Operai davanti al Consiglio: ecco le voci della protesta
REGGIO CALABRIA Una mensilità subito, la promessa di sanare a breve le spettanze arretrate e quella di portare in aula la riforma dell`Arssa prima di Natale: è una vittoria di misura quella che i lav…

REGGIO CALABRIA Una mensilità subito, la promessa di sanare a breve le spettanze arretrate e quella di portare in aula la riforma dell`Arssa prima di Natale: è una vittoria di misura quella che i lavoratori della Sorvegianza Idraulica, servizio facente capo all`Afor, e quelli dell`Arssa portano a casa dopo l`ennesima giornata di mobilitazione, con tanto di presidio di fronte al consiglio regionale. Consapevoli che la battaglia decisiva deve ancora venire – e arriverà probabilmente a metà dicembre quando la riforma dei due Enti potrebbe tornare in aula a Palazzo Campanella – i delegati ricevuti dalla commissione Bilancio al gran completo sono soddisfatti per essere riusciti a strappare almeno il pagamento – immediato, “giusto i tempi bancari” – di uno dei quattro mesi di stipendi arretrati. Ma la rabbia dei lavoratori continua a montare. Non solo per i mesi e mesi di salario non pagato che si accumulano, ma soprattutto perchè dopo la bocciatura del progetto di riforma portato in aula dalla maggioranza nell`ottobre scorso, le due agenzie vegetano in un limbo giuridico e operativo.
LA GALASSIA ARSSA «Gli stipendi che non ci vengono pagati sono solo uno dei problemi che siamo costretti a fronteggiare. Dalla Regione di dicono che i soldi non ci sono e di sicuro non si arriveranno a pagare gli stipendi di dicembre e le tredicesime, eppure dovevano già essere messi a bilancio. Ma la questione più grave è che siamo da cinque anni costretti all`immobilismo perchè siamo in liquidazione, la classe politica non trova la quadra e noi siamo allo sbando», dice Domenico Caridi, lavoratore di uno dei Cds, centri sperimentali dimostrativi, che fanno capo all`Arssa. Una galassia, quella dell`Agenzia regionale per lo sviluppo e per i servizi in agricoltura al cui interno orbitano quasi settecento lavoratori con le mansioni più diverse, dagli operai che si occupano della manutenzione del verde pubblico in città, agli agronomi impegnati nelle sperimentazione di nuovi coltivi o potature fino ai ricercatori della Banca del genoma agricolo e gli esperti del Centro di cartografia sperimentale. Tutti uniti in un unico ingestibile caos che può contare però su un patrimonio – anche immobiliare – immenso: nel corso degli anni, nell`orbita Arssa sono finiti appezzamenti di terreno, come zuccherifici, hotel come ex centrali del latte dismesse. Ed è probabilmente proprio ponendo a garanzia l`immenso patrimonio dell`Agenzia che la Regione è riuscita a tirar fuori dal cilindro i fondi necessari – fonti sindacali parlano di 20 milioni, di cui parte saranno destinati a Arssa e sorveglianti idraulici – per pagare qualcuno degli stipendi arretrati e garantirsi un margine di manovra. Minimo, perchè la rabbia fra i lavoratori rimane tanta. «Abbiamo strumentazioni obsolete perchè non abbiamo potuto fare gare d`appalto, ma non possiamo neanche spostarci sul territorio per fare quello che dovrebbe essere il nostro lavoro perchè hanno tagliato le missioni – dice ancora Caridi – In questo momento siamo obbligati ad arrabattarci con mezzi nostri, ma abbiamo difficoltà a portare avanti il lavoro quotidiano e il tutto in totale assenza di direttive e indicazioni».
