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Rappoccio resta in carcere

REGGIO CALABRIA Antonio Rappoccio resta in carcere. Il Tribunale del Riesame ha confermato la misura cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari il 23 agosto scorso, nell`ambito del proc…

Pubblicato il: 19/09/2012 – 12:47
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Rappoccio resta in carcere

REGGIO CALABRIA Antonio Rappoccio resta in carcere. Il Tribunale del Riesame ha confermato la misura cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari il 23 agosto scorso, nell`ambito del procedimento penale che aveva fatto luce sul “sistema” elettorale ideato e messo in pratica dal consigliere regionale del Pri, in occasione delle elezioni regionali del 2010.
Il provvedimento emesso dal Tribunale di Reggio Calabria – sezione del giudice delle indagini preliminari – era stato richiesto dalla Procura Generale di Reggio Calabria per i reati di associazione per delinquere, corruzione elettorale aggravata, truffa e peculato. La Procura Generale aveva avocato, nelle scorso mese di giugno, l`inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica a carico di altre 17 persone coinvolte, che aveva già portato al rinvio a giudizio, per corruzione elettorale semplice, di Rappoccio, componente del “Gruppo Insieme per la Calabria-Scopelliti Presidente, in quota Pri. ?Secondo l`accusa Rappoccio avrebbe promosso un meccanismo fraudolento per essere eletto in occasione del rinnovo del consiglio regionale del 2010, nonché per tentare di fare eleggere, al consiglio comunale di Reggio Calabria, Elisa Campolo, che poi non è stata eletta. Per gli inquirenti il politico, in concorso con altri, con la costituzione della società “Sud Energia” e l`invio di lettere con le quali si comunicava falsamente l`imminente assunzione a tempo indeterminato, avrebbe indotto in errore un gran numero di elettori cui veniva promesso un posto di lavoro, in cambio del voto a Elisa Campolo.
L`accusa di truffa, per la Procura Generale, deriva dalla circostanza che Rappoccio, insieme agli altri indagati, avrebbe indotto circa 850 persone a iscriversi, versando 15 euro, alla cooperativa “Alicante” e a partecipare, dietro il pagamento di 20 euro, a un concorso «superando il quale – secondo l`accusa – avrebbero avuto concrete possibilità di lavoro». Viene contestato anche il reato di peculato perché le telefonate effettuate per contattare coloro cui veniva prospettato un posto di lavoro sono state effettuate dagli apparecchi telefonici del palazzo comunale di Reggio Calabria, presso la sede del gruppo Pri.

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