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"Alta tensione 2", l`accusa regge

REGGIO CALABRIA E` con una conferma rotonda dell`impianto accusatorio costruito dal pm Stefano Musolino, che il gup Carlo Alberto Indellicati, chiamato a giudicare i 26 imputati del processo “Alta Te…

Pubblicato il: 14/12/2012 – 20:39
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"Alta tensione 2", l`accusa regge

REGGIO CALABRIA E` con una conferma rotonda dell`impianto accusatorio costruito dal pm Stefano Musolino, che il gup Carlo Alberto Indellicati, chiamato a giudicare i 26 imputati del processo “Alta Tensione 2 – San Giorgio” ha rinviato tutti a giudizio, con l`esclusione di quei tre soggetti per cui lo stesso pm ha chiesto il proscioglimento da ogni addebito. Non dovranno quindi affrontare il processo Gesualdo Esposito, Domenico Freno e Antonio Stelitano, mentre tutti gli altri si dovranno presentare in aula il prossimo 20 marzo, giorno in cui è stato fissato l`inizio del procedimento con rito ordinario. Insieme a loro ci saranno anche l`ex consigliere comunale Giuseppe Plutino, l`ex agente dell`Ufficio scorte della Questura, Bruno Doldo, e l`imputato Giuseppe Lombardo, che nelle scorse settimane hanno chiesto e ottenuto il giudizio immediato, saltando la fase dell`udienza preliminare.
Per coloro che hanno invece scelto il rito abbreviato, fra i quali Francesco, Bruno e Luana Rosmini, Antonino Caridi, Carmelo Mandalari e Giovanni Pangallo, il processo inizierà invece sei giorni prima, il 14 marzo.
L`inchiesta che ha portato al procedimento che a marzo entrerà nel vivo, ha assestato un duro colpo alle  `ndrine della zona di San Giorgio Extra – la cosca Caridi, federata, con le famiglie Borghetto e Zindato, al più prestigioso e potente clan Libri – già colpite dall`operazione che il 29 ottobre del 2010 che aveva portato a decine di arresti di affiliati dei medesimi clan.
Ed è proprio approfondendo quella pista che gli investigatori, coordinati dal pm Stefano Musolino, sono arrivati ai legami della cosca con la politica e con le istituzioni. E soprattutto con il consigliere Plutino, la cui segreteria politica aveva sede proprio in quel circolo “Caccia, sviluppo e territorio” di via Pio XI Diramazione Gullì, che – secondo le indagini – per il clan era costante punto di incontro e riunione e per gli investigatori si è rivelata un`inestimabile miniera di conversazioni, intercettate e messe agli atti in una delle inchieste che ha pesato – e non poco – nella relazione che ha portato allo scioglimento del Comune.
Grazie alle cimici piazzate in quel circolo che gli investigatori hanno avuto modo di ascoltare non solo conversazioni che danno conto di estorsioni già avvenute o da compiere, con grande dovizia di particolari sugli imprenditori da taglieggiare, le attività da infiltrare e l’ammontare delle somme di denaro da riscuotere, ma soprattutto, le poco edificanti chiacchierate tra Giovanni Domenico Savio, collaboratore e consigliere politico di Plutino, e alcuni presunti affiliati sulle future deleghe dell`amministratore. Una prova schiacciante – secondo gli inquirenti – che dimostra come «gli incarichi eventualmente assunti in seno all’amministrazione comunale fossero di interesse della cosca». Del resto – stando alle risultanze investigative – gli appartenenti alla cosca Caridi avevano profuso non poco impegno per l`elezione del politico “amico”, nonché parente di Domenico Condemi, uno degli esponenti di spicco del clan. Per la Procura, Plutino «forniva un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo alla cosca Caridi come referente politico del sodalizio, destinatario delle preferenze elettorali, ricevute sia dagli affiliati, sia da parte di terzi ma raccolti in suo favore dagli esponenti della cosca nel corso di varie consultazioni elettorali, con particolare riferimento a quelle per l`elezione del consiglio comunale di Reggio Calabria del maggio 2011, anche mediante sistemi di alterazione della libera competizione elettorale e di controllo della libertà di voto». In cambio dell`appoggio, la cosca pretendeva affari, appalti e favori. Come l`assunzione in qualità di collaboratore temporaneo della struttura del gruppo consiliare del Pdl in consiglio regionale, Maria Cuzzola, nipote di Eugenio Borghetto. Per ottenerla, secondo i magistrati, Plutino sarebbe arrivato a minacciare il consigliere regionale Giovanni Nucera, che ha pagato il suo “no” alle blandizie del clan con un`intimidazione.

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