ALLUVIONI A GIORNI ALTERNI Situazione simile, se non peggiore, quella dei sorveglianti idraulici. Formalmente servizio di pubblica utilità, dunque – formalmente- attivo sette giorni su sette, in Calabria – una regione devastata dal dissesto idrogeologico – la sorveglianza idraulica funziona part -time, dal lunedì al mercoledì. Sovrintendono al fondamentale monitoraggio di fiumi e fiumare, censiscono scarichi e sversamenti abusivi, segnalano le criticità e gli interventi necessari a tutela delle coste e delle acque marine, ma l`allarme lanciato è rimasto lettera morta: i sorveglianti idraulici in Calabria sono notai del dissesto, privi di qualsiasi potere e – praticamente per contratto – assenti. Nati grazie alla legge regionale numero 31 del 19 ottobre 2009 – che ha autorizzato l`Afor ad assumere personale part-time con la qualifica di “sorvegliante, addetto ai centri di digitalizzazione dei dati georeferenziali e ufficiale idraulico”, – i sorveglianti sono in larga parte tutti ex dipendenti della Why not, che in precedenza aveva in appalto la rielaborazione dei dati calabresi del settore. Ma l`iter che ha portato gli ex dipendenti dell`azienda finita al centro di tante inchieste sotto l`ombrello Afor, è stato tutto fuorchè semplice. Si è dovuto attendere il febbraio 2010 perchè l`autorizzazione regionale si trasformasse in un avviso pubblico per l`avviamento a selezione di personale, puntualmente concretizzatasi nell`assunzione a tempo indeterminato di personale part-time da adibire al monitoraggio della rete idrografica regionale. Il problema che il sindacato segnala – e per il quale ambientalisti e comitati lanciano l`allarme – è che il servizio, avviato il 20 dicembre 2012 –si svolge con “contratto part-time distribuito su tre giorni lavorativi – si legge nelle carte – ed il personale esplica, per effetto del Piano operativo 2012, esclusivamente attività di monitoraggio dello stato dei luoghi delle aste fluviali con censimento delle opere in alveo. Non è previsto lo svolgimento di servizio di piena o altri servizi di vigilanza legati al monitoraggio ambientale”.
Traduzione, dicono i sindacati, si risparmia sulle risorse che potrebbero essere utilizzate per la prevenzione, per poi lasciarsi sorprendere dalle emergenze. «Il servizio di sorveglianza del sistema idraulico non può impedire le alluvioni, ma sulla base delle segnalazioni si potrebbe e si dovrebbe fare una programmazione di intervento», dice Francesco Di Francesco, ufficiale idraulico di Cosenza . Ma nulla di tutto ciò viene fatto. Tanto meno il lavoro dei sorveglianti – le cui schede hanno contribuito all`elaborazione del Piano Idrico regionale – viene pagato. Da luglio, gli stipendi non arrivano più. «L`assessore Gentile ai primi di ottobre aveva assicurato che gli stipendi sarebbero stati pagati e non ci sarebbe stato alcun problema di copertura finanziaria. E puntualmente è stato smentito», dice Antonino Zema, segretario Fai Cisl. «Questi lavoratori subiscono non solo il danno ma anche la beffa. Il danno sono i quattro mesi di stipendio arretrato ma anche le procedure cui si devono sottoporre per scioperare senza essere denunciati perchè sono un servizio di pubblica utilità, la beffa è che adesso non hanno neanche i soldi per svolgerlo quel servizio, considerando che devono utilizzare mezzi propri. E ugualmente rischiano di essere denunciati». Per il sindacato, alla radice ci sono i tagli indiscriminati praticati su tutti i settori, senza un adeguato approfondimento sulle conseguenze che la sottrazione di fondi avrebbe portato all`operatività stessa dei settori su cui si sono abbattuti. Risultato, interi dipartimenti al palo e centinaia di famiglie senza stipendio. «Nonostante la promessa che con l`assestamento di bilancio di metà anno sarebbero stati trovati i fondi – spiega Zema – il settore forestazione ha subito un taglio del 30% e del 50% quello della sorveglianza idraulica. Esattamente a metà giugno la sorveglianza idraulica è andata in sofferenza. Ufficialmente a bilancio non c`è più un soldo per questi settori e per il patto di stabilità non si possono chiedere anticipazioni. Alla base c`è un gravissimo errore di programmazione da parte dell`assessore Mancini, che ancora con tutta la sua tracotanza dice che non c`è alcun problema. Ma la realtà è molto diversa dalle chiacchiere che si fanno. E tutti gli accordi che stanno sottoscrivendo stanno diventando mere barzellette, una bomba sociale di cui si sta solo rinviando la detonazione». Adesso – pare – i soldi sono stati trovati. Fino alla prossima emergenza.