Cosenza, il Garante per l`infanzia denuncia un caso di malasanità
«Anche i bambini non nati hanno diritti che devono essere tutelati. Ancor prima di venire al mondo sono titolari di interessi personali in via diretta, tra i quali il diritto alla vita o, quantomeno…

«Anche i bambini non nati hanno diritti che devono essere tutelati. Ancor prima di venire al mondo sono titolari di interessi personali in via diretta, tra i quali il diritto alla vita o, quantomeno, titolari della legittima aspettativa di nascere vivi». È con questi argomenti che Marilina Intrieri, autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria, spiega perché ha deciso di intervenire ufficialmente chiedendo conto di un presunto caso di malasanità di cui sarebbe rimasta vittima una bambina nata morta nelle scorse settimane all’ospedale Annunziata di Cosenza.
La Intrieri è consapevole che l’iniziativa non ha precedenti e non mancherà di far discutere. «Mi sono decisa ad agire, secondo le prerogative e i poteri propri del Garante – afferma – in quanto, al momento in cui la madre si è recata nel nosocomio cosentino per il parto, la bambina non si trovava nella generale categoria di nascituro ma di una nascitura giunta al termine previsto per la gestazione, nata morta pur in assenza di patologie rilevate dalle strutture sanitarie».
La Garante illustra il presunto caso di malasanità ricordando che «la madre, alcuni giorni prima, giunta quasi a termine di gravidanza si era presentata all’ ospedale Annunziata lamentando dolori al basso ventre»; «che i medici, dopo la visita, hanno dimesso la paziente tra l’altro residente in Scalea, a circa 93 km dal capoluogo cosentino, con tempi di percorrenza di circa 1 h e 50»; «che i genitori della bambina, non cessando i dolori, ritornavano presso il nosocomio cosentino, dove la bimba è nata morta»; «che gli stessi genitori hanno lamentato inutili e ingiustificati ritardi e attese ad opera degli operatori sanitari del nosocomio».
Nella sua veste, pertanto, la Intrieri ha chiesto all’ospedale Annunziata di Cosenza si voler «documentare e trasmettere: le cause del decesso del feto e le motivazioni per le quali la partoriente sia stata dimessa nonostante i dolori accusati al basso ventre, la prima volta che si è presentata alla struttura ospedaliera; ogni elemento (decorso clinico, decisioni assunte, interventi effettuati) medicalmente rilevante del feto, dalla sua presenza nell’alveo materno sino alla dichiarazione di morte, documento che dovrebbe rappresentare la garanzia della tutela del diritto alla salute e alla vita di ogni individuo nelle due specifiche connotazioni, sanitaria e giuridica».
E non basta. La Garante ha trasmesso ai vertici ospedalieri la sua pressante richiesta di trasmissione «degli esiti degli accertamenti autoptici e anamnestici effettuati al momento del decesso della bambina così come prescritti anche per i casi di natimortalità dal Dpcm del 09.07.99» e «il numero dei bimbi morti, nati e nascituri, negli ultimi tre anni, presso l`Ospedale Annunziata di Cosenza con indicazione delle cause».
«Le mie richieste – spiega la Intrieri – sono finalizzate a consentire l’esercizio del potere di vigilanza di questa Authority in ordine alla effettiva tutela e realizzazione, ovvero violazione, del diritto alla vita o, quanto meno della legittima aspettativa alla nascita di cui la bambina nata morta era titolare».
Il documento, un atto formale di segnalazione dell’Autorità di Garanzia per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria, è stato indirizzato anche al sindaco della città di Cosenza, alla Procura della Repubblica di Cosenza, alla direzione generale del dipartimento Sanità Regione Calabria, all’Ufficio Piano di rientro sanitario Regione Calabria, al Tribunale dei minorenni di Catanzaro, al ministro della Salute, al ministro della Famiglia, alla Commissione bicamerale infanzia, alla Commissione parlamentare d’inchiesta errori in sanità e al Garante Nazionale per l’infanzia e adolescenza.