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Omicidio Lauteta, assolto Zindato

REGGIO CALABRIA Clamoroso ribaltone al processo stralcio “Alta Tensione” per l`omicidio di Giuseppe Lauteta: Francesco Zindato, personaggio di rango dell`omonima cosca condannato in primo grado all`e…

Pubblicato il: 14/01/2013 – 20:10
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Omicidio Lauteta, assolto Zindato

REGGIO CALABRIA Clamoroso ribaltone al processo stralcio “Alta Tensione” per l`omicidio di Giuseppe Lauteta: Francesco Zindato, personaggio di rango dell`omonima cosca condannato in primo grado all`ergastolo, è stato assolto in appello dall`accusa di aver ucciso il rivale in amore, che aveva preso il suo posto nel cuore dell`ex fidanzata. Il giudice di prima istanza aveva sposato in pieno la ricostruzione del pm, Marco Colamonici, secondo la quale il giovane boss avrebbe sparato al rivale in amore proprio davanti alla ragazza, che in seguito alla morte del compagno avrebbe riallacciato la relazione con Zindato. Un passo indietro che le sarebbe costato anche un accusa di favoreggiamento nelle prime fasi di indagine per l`omicidio del giovane. Un castello accusatorio che in appello non ha retto: il giudice Finocchiaro ha infatti assolto il giovane boss, difeso dagli avvocati Gianfranco Giunta e Giuseppe Nardo, dall`accusa di omicidio, comminandogli “solo” una pena a sedici anni di carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso. Tredici anni – un anno e otto mesi in meno rispetto alla condanna di primo grado – sono andati invece al fratello, Andrea Gaetano Zindato,difeso sempre dai legali Giunta e Nardo, mentre Antonio Caridi – condannato in primo grado a sedici anni e in appello assistito da Antonio Managò e Giuseppe Putortì – è stato assolto nel merito.
Per il Collaboratore di giustizia Carlo Mesiano, accusato di danneggiamento per aver sparato alla saracinesca di un esercizio commerciale, la Corte ha stabilito il non doversi procedere per intervenuta prescrizione.
Il procedimento per l`omicidio del giovane Lauteta è solo uno stralcio della ben più ampia inchiesta Alta Tensione, l`indagine che ha duramente colpito la cosca Borghetto-Zindato-Caridi, federata con la potente famiglia mafiosa dei Libri. In manette erano finite 34 persone accusate a vario titolo di  associazione a delinquere di stampo mafioso, omicidio, estorsioni, danneggiamenti, detenzione e porto di armi, intestazione fittizia di beni e attività imprenditoriali. Sotto sequestro erano finite all`epoca 12 imprese e società operanti, per lo più, nel settore dell`edilizia, fra le quali la “Tesi costruzioni”, riconducibile a Santo Giovanni Caridi, che ha sede a L`Aquila, un panificio di Roma, la società proprietaria di un palaghiaccio mobile a Reggio Calabria, il circolo ricreativo “Las Vegas”, tre appartamenti e tre automobili. L’inchiesta ha toccato anche gli appalti pubblici per i quali i Borghetto-Zindato-Caridi avevano una corsia preferenziale.

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