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Unical, radiografia di un campus in crisi

RENDE La riforma Gelmini? All`Unical si è trasformata «in procedimenti atti a garantire soltanto la sopravvivenza quotidiana, poco ambiziosi e per nulla supportati da un progetto che disegni il futur…

Pubblicato il: 30/11/2012 – 16:12
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Unical, radiografia di un campus in crisi

RENDE La riforma Gelmini? All`Unical si è trasformata «in procedimenti atti a garantire soltanto la sopravvivenza quotidiana, poco ambiziosi e per nulla supportati da un progetto che disegni il futuro della nostra istituzione». L`incipit del documento che ha aperto l`assemblea generale d`ateneo convocata dai sindacati è quanto mai critico. Traccia un quadro negativo dello stato dei rapporti sindacali e delle prospettive di sviluppo dell`Università della Calabria.

L`INCHIESTA
Le valutazioni di Cgil, Cisl e Uil partono dall`inchiesta “110 e lode”. Le organizzazioni sindacali si dicono «sconcertate» per la posizione del rettore, Giovanni Latorre, «che anziché costituirsi parte diligente e impegnarsi nella rimozione delle cause, si è costituito parte civile, preferendo, di fatto, operare sugli effetti». Non è tutto, perché «rimane, ancora, l’amarezza per la posizione assunta dalla componente docente, nella quasi totalità distratta sull’argomento».

I DIPARTIMENTI “SBAGLIATI”
«L’Unical – scrivono i sindacati – continua a sopravvivere solo grazie alle risorse pubbliche. L’unica entrata propria è costituita dalle tasse universitarie che, per l’evidente difficoltà economica del nostro territorio, risultano essere al di sotto della media nazionale. In questo quadro economico incerto, grande peso avrà il completamento dei cantieri edilizi, sui quali si è investito molto, anche con risorse di bilancio. Portare a conclusione le opere, gestendo anche i contenziosi e le riserve avanzate dalle ditte, sarà un altro peso sopportabile per l’ateneo?». Il guaio è che i finanziamenti pubblici sono «sempre più ridotti» e «la quota premiale dei finanziamenti, riferita ai risultati della didattica e della ricerca, non gratifica l’ateneo rispetto agli investimenti in termini di incremento di personale docente, effettuati negli ultimi anni». Una situazione «tale da indurre una profonda riflessione sulle scelte effettuate e, ancor di più, sui criteri adottati per l’individuazione delle cattedre messe a concorso». A questo dato, si unisce la modifica dello Statuto, «voluta dal “regista Latorre”, che ha prodotto, come risultato più evidente, una riorganizzazione dipartimentale che, di fatto, lascia molti dubbi. Si è consentito, in questo caso in contraddizione alla norma, che le aggregazioni e gli stessi nuovi dipartimenti si costituissero non già in ordine a un preciso progetto scientifico-didattico ma ai desiderata dei singoli docenti. L’immediata conseguenza è che il sistema evidenzia, già al momento della nascita, sofferenze che mettono in dubbio l’esistenza stessa di alcuni dipartimenti e la fragilità nell’organizzazione dell’offerta formativa». Il quesito centrale è: «La nostra offerta formativa può rimanere invariata?». La risposta sta nel grande numero «di studenti calabresi che iniziano e completano, in altri atenei, quei percorsi didattici che, per motivi ancora una volta autoreferenziali, non riusciamo a costruire. Con rammarico abbiamo già segnalato come altre istituzioni universitarie colmino queste carenze. È il caso dell’Università romana “La Sapienza” che, in accordo con l’Azienda sanitaria provinciale cosentina, sta per avviare percorsi formativi per alcune discipline infermieristiche».

IL CENTRO RESIDENZIALE
«Il secondo interrogativo, per Cgil, Cisl e Uil, riguarda la natura stessa della nostra università che prevede, già nell’atto istitutivo, l’esistenza del Centro residenziale, la cui gestione e le cui politiche stanno animando, ormai da tempo, la discussione. Oggi si mette in dubbio la valenza di tale struttura, la capacità gestionale, proponendo l’esternalizzazione degli stessi servizi, nel dettaglio, l’affidamento all’esterno delle nuove residenze». Un passaggio storico per il campus, nato nel 1972 con l`intento di avere la gestione degli alloggi come punto forte, e fermo, della propria politica. Lo spostamento di questa prospettiva, insieme con la diminuzione delle risorse la stagnante offerta formativa, potrebbero avere come conseguenza «un’inevitabile fuga di massa da questo ateneo. Sentore tutt’altro che peregrino visto l’abbassamento di appeal, da parte degli studenti, registratosi, quest’anno, al momento della domanda di ingresso».

LA GESTIONE DEL PERSONALE
Dulcis in fundo, la gestione del personale: «Una storia a parte. Abbiamo assistito ad una dimostrazione di improvvisazione, del nostro direttore generale.Sarebbe stata necessaria una profonda riorganizzazione di tutte le strutture dell’ateneo, con particolare riguardo alle politiche di gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali. Tale processo avrebbe dovuto consentire all’Unical l’adeguamento alle reali esigenze organizzative per fronteggiare le evidenti criticità, in ordine alla riduzione dei finanziamenti pubblici e al limitatissimo turn over». Invece è arrivata una procedura «non solo limitata alle singole strutture dipartimentali ma addirittura priva di criteri oggettivi. Il personale tecnico amministrativo, ricevuto singolarmente dalla dirigenza, non può rappresentare la merce di scambio in una organizzazione dipartimentale nata, nella maggioranza dei casi, come già detto, solo per soddisfare esigenze personali e per accentuare divisioni».

IL FUTURO DELL`ATENEO
Nel futuro dell`Unical ci sono le risorse assegnate nel “Piano per il Sud” («Regione Calabria permettendo, visto che sarà esso il soggetto che dovrà smistarle all’ateneo»), insieme con quelle per la realizzazione della sede del Cnr, di cui si sta parlando molto concretamente e quelle che si vorrebbero ricavare dalla vendita dell’ex Cud, sempre al Cnr. Un «elisir di giovinezza» da non sprecare: «È necessario uscire dai nostri recinti dorati e mettere a disposizione della collettività le competenze, la nostra passione in uno spirito riformatore, nella convinzione che il grande progetto culturale dell’Università della Calabria non debba disperdersi per eccesso di egoismi». Monito conclusivo per Latorre: «Più che pensare ad ipotecare il futuro del prossimo rettore proponendo il suo punto di vista, dovrebbe favorire il dialogo tra quelle due parti che, oggi, sembrano contendersi la leadership, per far si che non ci siano né sconfitti né vincitori, ma che a prevalere sia soltanto il progetto socio-culturale Unical».

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