La `ndrangheta minaccia (anche) la Toscana
«In base alla nostra esperienza, specialmente di questi ultimi anni, si fa sempre più frequente la presenza di personaggi legati o riferibili alla `ndrangheta». Il procuratore di Firenze, Giuseppe Qu…

«In base alla nostra esperienza, specialmente di questi ultimi anni, si fa sempre più frequente la presenza di personaggi legati o riferibili alla `ndrangheta». Il procuratore di Firenze, Giuseppe Quattrocchi, ribadisce davanti alla Commissione parlamentare antimafia quello che hanno già fatto molti suoi colleghi: l`infiltrazione delle cosche calabresi – anche se con toni e modalità decisamente diverse rispetto ad altre zone del Paese – è iniziata anche in Toscana. E «si manifesta talvolta attraverso la spettacolarizzazione di incendi o minacce».
L`ANAGRAFE DELLE COSCHE
C`è pure un`anagrafe minima della presenza criminale: «Gli accoliti della `ndrina sono numerosi e riferibili a cosche di alto livello criminale, come ad esempio quella dei Crea, che si muovono sul territorio anche in zone di altissimo valore economico- produttivo: pensate, ad esempio, alla zona di Montalcino e a tutto ciò che in essa si trova. Operative sono anche le cosche Farao Marincola, che in un certo periodo di tempo si sono purtroppo insediate nel territorio pisano e lucchese, rispetto alle quali il nostro ufficio è riuscito ad intervenire in maniera abbastanza consistente» E non è finita, perché le indagini hanno «evidenziato la penetrazione di altre cosche calabresi, diversamente collocabili sul territorio di origine. Sul nostro territorio operano le cosche Mancuso Fiumara, legate in particolare al traffico – anche internazionale – di prodotti con marchio contraffatto. Significativa è anche la gestione del traffico di stupefacenti, che per la prima volta abbiamo riscontrato in Toscana avere ad oggetto, non soltanto cocaina, ma anche anfetamine». La presenza criminale è apparsa evidente anche a Ettore Squillace Greco, sostituto procuratore: «Una delle cose che ho provato a fare arrivando a Firenze è stata quella di chiedere la presenza numerica di tutti i soggetti distribuiti nel territorio toscano che avevano pregiudizio per 416-bis o per reati aggravati all`articolo 7 (è l`aggravante mafiosa) della legge numero 203 del 1991. I risultati per certi versi sono stati sorprendenti per me che sono calabrese e che prima avevo lavorato in Calabria. Mi sono infatti ritrovato un gran numero di soggetti calabresi che non immaginavo fossero così presenti anche in Toscana». Una sensazione sgradevole, confermata dai riscontri: «Una serie di indagini, alcune delle quali sono ancora in corso e altre già definite con sentenza di primo grado, hanno registrato la presenza di soggetti appartenenti a cosche di `ndrangheta particolarmente importanti. Alcune le ha prima citate il procuratore e chi conosce le vicende della `ndrangheta sa perfettamente chi siano i Crea di Rizziconi, i Mancuso di Limbadi, gli Alvaro di Sinopoli, i Facchineri». Bisogna chiarire: secondo i magistrati non si può dire che vi siano nel territorio toscano insediamenti stabili delle mafie storiche.
Ci sono singoli esponenti delle cosche che, però, trovano sponde nell`economia legale. È difficile imbattersi «nell`elemento caratterizzante la fattispecie criminosa, cioè quel potere e quella carica intimidatoria diffusa nel territorio che connota la fattispecie. Al contrario, potremo invece certamente trovare in Toscana l`aggravante prevista dall`articolo 7». Ma «negli ultimi dieci anni» non c`è stata nessuna sentenza passata in giudicato che abbia confermato quell`aggravante. Si tratta di un ragionamento tecnico che ha conseguenze pesanti sul piano pratico: senza condanne è molto complicato fermare l`ascesa delle mafie nei territori più esposti (perché più ricchi).
IL PREFETTO E L`INFILTRAZIONE NEGLI APPALTI
Conferma l`infiltrazione criminale anche Luigi Varratta, già prefetto a Reggio Calabria e Crotone, oggi in servizio nel capoluogo toscano. E spiega che «la `ndrangheta è riuscita a infiltrarsi in Toscana, sempre attraverso singoli soggetti e non insediando strutture solide. In Toscana non troviamo le `ndrine, presenti invece in altre regioni italiane, non solo meridionali, ma anche al Nord. Sono state registrate attività estorsive ai danni di imprenditori calabresi e sono presenti famiglie calabresi, alcune legate alle cosche di Gioia Tauro, altre in Certaldo e agli Alvaro di Sinopoli. A Livorno sono presenti esponenti della cosca Morabito di Africo, nonché personaggi legati al clan Mancuso di Limbardi (Vibo Valentia). A Lucca si è registrata la presenza di persone legate alla famiglia Farao-Marincola di Cirò, nel crotonese». Ma i clan non scordano mai il loro primo amore, gli appalti. E le ombre minacciano anche la Toscana. Come ribadisce Varratta: «Nella provincia di Massa Carrara vi è un`indagine interessante che riguarda l`esecuzione dei lavori del secondo lotto della Strada dei Marmi, a dimostrazione dell`interesse della criminalità organizzata calabrese nei confronti degli appalti per i grandi lavori pubblici. Anche in questo caso, ripeto, non si tratta di `ndrine autoctone, ma di mere aggregazioni».