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Manifesti di Reggio, le reazioni del centrosinistra

REGGIO CALABRIA La battaglia reggina si consuma a colpi di manifesti. Ieri, quello che sembrerebbe “ispirato” dalla difesa del centrodestra locale, oggi quello nato spontaneamente da un gruppo di cit…

Pubblicato il: 20/09/2012 – 18:13
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Manifesti di Reggio, le reazioni del centrosinistra

REGGIO CALABRIA La battaglia reggina si consuma a colpi di manifesti. Ieri, quello che sembrerebbe “ispirato” dalla difesa del centrodestra locale, oggi quello nato spontaneamente da un gruppo di cittadini che con il “Modello Reggio” di Peppe Scopelliti non vuole avere niente a che fare. La città è spaccata più che mai. Intanto, le reazioni si moltiplicano, soprattutto da parte del centrosinistra cittadino, che non manca di far sentire la sua indignazione nei confronti di una campagna politica, quella messa in atto dal centrodestra e dagli “Scopelliti boys”, allestita ad arte e per fini meramente strumentali. «Se l’intento era quello di rivendicare il ruolo di Reggio, le procedure potevano essere senz’altro diverse», osserva Giuseppe Falcomatà. Per il capogruppo democrat a Palazzo San Giorgio «fa sorgere più di un dubbio che – accanto a cittadini sicuramente in buona fede – a sottoscrivere quel manifesto siano state persone vicine a chi ha amministrato la città in tutti questi anni e forse ha ottenuto anche dei benefici».
Falcomatà non condivide il messaggio che quel manifesto intendeva lanciare, perché «all’attenzione del consiglio dei ministri non c’è la città o i cittadini, bensì l’operato di una classe politica. È altamente negativo il tentativo di far coincidere le due cose». Dopo aver ribadito «piena fiducia nell’operato del governo», chiamato a decidere sul possibile scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose e stigmatizzato l’atteggiamento di chi «continua a tirare per la giacchetta il consiglio dei ministri», Falcomatà respinge al mittente «l’accusa di essere i nemici di Reggio. Il cancro della città è rappresentato da chi l’ha ridotta in questa situazione».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Massimo Canale, secondo cui è in atto il tentativo di far passare una strana equazione facendo pensare che il bersaglio sia Reggio e non la classe politica che l’ha governata». «Siamo convinti che la città possa risalire la china – ha concluso il consigliere Pd -, ma siamo anche consapevoli di essere di fronte al fallimento della classe politica del centrodestra».
Per la coordinatrice provinciale di Sel, Laura Cirella, l’iniziativa pubblica di ieri «ha spaccato la città, perché è stata organizzata artatamente e in modo subdolo». «Qui – ha aggiunto – non c’è nessuno che ha operato contro gli interessi di Reggio, al contrario abbiamo sempre detto che il lavoro di stampa e magistratura era necessario per garantire la democrazia. Quel manifesto è davvero imbarazzante, soprattutto alla luce della fase che sta attraversando la città». Quanto al nuovo documento diffuso oggi, «rappresenta la risposta della Reggio che si indigna, che vuole cambiare fase».
Secondo Mommo Demaria, coordinatore provinciale Pd, la città dello Stretto è ormai in balìa di una situazione drammatica, «dal punto di vista sociale, economico e soprattutto morale». Anche per questo «è necessario distinguere tra la vittima, la città, e i responsabili di questa situazione, cioè una classe dirigente che negli ultimi dieci anni ha messo il cappio al collo di Reggio, così come evidenziato dalle inchieste della magistratura, dal crollo dei conti pubblici e dalla relazione della commissione d’accesso. Il rischio ora è che qualcuno usi le preoccupazioni diffuse nel tentativo di occultare queste responsabilità».
«Quel manifesto evidenzia la totale cecità rispetto alla reale situazione della città», attacca Ivan Tripodi, segretario cittadino del Pdci, per il quale la `ndrangheta è ormai inserita nei gangli del potere politico cittadino. Ecco perché «i veri nemici sono coloro che hanno affossato Reggio, e non chi ha denunciato tutto questo».
«Non ci identifichiamo nel “Modello Reggio”», chiosa Aldo De Caridi, consigliere comunale Idv, che etichetta quell’esperienza di governo come «una montatura. Insistere sulla sia validità sarebbe un grave errore. Dobbiamo invece analizzare i problemi reali per cercare di risollevare definitivamente le sorti della città».

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