Medicina a Cosenza: il campanilismo è duro a morire
La polemica nata e alimentata sulla stampa dopo la notizia dei due corsi di formazione sanitaria che si terranno a Cosenza, sulla base di un protocollo firmato con l’università La Sapienza di Roma, c…

La polemica nata e alimentata sulla stampa dopo la notizia dei due corsi di formazione sanitaria che si terranno a Cosenza, sulla base di un protocollo firmato con l’università La Sapienza di Roma, ci fa tornare indietro di molti anni, nel medio-evo calabrese, a sub-culture campanilistiche che non hanno mai portato bene alla Calabria e ai calabresi.
Nelle guerre di campanile, anche se si trattò di evento politico ben più complesso per i suoi aspetti eversivi alla storia è consegnata quella “per Reggio capoluogo”. C’era ben altro sotto ma la causa scatenante e apparente fu l’assegnazione a Catanzaro del titolo di capoluogo di regione.
Oggi abbiamo tutti rimosso il ricordo di quelle luttuose giornate ma non dobbiamo dimenticare di quali perverse pulsioni si alimenta il campanilismo e le forme che assume.
Ovviamente non c’è alcun parallelismo fra i fatti di Reggio di oltre 40 anni fa e le lagnose proteste che arrivano da Catanzaro. Siamo, però, in presenza di un rigurgito di quella sub-cultura da campanile, viscerale e ottusa, alimentata con calcolo da menti raffinate che con i campanili e le logiche di campanile hanno costruito carriere politiche diversamente impossibili.
Con i due corsi di formazione universitaria che si terranno a Cosenza si è svegliata la sub-cultura non solo politica ma soprattutto elettorale e clientelare delle 3 Calabrie, quelle che hanno trovato sintesi soltanto sugli aerei in partenza da Lamezia ma non nelle sedi istituzionali della Regione, consiglio e giunta.
Si provi a considerare con quale orizzonte operativo si sono espressi, nel ruolo di consiglieri regionali, gli eletti nelle 3 (oggi 5) province. Si faccia mente locale alle presenze istituzionali di tanti assessori sull’intero territorio regionale, là dove il raggio della loro azione istituzionale va quasi a coincidere con il collegio e feudo elettorale. ll discorso non cambia, se non con qualche irrilevante eccezione, se si passa dai consiglieri regionali ai parlamentari. È l’appartenenza elettorale ad un dato territorio a prevalere sulla rappresentanza di interessi collettivi.
Questo spiega perché quando c’è un insediamento da fare culturale, economico o istituzionale, scatta il riflesso plavoniano del campanilismo.
È accaduto quando si è profilata la possibilità di istituire a Cosenza una sede di Corte d’Appello, si ripete la farsa, con performance più penose, ora che La Sapienza ha deciso di tenere i due corsi di formazione a Cosenza.
A dimenarsi più degli altri c’è un parlamentare di lungo corso che ha ben 7-8 legislature consumate in parlamento.
E’ un dinosauro politico formatosi alla grande scuola della “balena bianca” che del campanilismo, come del clientelismo e del familismo, si è sempre saputa nutrire
Se si considera come hanno interpretato il “potere”, mettendolo al servizio della Calabria, uomini come Mancini, Misasi, Principe e persino Pucci e Antoniozzi, si coglie con immediatezza la modestia degli altri, unitamente alla loro comprovata incapacità.
Tassone si sta dimenando scompostamente perché i due corsi di formazione universitaria che si terranno a Cosenza indeboliscono, a suo dire, o vanno a mutilare l’immagine della facoltà di medicina di Catanzaro. Come se, moltiplicando i poli della scienza e della conoscenza, fatta salva la qualità, le popolazioni, le città, la classe dirigente di una regione ne ricevesse danno.
Calcoli bottegai alla vigilia di una campagna elettorale che per qualche dinosauro annuncia il pensionamento anche se c’è la prole già posizionata a subentrare.
Ma per restare ai fatti ed ai comportamenti e, a voler prendere sul serio Mario Tassone per le sue preoccupazioni sulla facoltà di medicina esposta al vulnus della deminutio, perché non rivolge il suo ardore politico e campanilistico alle sorti della Fondazione Campanella che doveva diventare polo oncologico per il meridione?
A parte le implicazioni di carattere elettoralistico, cosa valgono due corsi, sia pure di formazione universitaria, per infermieri e tutori dellì’ambiente a fronte del polo oncologico mancato e della ricerca scientifica mai partita, a parte i topolini?
Cosenza vanta una storia della sua medicina prestigiosa e riconosciuta a livello nazionale. Poi ci ha pensato la politica e le fameliche clientele al seguito, con manager e primari di nomina partitica, a ridurre le sue strutture nelle condizioni in cui versano oggi.
Il limite di questi politici è quello di non avere il senso della collettività come superamento degli egoismi soggettivi, siano essi personali o elettorali. E’ questa la differenza fra chi aspira a servire la collettività al di là dei campanili e delle 3 Calabrie (oggi 5) e chi aspira a servire il proprio elettorato, ieri con la creazione degli uffici postali, la luce e l’acqua nelle campagne ed oggi con i corsi di formazione universitaria. Un qualche passo avanti, non v’è dubbio, si è fatto.
*Rappresentante del Pse nel consiglio comunale di Cosenza