Sud in affanno. «Ma si può ripartire»
COSENZA La fotografia è impietosa e racconta la crisi, soprattutto racconta una meridionalizzazione del Paese intero, perché i segni negativi non riguardano solo il Mezzogiorno, ma tutta l’Italia. L’…

COSENZA La fotografia è impietosa e racconta la crisi, soprattutto racconta una meridionalizzazione del Paese intero, perché i segni negativi non riguardano solo il Mezzogiorno, ma tutta l’Italia. L’aggiornamento del rapporto Svimez ci dice che il Pil in Calabria è sceso dello 0,7%, che sono 84mila le persone in cerca di lavoro e che 800 calabresi, presumibilmente quelli con il titolo di studio di più alto livello e con le competenze più avanzate, sono andati via da questa terra. Tutte ragioni perché la politica ritrovi, e con urgenza, una rotta partendo dal superamento dell’esperienza Monti.
Su questo sono d’accordo sia Mimmo Talarico, di Italia dei valori, che Stefano Fassina, del Pd e Giuseppe Giudiceandrea di Sel, seduti per discutere dei dati e dell’economia davanti a un pubblico assai più numeroso di quanto il pomeriggio domenicale potesse lasciare immaginare.
Attilio Sabato, chiamato a governare il dibattito, prende subito di mira l’esponente del Pd, lo stuzzica su Renzi, sul dopo-Monti, sulle incertezze del partito. Fassina spiega che la crisi è internazionale, che il governo Monti è merito anche del senso di responsabilità del Pd, che quell’esperienza ora è da considerarsi conclusa, «perché una stagione di riforme, di cui abbiamo bisogno, può essere fatta solo da una forza riformista» e con questo torna a candidare il Pd e Bersani a guidare il Paese.
È Talarico a ricordare che le cose non sono del tutto semplici, visto che proprio dentro il Pd non sono esigue le forze che invece guardano a una continuazione del governo dei professori. Più legato alle cose di qui, invece, l’intervento di Giudiceandrea, che rivendica per il suo partito e per la Provincia di Cosenza l’aver tamponato emergenza disoccupazione, essendo riusciti a ottenere quasi ottocento nuove assunzioni a tempo indeterminato, spiegando che sul mercato del lavoro la politica può fare la sua parte. Perché alla fine è una questione di scelte, di strategie da seguire, ma soprattutto di classi dirigenti in grado di affrontare le questioni, cose che sembrano mancare alla Calabria in questi frangenti.
La realtà dura della sofferenza sociale, per farsi riconoscere, deve irrompere dentro palazzo Campanella ed esigere le risposte che ancora mancano, come è accaduto recentemente con i forestali, come rammenta Mimmo Talarico. In un quadro in cui professarsi ottimista rischia di apparire ridicolo, tuttavia da Fassina viene la convinzione che un cambiamento possa giungere proprio dal Meridione, «perché è nelle fasi di massima difficoltà che emergono le energie migliori e da qui, da una nuova classe dirigente del Sud, può venire una nuova classe dirigente nazionale».