Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 6:52
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 3 minuti
Cambia colore:
 

«Questa cerimonia andrebbe abolita»

REGGIO CALABRIA «Questa è una cerimonia che non corrisponde all`attuale modo di concepire la giustizia. In quanto tale andrebbe abolita essendo ormai obsoleta, barocca, e soprattutto ripetitiva e pri…

Pubblicato il: 26/01/2013 – 11:54
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
«Questa cerimonia andrebbe abolita»

REGGIO CALABRIA «Questa è una cerimonia che non corrisponde all`attuale modo di concepire la giustizia. In quanto tale andrebbe abolita essendo ormai obsoleta, barocca, e soprattutto ripetitiva e priva di qualsiasi novità o serio contributo alla risoluzione delle problematiche che affliggono la giustizia». Ad affermarlo è il presidente della Corte d`appello di Reggio Calabria, Giovanni Battista Macrì, nel corso dell`inaugurazione dell`anno giudiziario 2013.
«Escludo – ha aggiunto – in modo convinto che esista oggi in Italia un problema magistratura. Esiste invece un problema giustizia. Escludo che la magistratura coltivi disegni eversivi e che essa attui un “uso politico della giustizia”. Possono essersi verificate singole disfunzioni per le quali la magistratura, nella sua interezza, invoca l`intervento, in sede disciplinare del Csm. I magistrati svolgono il loro ruolo nel rispetto del ruolo altrui e, precisamente del ruolo della politica. E sono certo che nella stragrande maggioranza la magistratura svolga il suo ruolo senza invasioni di campo. Per questo motivo, ritengo di poter ribadire che in Italia non esiste un problema magistratura, esiste un problema giustizia che nella sua interezza va affrontato e risolto congiuntamente sia dalla magistratura che dal potere politico».
«In quest`ottica – sottolinea ancora il presidente della Corte d`Appello – la magistratura deve impegnarsi a non essere o sembrare una corporazione, bensì una categoria aperta al Paese che ha bisogno non solo di giustizia, ma di una giustizia efficiente. I magistrati devono accettare, pertanto, il monitoraggio del loro lavoro… e devono fare un passo in più sul piano dell`efficienza».
«La magistratura – aggiunge – non intende riversare sugli altri poteri dello Stato l`intera responsabilità della disfunzione giudiziaria. Ma non può nemmeno farsi carico di colpe altrui, non può non ribadire in questa sede che senza innovazioni legislative di vasta portata, senza una consistente provvista di risorse umane e materiali, la giustizia affonderà nella palude, scuotendo le fondamenta dello Stato di diritto. La crisi ha un solo nome: lentezza dei tempi di decisione dei giudizi civili e penali, che mina la certezza delle situazioni giuridiche, ostacola lo sviluppo economico e gli investimenti di impresa, elide l`effetto deterrente della pena, alimentando la sfiducia dei cittadini nelle istituzioni».
Sul piano penale quali possono essere, quindi, i correttivi da adottare? Secondo Macrì «sarebbe opportuno recuperare forme di istruzione predibattimentale, che evitino la dilatazione del giudizio e la creazione dei pachidermi processuali, con il rischio della scadenza dei termini di custodia cautelare nei giudizi di criminalità organizzata. In definitiva tarda una riforma processuale organica, per contro si insiste in una legislazione di emergenza e si prospettano provvedimenti settoriali che, perseguendo l`obiettivo della celerità dei giudizi solo mediante un contingentamento dei tempi di trattazione dei procedimenti, non risolvono la crisi, salvo che si voglia abdicare ai principi del processo giusto e alle garanzie di difesa, accontentandosi, per un verso, di pronunce civili improvvisate e approssimative e, peraltro, rinunciando all`esercizio della potestà punitiva. La verità è che i tempi del giudizio non possono essere dettati legislativamente; è la capacità del “sistema giustizia” a dettarli, un sistema allo stato arrugginito, inefficiente, non dotato di uomini e mezzi sufficienti».

Argomenti
Categorie collegate

x

x