Caso Rende, l`aggravante mafiosa arriva davanti ai giudici
CATANZARO Le motivazioni del gip sulla mancata contestazione dell`aggravante della mafiosità nei confronti degli ex consiglieri provinciali di Cosenza, Umberto Bernaudo e Pietro Paolo Ruffolo, sarebb…

CATANZARO Le motivazioni del gip sulla mancata contestazione dell`aggravante della mafiosità nei confronti degli ex consiglieri provinciali di Cosenza, Umberto Bernaudo e Pietro Paolo Ruffolo, sarebbero carenti. È questa la tesi sostenuta stamane dal procuratore aggiunto di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, durante l`udienza del tribunale del riesame sul ricorso presentato dalla Dda contro l`ordinanza del gip distrettuale emessa nei confronti dei due esponenti politici.
La Dda, infatti, ha presentato appello contro l`ordinanza del gip che aveva disposto la custodia cautelare ai domiciliari per corruzione e corruzione elettorale, senza accogliere le richieste della Dda che contestava anche il concorso esterno in associazione mafiosa e l`aggravante delle modalità mafiose. Borrelli, per oltre un`ora, ha illustrato ai giudici del riesame la posizione della Dda chiedendo che vengano accolte le tesi accusatorie. Subito dopo sono intervenuti i difensori di Bernaudo e Ruffolo i quali hanno chiesto che venga rigettato il ricorso presentato dalla Dda. Sulle richieste i giudici del riesame si sono riservati di decidere.
I due politici sono coinvolti nell`inchiesta nella loro qualità di ex sindaco di Rende ed ex assessore comunale. Secondo l`accusa Bernaudo e Ruffolo avrebbero ricevuto l`appoggio elettorale da parte di Michele Di Puppo, ritenuto esponente delle cosche della `ndrangheta del consentino, in occasione delle elezioni provinciali del 2009. Il 7 dicembre scorso i due politici sono tornati in liberta` dopo che i giudici del tribunale della libertà hanno annullato l`ordinanza di custodia cautelare.