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Fini a Cosenza: «Non candidare mai più persone condannate»

La “storia di ieri”, come la chiama Gianfranco Fini in visita a Cosenza, è quella del Pdl sul punto di implodere ed è fatta delle ragioni che lo portarono ad andare via dal partito berlusconiano: la…

Pubblicato il: 07/10/2012 – 15:31
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Fini a Cosenza: «Non candidare mai più persone condannate»

La “storia di ieri”, come la chiama Gianfranco Fini in visita a Cosenza, è quella del Pdl sul punto di implodere ed è fatta delle ragioni che lo portarono ad andare via dal partito berlusconiano: la dipendenza dalla Lega, un marcato disinteresse verso i temi della questione morale, la scarsa presenza del dibattito interno e anche una certa incapacità ad affrontare i problemi veri dell’Italia. Per il presidente della Camera, in giro per il Paese con lo scopo di presentare la nascita della nuova creatura politica cui dar vita assieme a Casini, è anche una personale rivincita, un modo per dire “avevamo ragione”. Oggi per Fini c’è una storia nuova, fatta «di una forza politica che non ha come programma il libro dei sogni, ma cose urgenti e fattibili». La necessità di una terza forza, vera alternativa al Pdl moribondo e al «Pd che con Vendola si sposta a sinistra», è stato il tema che ha accompagnato  sia la conferenza stampa che Fini ha tenuto prima di entrare nella sala del cinema, che il bagno di folla con i cittadini che attendevano nella platea. Nel corso dell’incontro con i giornalisti Gianfranco Fini ha avuto modo di affrontare alcune questioni, come il degrado delle Regioni, i loro sprechi e il malaffare, cose dalle quali la Calabria è tutt’altro che immune, e anche l’approssimarsi della decisione del governo circa i destini che attendono il Comune di Reggio.
Su quest’ultimo tema Fini è stato cauto, come il suo ruolo istituzionale gli impone, rimandando ogni commento a dopo la decisione del ministro Cancellieri, nella certezza che «i provvedimenti che verranno presi, saranno assunti senza alcun pregiudizio e con coraggio». Sulle Regioni Fini ha affermato di essere contrario al loro scioglimento, ma a favore di una rimodulazione delle competenze tra Stato e Regioni, perché «non è possibile che lo Stato centrale abbia meno valore degli enti locali». Concetti ribaditi immediatamente dopo nella sala del cinema, dove il suo intervento è stato preceduto dal saluto del sindaco Mario Occhiuto e dalle parole di Fabrizio Falvo e Angela Napoli. Obiettivi delle parole dei due rappresentanti di Fli è stato il Pdl. Soprattutto quello calabrese, accusato tra l’altro di aver massacrato la sanità regionale, di parlare due lingue diverse, una qui in Calabria e l’altra a Roma, dove si sono votate norme contro la Calabria stessa. La questione morale, giunta a un punto di non ritorno con le indagini sui consigli regionali di mezza Italia, è stata oggetto di una proposta coraggiosa. «Se i partiti vogliono riconquistare credibilità – ha spiegato il presidente della Camera – devono scegliere di non candidare mai più persone condannate, sia pure in primo grado, per reati contro la pubblica amministrazione e persone che siano anche soltanto indagate per legami con la criminalità organizzata». Parole che sono sembrate molto calabresi, considerata la condizione diffusa in cui si trovano tanti politici che siedono in consiglio regionale. Ma oltre alla questione morale, le altre parole d’ordine della destra moderata e repubblicana sono fatte della forza dei valori, del lavoro, delle strategie necessarie per uscire dalla crisi, non tanto diverse da quelle fin qui indicate dal governo Monti. Dentro la gente applaudiva convinta, fuori una pattuglia di giovani della Destra di Storace, guardati a vista dai carabinieri, aspettavano che Fini uscisse per contestarlo. Un’attesa vana, il presidente della Camera avrebbe guadagnato l’uscita dal retro del cinema e non si sarebbe accorto di loro.

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