Pregiudicato reggino ucciso nella Capitale
ROMA Una raffica di pallottole in faccia fanno calare il sipario su uno degli “sponsor” della cosca San Luca a Roma. E ora per la `ndrangheta si aprono nuovi scenari sulla spartizione del territorio…

ROMA Una raffica di pallottole in faccia fanno calare il sipario su uno degli “sponsor” della cosca San Luca a Roma. E ora per la `ndrangheta si aprono nuovi scenari sulla spartizione del territorio sul fronte della criminalità organizzata a Roma, in particolare per il mercato della droga. È un`esecuzione di mafia in piena regola quella avvenuta la scorsa notte in una stradina buia nella periferia sud della Capitale, a Trigoria, dove è stato ucciso il boss Vincenzo Femia: «personaggio di spicco» della criminalità romana e referente della `ndrina a Roma, appartenente alla cosca di San Luca conosciuta per la strage di Duisburg.
Il cadavere è stato trovato poco dopo le 23 di ieri sera tra l`orrore di alcuni automobilisti che hanno allertato il 113 dopo aver visto un corpo ricoperto di sangue e schegge di vetro, crivellato di colpi calibro 9, almeno una decina, mentre era all`interno della sua auto, una Matiz grigia, rimasta ancora accesa. La testa era china sul volante, i finestrini in frantumi e c`erano pallottole ovunque. Forse a sparare è stato più di un killer, i quali devono aver attirato Femia con un inganno invia della Catelluccia di San Paolo. In sostanza, un agguato. Gli agenti della squadra mobile – diretta da Renato Cortese – stanno tentando in queste ore di sciogliere i fili della matassa. Nell`intreccio dei vari clan che operano nella Capitale, la `ndrangheta già da tempo ha avviato la sua scalata all`interno della gestione del traffico di droga a Roma. E sono proprio i fiumi di cocaina arrivati negli ultimi anni nella Capitale ad aver causato la spirale di violenza tra la seconda metà del 2010 e l`inizio del 2012, seguita da una fase di relativa “pace”. Che ora sembra essere stata turbata. Femia – come riferiscono gli investigatori – era uno degli esponenti di spicco e referenti della `ndrangheta su Roma da vent`anni, insomma «un personaggio di primo piano» nella malavita della Capitale. Era originario di Reggio Calabria ma risiedeva da molti anni a Roma nel quartiere di Montespaccato ed era sorvegliato speciale. Aveva precedenti per associazione mafiosa, traffico internazionale di stupefacenti, tentato omicidio e armi. L`uomo era un referente romano della`ndrangheta e affiliato alla cosca di San Luca, la stessa coinvolta nella strage del 2007 di Duisburg in Germania, dove in un ristorante italiano furono uccisi sei calabresi. Per anni i Femia erano stati i referenti della potente famiglia dei Nirta a Roma, avevano legami con clan catanesi e napoletani. Suo padre Antonio, il “boss della Locride”, è stato un noto trafficante di droga e considerato “pezzo storico” della criminalità organizzata in Italia, coinvolto in vicende di sequestri ma poi assolto, così come in alcune “biografie criminali” della Bandadella Magliana. A prendere le “consegne” del vertice della cosca, dopo l`arresto e la morte del padre, secondo gli investigatori era stato proprio Vincenzo, in passato latitante earrestato più volte. La cosca dei Femia era stata legata con un matrimonio a quella dei Nirta, ritenuta una delle più importanti della costa jonica calabrese. Poi l`affiliazione a quella di San Luca, forse la più sanguinaria.