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Poliziotti infedeli, il processo entra nel vivo

REGGIO CALABRIA Entra domani nel vivo il processo che vede imputati il dirigente della Divisione Polizia Amministrativa e Sociale della Questura di Reggio Calabria, Castrenze Militello e l`ispettore…

Pubblicato il: 05/11/2012 – 21:56
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Poliziotti infedeli, il processo entra nel vivo

REGGIO CALABRIA Entra domani nel vivo il processo che vede imputati il dirigente della Divisione Polizia Amministrativa e Sociale della Questura di Reggio Calabria, Castrenze Militello e l`ispettore Matteo Periti, rinviati a giudizio nell`aprile scorso per aver omesso di denunciare alla Procura della Repubblica un reato amministrativo-penale, commesso quello che gli inquirenti considerano l`anima economica e commerciale del clan Lo Giudice, l`allora incensurato Luciano. All`epoca Luciano – oggi già condannato per usura e coinvolto in diversi procedimenti – era un imprenditore dal cognome e dalle parentele pesanti, la vita chiacchierata, ma la fedina penale pulita. A metterlo nei guai, quello quello che i pm considerano il centro propulsore del suo impero commerciale e criminale, il bar Peccati di gola. Nell`ottobre 2007, durante un controllo di routine, gli agenti registrano infatti una serie di irregolarità – dai dipendenti senza il necessario copricapo, all`assenza della tabella d`avvertenza dei giochi proibiti per le slot machine – che a Lo Giudice sarebbero costate una segnalazione e una multa da quattromila euro. Poca cosa rispetto ai capi d`accusa che oggi pendono sulla testa del fratello del boss pentito Nino Lo Giudice, diventato suo grande accusatore. Il problema è che quelle irregolarità avrebbero dovuto essere registrate in un apposito fascicolo da trasmettere alla Procura. Carte che però – stando alle indagini del pm Beatrice Ronchi – al Cedir né si trovano né sono mai arrivate. Eppure – hanno scoperto i pm i pubblici ministeri Beatrice Ronchi, Giuseppe Lombardo, Antonella Crisafulli, che coordinati del procuratore aggiunto, Michele Prestipino hanno firmato il decreto di citazione – l`ispettore Natale Nicosia, incaricato di controllare il bar “Peccati di Gola” quell`informativa l`avrebbe redatta e lasciata sulla scrivania di Militello, il quale – interrogato sulla questione – sembra cadere dalle nuvole. “Io non so se l`informativa è stata fatta o no, lo chiedo e mi si dice che non si trova che non è stata depositata mi si dice che Nicosia avrebbe detto di averla fatta” si difende il dirigente, interrogato dal pm Ronchi e dall`allora procuratore capo, Giuseppe Pignatone. Una versione diversa darà invece l`ispettore Periti, che di fronte ai pm confesserà: “Devo purtroppo anche ammettere che agli atti del nostro ufficio è scomparso il fascicolo amministrativo, identificato come Cat. 23, di Lo Giudice Luciano, che avrebbe dovuto contenere, tra l`altro, la predetta informativa di reato. Tale fascicolo non è presente né in archivio né presso il nostro ufficio. Le copie che ho messo a disposizione della Squadra Mobile erano delle copie che io mi ero fatto della attività dei controlli del 2007 per mera statistica di quell`anno”. Versioni troppo discordanti per convincere il giudice ed evitare un rinvio a giudizio. Anche perchè a complicare la posizione di Militello ci sono anche le dichiarazioni e le intercettazioni a carico della commercialista di Luciano, la dottoressa Enrica Staltari, che secondo i pm sarebbe il vero tramite fra il dirigente della Polizia e la mente commerciale del clan Lo Giudice. “Ho parlato col dottor Militello, ti saluta, ha detto di stare tranquillo” dirà Staltari, in una conversazione intercettata nei giorni successivi all`intervento della polizia nel bar di Luciano. D`altra parte, la stessa professionista farà mettere a verbale: “Ricordo con certezza che Lo Giudice Luciano, mio cliente dall`anno 2000 circa, mi disse di conoscere il dottor Militello, dirigente della Divisione Amministrativa della Questura di Reggio Calabria, già prima del controllo al Bar Peccati di Gola avvenuto nell`ottobre 2007. Non ricordo in questo momento esattamente cosa mi disse Luciano in merito all`occasione della sua conoscenza con il Militello, non conosco i termini della conoscenza del Lo Giudice con Militello, ma ricordo che quest`ultimo non era certamente uno degli esponenti delle Forze dell`Ordine malvisti da Luciano”. Indizi pesanti, cui si sono aggiunte anche le dichiarazioni del pentito Nino Lo Giudice, così come le rivelazioni fatte nei mesi scorsi dal legale di Luciano, Giovanni Pellicanò e dal capitano dei Carabinieri Saverio Spataro Tracuzzi. Entrambi finiti nei guai proprio per i rapporti che travalicavano di gran lunga lo “strettamente professionale” con esponenti del clan: il primo rinviato a giudizio per favoreggiamento,il secondo accusato e arrestato di collusione proprio con la famiglia Lo Giudice. Entrambi concordi nel puntare il dito sul dirigente della Questura che di fronte al pm Ronchi e al procuratore capo Pignatone nei mesi scorsi ha tentato di difendersi: “Non ho idea di questa gente e di chi sia, faccio una vita completamente diversa … sono a casa e in ufficio e basta, io non condivido a livello culturale e morale questa gente non ho nessuna affinità con queste persone, io sono qua e mi sembra di essere in un film Signor Procuratore…”. Un film il cui finale sarà scritto dall`esito di un procedimento penale.

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