L`EDITORIALE | Arena volle insistere e si fece male
Arena volle insistere e si fece male. Il titolo del terzo editoriale dedicato al sindaco di Reggio Calabria sembra la rivisitazione di una vecchia canzone degli Squallor. Nella versione originale il…

Arena volle insistere e si fece male.
Il titolo del terzo editoriale dedicato al sindaco di Reggio Calabria sembra la rivisitazione di una vecchia canzone degli Squallor. Nella versione originale il passaggio era: «Ma lui volle insistere e si fece male, si fece male pensando a lei… ». Nel caso di Arena, che non ha inteso aderire al consiglio di lasciar perdere, occorre correggere il finale: «… si fece male pensando a Lui».
A scherzare con la scimmiottatura dei vecchi “rapporti alla città” o, peggio, con le adunate di piazza, si corre il rischio di incorrere in un flop catastrofico. Come quello, appunto, testimoniato da una piazza Italia assolutamente deserta rispetto alla mobilitazione studentesca invocata con volantini anonimi (ma una volta non esisteva il reato di “stampa clandestina”?).
Arena ha insistito, e si è fatto male.
Perché se si chiamano a raccolta i giovani e poi i giovani preferiscono starsene a sudare in aule inospitali e sovraffollate, vuol dire che sono anche loro allineati con i “memici di Reggio”. Oppure, più semplicemente, può voler dire che quelli che per Arena sono dei nemici, per la stragrande maggioranza degli studenti reggini sono se non dei liberatori quantomeno degli asettici rappresentanti di istituzioni libere di un libero Stato democratico.
Arena ha insistito, e si è fatto male.
Perché prima degli studenti erano stati gli imprenditori di Assindustria a tirarsi fuori dalla chiamata alle armi proveniente da Palazzo San Giorgio. Dimostrando così che un conto è organizzare conferenze stampa dove la stampa amica tiene la conferenza e quella non allineata viene zittita, un altro è convincere la città che la sua salvezza è legata strettamente alla salvezza politica di chi ha portato Reggio a conoscere l`onta di una Commissione d`accesso per mafia.
Arena ha insistito, e si è fatto male.
Perché dimostra nei fatti di non essere per nulla democratico e di non tenere in alcuna considerazione il popolo reggino. Altrimenti come spiegare il suo dare grande ascolto alle firme raccolte via sms in numero di circa cinquecento e poi non concedere quell`assemblea amministrativa invocata da oltre ottocento reggini che firmano la petizione di “Reggio non tace”? E non solo è antidemocratico, Arena, ma anche infastidito da ogni intervento giurisdizionale che vada in favore del popolo, se è vero che sta meditando di impugnare (speriamo con soldi ed avvocati suoi e non utilizzando le dissestate casse comunali) l`ordinanza del Tar che gli impone di concedere l`assemblea invocata da quei suoi concittadini evidentemente a lui tanto antipatici.
Insomma, non ne azzecca una il sindaco Demetrio Arena? Non proprio, se non altro per la legge dei grandi numeri, qualcosa alla fine è riuscito a dirla se non proprio in favore della città almeno in favore di se stesso.
Riportano, infatti, le cronache che incontrando i 19 studenti che hanno scioperato per salvare Reggio dai suoi “nemici”, dopo averli ringraziati della mobilitazione ha così concluso: «Io mi sento sereno perché giudico quello che è stato l`operato della mia amministrazione. Non si può sciogliere un`amministrazione per colpe del passato».
Colpe del passato? Suvvia, Arena, questa sì che è una notizia (ed infatti nessuno l`ha ripresa!) e di chi sono queste “colpe del passato”?
Ecco perché alla fine Arena «si fece male pensando a Lui».