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Le mezze verità del sottosegretario Sarra

Bisogna dire la verità: Giuseppe Scopelliti agli amici ci tiene davvero. E infatti non lesina buoni consigli quando gli vengono richiesti. Ad Alberto Sarra, per esempio, glielo aveva detto: «L`indenn…

Pubblicato il: 05/10/2012 – 17:24
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Le mezze verità del sottosegretario Sarra

Bisogna dire la verità: Giuseppe Scopelliti agli amici ci tiene davvero. E infatti non lesina buoni consigli quando gli vengono richiesti. Ad Alberto Sarra, per esempio, glielo aveva detto: «L`indennità avrebbe potuto avere vigore nel momento in cui fossero terminate le funzioni, così come è stato fatto ad agosto. Sono stato interpellato su questo e ho sostenuto questa tesi: cioè che i termini avrebbero potuto decorrere una volta che fosse terminata la sua esperienza amministrativa». E invece Sarra non lo è stato a sentire e si è trovato in un brutto pasticcio. Il Corriere della Calabria ha notato la singolarità del caso e oggi Gian Antonio Stella gli ha fatto fare una figuraccia di portata nazionale.
E il modo in cui il sottosegretario cerca di smarcarsi dalle accuse regge solo se ci si limita a riportare le sue parole senza guardare le date, perché altrimenti il pettine va a strappare – e dolorosamente – tutta una serie di nodi che non sono stati per niente sciolti dalle sue parole.
Nel numero 56, quello in edicola il 5 luglio, il Corriere della Calabria raccontava la singolare storia di Sarra, al quale poche settimane prima la presidenza del consiglio regionale riconosceva, con apposita delibera, «lo stato di inabilità totale e permanente dal lavoro». Su questa base gli viene riconosciuto un vitalizio di 7.490,33 euro al mese con decorrenza dal 7 gennaio 2010. «Per capirci – scrive Stella sul Corsera – gli riconosceva gli arretrati per un totale di 30 mesi pari (stando a quei numeri) a circa 225.000 euro». Il tutto, naturalmente, escludendo la somma che percepisce in qualità di sottosegretario.
Oggi Sarra, letto il Corsera, ci fa sapere di aver «rinunciato all`indennità per l`inabilità al lavoro». E sferra il suo contrattacco: «E` una vicenda assurda questa qui, dovrei essere indicato come un caso al contrario in quello che sta avvenendo in Italia ed invece… Io potrei stare a casa e percepire l`indennità per inabilità e invece vi ho rinunciato per poter continuare a lavorare. Cosa devo fare? Ho avuto un infarto terribile, da allora vivo con una protesi che non mi consente nemmeno di dormire, imbottito di farmaci. Ho deciso di dare una mano alla collettività, non prendo l`assegno di inabilità ma solo l`indennità da sottosegretario».
Sarra ha precisato che la sua rinuncia all`indennità è stata depositata al consiglio regionale della Calabria i primi giorni di settembre «dopo che mi era stata concessa a giugno e, dunque, alla prima riunione utile dopo la pausa estiva. Preciso dunque che al momento non sto percependo, giusta la mia rinuncia, alcuna indennità».
Che vicenda assurda: uno rinuncia all’assegno e va a lavorare anche se una commissione medica lo giudica totalmente e permanentemente inabile a farlo (ma forse fare il sottosegretario alla Regione non è così faticoso) e questa maledetta stampa lo mette in croce.
Riavvolgiamo il nastro e vediamo se le cose sono andate proprio così. A giugno, lo abbiamo scritto, il consiglio regionale delibera in suo favore status e assegno. Come, con tutta probabilità, da richiesta dell’estensore della domanda. Una delibera che giunge alla fine di un percorso burocratico lungo tanto quanto possono confermare le centinaia di calabresi che sono stati costretti a seguirlo: certificati medici, carte, autorizzazioni, verifiche. E’ in questa fase che il governatore, interpellato dall’amico, deve aver dato al sottosegretario il suo prezioso consiglio: «Sono stato interpellato su questo e ho sostenuto questa tesi: cioè che i termini avrebbero potuto decorrere una volta che fosse terminata la sua esperienza amministrativa».
Evidentemente Sarra non lo ha voluto ascoltare. Tanto da avanzare la richiesta per l’emolumento e degli arretrati. Lo ha fatto, ce lo dice lui stesso, a settembre. Cioè due mesi dopo il servizio pubblicato dal Corriere della Calabria. Non ci dice però, fatte salve ormai le tre mensilità che si è assicurato da giugno a settembre, se rinuncerà almeno ai 225.000 euro circa di arretrati. Che francamente stonano con la storia di un uomo deciso a «dare una mano» alla sua terra.
Al sottosegretario rispondiamo con le parole dettate all’Ansa dal suo amico Scopelliti: «Fa piacere il fatto che questi emolumenti siano stati interrotti dal mese di agosto. Questa scelta andava fatta dall`inizio». Capito? Dall’inizio. Non dopo che la storia è uscita sui giornali…
Meno corretto nei confronti del suo collega è sembrato il presidente del consiglio regionale Francesco Talarico, che ha subito fatto sapere che «l’ufficio di presidenza del consiglio regionale, ha agito seguendo tutte le procedure normative e di legge previste in casi di inabilità come quelli che hanno riguardato il sottosegretario Alberto Sarra. I nostri uffici, hanno confermato la legittimità del riconoscimento, attribuito sulla base della relazione di una commissione medica che ha riconosciuto l’invalidità e di un parere dei consulenti giuridici». Posto che nessuno si era permesso di mettere in discussione la legittimità giuridica della delibera, pare che lo stesso Talarico non abbia apprezzato la pratica – come tutta la Calabria fino a ieri e, da oggi, come tutta l’Italia – sotto il profilo dell’opportunità politica. Altrimenti non avrebbe aggiunto, alla fine del suo comunicato: «Ha fatto bene, il sottosegretario Sarra a rinunciare, molto opportunamente, all’indennità». Magari, se glielo avessero consigliato in due, Talarico e Scopelliti, il sottosegretario avrebbe capito. E si sarebbe regolato diversamente.

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