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«Non si guardi ai migranti per cercare delitti»

REGGIO CALABRIA «Non sono numeri», ma della forza dei numeri il Dossier statistico sull`immigrazione della Caritas migrantes – presentato anche a Reggio Calabria – si serve per rimettere al centro de…

Pubblicato il: 14/11/2012 – 19:54
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«Non si guardi ai migranti per cercare delitti»

REGGIO CALABRIA «Non sono numeri», ma della forza dei numeri il Dossier statistico sull`immigrazione della Caritas migrantes – presentato anche a Reggio Calabria – si serve per rimettere al centro della discussione sulle migrazioni la dignità di «uomini e donne, giovani e anziani che cercano un luogo dove vivere in pace». Un concetto già affermato da Papa Benedetto XVI lo scorso gennaio, in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato e divenuto il baricentro dell`annuale dossier della Caritas. «Il problema non è di numeri ma di coscienza – ha spiegato oggi l`arcivescovo di Reggio Calabria e Bova, Vittorio Mondello –. Il migrante è un soggetto che si trova in situazione di difficoltà e come tale deve essere accolto nella comunità».
Allontanati dai propri Paesi da guerre, fame, carestie o semplicemente dalla voglia di ricostruire la propria vita altrove, i migranti – si spiega nel dossier – sono ormai un fattore stabile , strutturale e irreversibile «in un mondo attraversato da crisi politiche ed economiche e segnato dalla diseguale distribuzione della ricchezza». E «dopo una certa flessione dei flussi in entrata riscontrata nel 2009 nei paesi industrializzati – spiega ancora il dossier – i migranti sono destinati ad aumentare ancora». Secondo i dati elaborati dalla Caritas, in Italia sono ormai più di cinque milioni i migranti regolarmente residenti nel Paese, concentrati per lo più al Nord, scelto dal 63,4% di loro, mentre il 23, 8% si è stabilito  al centro e solo il 12,8%. Percentuali che in Calabria equivalgono a circa 78mila persone, il 35% delle quali si concentra nella provincia di Reggio, dove sono pari al 4,5% della popolazione. Numeri tutt`altro che imponenti, ma che  spesso vengono ingigantiti da ciclici allarmi sociali lanciati attorno al presunto “pericolo migranti”.
«In tutti i popoli – ha tenuto a sottolineare l`arcivescovo Mondello – ci sono coloro che seguono le leggi e coloro che non le vogliono seguire. La nostra Italia è così piena di mafia e di `ndrangheta da non aver necessità di guardare ai migranti per cercare delitti».
Una preoccupazione che è tornata anche nelle parole di don Antonino Pangallo, delegato regionale e direttore diocesano della Caritas, per il quale «a volte ci potrebbe venire la voglia di misurare l`immigrazione sulla base di come i migranti sono rappresentati da certa stampa, ma la realtà è diversa. Sono tanti, tantissimi i fattori di integrazione che ci fanno coraggio». Aumentano infatti – ricorda don Pangallo – i nuovi nati come i matrimoni misti, e sono sempre di più gli interi nuclei familiari che si trasferiscono in Italia, cresce il numero dei giovani migranti che frequenta non solo le scuole dell`obbligo ma anche le università così come i migranti titolari di imprese proprie. «Segnali che ci fanno sperare» ha detto ancora il delegato regionale e direttore diocesano della Caritas, sottolineando però la necessità di «fare pressione perché la politica affronti questa realtà». Un richiamo ben evidente anche nel dossier, nella cui introduzione si sollecita l`adozione di misure mirate al recupero del sommerso, la qualificazione dei nuovi cittadini, la stabilizzazione del loro soggiorno, la semplificazione della burocrazia e il potenziamento delle misure di inserimento, senza trascurare l`accoglienza delle persone che si spostano per esigenze di carattere umanitario.
«Dobbiamo partire dal riconoscimento che il migrante ha diritto ha vivere, è una persona umana di fronte alla quale non dobbiamo chiuderci. Dobbiamo guardare a loro e ai loro bisogni per farli sentire in famiglia e in patria, come se fossero nella loro famiglia e nella loro patria – ha concluso l`arcivescovo Mondello –. Per noi cristiani, Dio ha creato la terra per tutti, non per questa o per quella nazione, quindi ognuno ha diritto di vivere come e dove meglio creda. Spero che gli italiani possano comprendere questa situazione anche perché anche loro hanno vissuto momenti di difficoltà».

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