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Omicidio Pace, assolto Aloisio

REGGIO CALABRIA Assolti per non aver commesso il fatto. La Corte d`Assise di Reggio Calabria ha ribaltato la sentenza di primo grado nei confronti dell`anziano Pietro Angelo Aloisio e del rumeno Ming…

Pubblicato il: 21/01/2013 – 15:36
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Omicidio Pace, assolto Aloisio

REGGIO CALABRIA Assolti per non aver commesso il fatto. La Corte d`Assise di Reggio Calabria ha ribaltato la sentenza di primo grado nei confronti dell`anziano Pietro Angelo Aloisio e del rumeno Mingu Bledi (latitante), accusati dell`omicidio di Francesco Pace consumato la sera del 24 ottobre 2005 a Pellaro.
Al termine della camera di consiglio, sono cadute tutte le accuse: i giudici hanno accolto la richiesta degli avvocati Nico D`Ascola, Antonino Aloi, Giuseppe Putortì e Valeria Iaria, difensori dei due imputati.
Stando all`originario impianto accusatorio, Pietro Aloisio avrebbe fatto uccidere Pace perché quest’ultimo aveva ripreso il rapporto con la propria moglie Maria Maddalena Pagliano che, intanto, era diventata la compagna dell’imputato.
Dopo aver scontato un periodo di detenzione, Francesco Pace aveva ripreso a frequentare la Pagliano che nel frattempo si era legata a Pietro Angelo Aloisio, reduce anche lui da una disavventura giudiziaria che lo aveva visto assolto con formula piena nel processo celebrato in Toscana per l`omicidio della sua ex moglie, l`avvocato Giusi Romeo, assassinata a Firenze il 12 febbraio del 2004.
Il riavvicinamento tra la donna e Pace sarebbe stato il movente del delitto che, secondo gli inquirenti, sarebbe servito ad Aloisio per togliere di mezzo il contendente e riconquistare la donna.
A sparare, invece, sarebbe stato il rumeno che ha lasciato l’Italia l’indomani dell’omicidio avvenuto mentre Francesco Pace rientrava a casa con la bicicletta.
A distanza di alcuni anni, Aloisio era stato inguaiato dalle intercettazioni telefoniche e ambientali raccolte dai carabinieri del Comando provinciale. In particolare, una ventina di giorni dopo il delitto, Aloisio si trovava in macchina e, discutendo con una persona, aveva affermato: «Lo sanno tutti quanti… lo sa la moglie di Brunello, non credo che quella li, arrivata ad un certo punto, è così cogliona che va contro suo fratello e contro suo marito…eh..eh…li, manda in galera per 30 anni….oh… li manda in galera per 30 anni… era commissionato, perché… non lo so, ora vediamo».
Alle 8 e 51 del 13 novembre 2005, Pietro Angelo Aloisio parlava con un soggetto non identificato all’interno della sua auto dove i carabinieri avevano piazzato le cimici.
«Nei confronti dell’Aloisio Pietro e Mingu Blendi, – aveva scritto il gip nell’ordinanza di custodia cautelare – oltre ai gravi indizi di colpevolezza, sussistono pressanti esigenze cautelari di ordine probatorio. È altresì evidente il pericolo di fuga peraltro già posta in essere da parte di Minguu Blendi, allontanatosi immediatamente dal territorio nazionale immediatamente dopo il fatto omicidiario».
Tutte accuse che il collegio della difesa ha contestato nel corso del processo.

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