

Pubblicato il: 25/07/2012 – 15:18
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Idv presenta un progetto di legge per il software libero

RENDE Rendere fruibile il sapere, soprattutto in termini di software, perché dall’accesso libero alle forme più sofisticare di saperi può venire anche un nuovo modello di sviluppo. Il rapporto con i saperi, la partecipazione democratica, la politica e l’economia sono stati al centro di un dibattito che ha preso le mosse dalla proposta di legge, davvero innovativa, presentata dal gruppo regionale di Italia dei valori. La legge, il cui primo firmatario è il capogruppo di Idv Emilio De Masi, prevede che le pubbliche amministrazioni usufruiscano non più del software proprietario, ma di quello libero.
L’utilizzo del software libero non è solo una questione di principio, legata all’accessibilità democratica, ma anche di opportunità per le piccole imprese e le economie locali come quella calabrese. I risvolti sociali, economici e perfino etici sono stati spiegati da alcuni docenti dell’Unical, chiamati attorno a un tavolo da Vincenzo Bruno, dell’Hacklab, e pur affrontando la questione da punti di vista specifici e diversi, hanno tutti rilevato come il punto di massima rilevanza, in una società massimamente fondata sulla conoscenza, sia l’accesso diffuso al sapere. Per il sociologo da Giap Parini, il sapere si deve declinare in tutte le sue forme, mettendo accanto gli scienziati ai filosofi, come accade presso la Royal Society inglese. In realtà il docente ha capovolto il paradigma per il quale questo è il tempo della conoscenza, affermando provocatoriamente che probabilmente è il contrario, dunque il tempo delle cose segrete. In termini di software la differenza è nel controllo, oltre che nell’accesso, aspetti che mutano di senso l’aspetto  stesso della società. Quella che possiamo definire l’ideologia dell’Open source, quale risorsa aperta e dunque fruibile da chiunque, è stata spiegata da Riccardo Barberi. L’open source rappresenta una nuova maniera di concepire il mercato, non negandolo, ma imprimendo a esso un diverso dinamismo. Infatti il software libero non è esattamente gratis, ma consente di accedere e fruire pagando i servizi e non più il prodotto. Una logica del resto assai più razionale in un mercato dove i software hanno una vita media molto breve, diventando presto obsoleti. Queste dinamiche, che se ben utilizzate potrebbero portare benefici alle economie locali, sono state al centro delle parole di Domenico Talia, che ha portato diversi esempi virtuosi di formazione di giovani laureati all’uso di software liberi, con importanti riscontri da punto di vista anche occupazionale. L’approvazione della legge sull’uso nelle pubbliche amministrazione dei software free sarebbe una sorta di rivoluzione, e infatti Mimmo Talarico non ha perso l’occasione per svelarne le potenzialità, che vanno ben oltre i benefici propriamente economici. Intanto, col parlare di proprietà e partecipazione, diritti al sapere e accesso alla conoscenza, la politica ha ripreso certe tematiche che parevano lasciate per sempre. E questo pare già un risultato non piccolo.

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