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«I rimborsi? Se ne occupava il capostruttura»

REGGIO CALABRIA È durato quattro ore l`interrogatorio in carcere dell`ex consigliere regionale del Pri Antonio Rappoccio accusato, oltre che di peculato, anche di falso e truffa. L`esponente repubbli…

Pubblicato il: 30/01/2013 – 16:02
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«I rimborsi? Se ne occupava il capostruttura»

REGGIO CALABRIA È durato quattro ore l`interrogatorio in carcere dell`ex consigliere regionale del Pri Antonio Rappoccio accusato, oltre che di peculato, anche di falso e truffa.
L`esponente repubblicano, difeso dall`avvocato Giacomo Iaria, ha risposto alle domande degli investigatori della sezione di polizia giudiziaria della guardia di finanza. Rappoccio ha respinto tutte le accuse sostenendo che lui si occupava solo di attività politica e non degli aspetti amministrativi della sua segreteria.

LE FATTURE ALLA TIPOGRAFIA
L`ex consigliere regionale non ha saputo fornire alcuna spiegazione circa le fatture che, secondo le indagini coordinate dall`avvocato generale dello Stato Francesco Scuderi, il consigliere regionale avrebbe manomesso al computer.
In sostanza, secondo l`accusa, Rappoccio avrebbe falsificato le ricevute intestate a una tipografia di Reggio alla quale, a suo dire, avrebbe pagato circa 14mila euro per materiale elettorale.
In realtà, Rappoccio avrebbe speso poco più di 2mila euro nel gennaio 2010 per la stampa di circa 200mila bigliettini da visita da consigliere regionale, ordinati prima di essere eletto. Le altre tre fatture, per un totale di altre 12mila euro, consegnate al gruppo “Insieme per la Calabria” sarebbero, invece, palesemente false.  

I RIMBORSI PER I VIAGGI
Diverso, il caso dei viaggi aerei per i quali Rappoccio avrebbe presentato il rimborso sia al Consiglio regionale (al quale forniva il biglietto originale) che al gruppo “Insieme per la Calabria”. L`ex consigliere, sempre secondo le nuove ipotesi d`accusa, avrebbe consegnato i biglietti due volte, ma in una delle due circostanze (al capogruppo Serra o alla sua struttura) avrebbe consegnato la fotocopia del titolo di viaggio, che così veniva rimborsato due volte.

«SE NE OCCUPAVA IL CAPOSTRUTTURA»
A proposito, Antonio Rappoccio ha affermato che dei rimborsi si occupava il suo capostruttura e che lui non ha mai saputo nulla delle fatture della tipografia e dei biglietti aerei. Era il suo, però, stando alle accuse il conto corrente sul quale venivano incassati gli assegni dei rimborsi.

LE NUOVE ACCUSE
Il politico reggino, lo ricordiamo, era stato coinvolto nella storia dei concorsi fasulli. Concorsi, gestiti da cooperative, attraverso i quali Rappoccio avrebbe promesso posti di lavoro inesistenti in cambio di voti. Nelle settimane scorse la sezione di polizia giudiziaria della Guardia di Finanza ha notificato al repubblicano un altro avviso di garanzia per peculato. Provvedimento che ha interessato anche il consigliere regionale Giulio Serra, capogruppo di “Insieme per la Calabria”, indagato di concorso in peculato.
L`inchiesta, coordinata dall`avvocato generale dello Stato Francesco Scuderi, ha fatto luce sui rimborsi percepiti indebitamente da Rappoccio. Quest`ultimo, stando alle indagini, avrebbe incassato numerosi assegni senza alcuna pezza giustificativa. Assegni che portano la firma del capogruppo di “Insieme della Calabria” Giulio Serra.
Ma oltre al peculato, gli inquirenti contestano a Rappoccio due nuovi reati direttamente collegati ai rimborsi percepiti dal gruppo e dal consiglio regionale.
Rappoccio è accusato di falso e truffa. Secondo la sezione di polizia giudiziaria della guardia di finanza, infatti, alcune delle fatture consegnate a Serra per “giustificare” gli assegni percepiti nel 2010 sarebbero palesemente false. In sostanza, Rappoccio avrebbe manomesso al computer le ricevute intestate – come già spiegato – a una tipografia di Reggio. Sentito, nelle settimane scorse, il titolare della tipografia, gli investigatori sono riusciti a ricostruire la vicenda. Le tre fatture che gli inquirenti considerano false, per un totale di altre 12mila euro, consegnate al gruppo “Insieme per la Calabria”, sarebbero state ricostruite al computer dallo stesso Rappoccio che, nel farlo, non avrebbe rispettato neanche le proporzioni e l`impostazione della ricevuta originale. Altro riscontro ai sospetti degli inquirenti è che il numero delle fatture rimborsate a Rappoccio non corrisponderebbe con quelle emesse dalla tipografia.
Dall`inchiesta, infine, è emerso che Rappoccio si sarebbe fatto rimborsare due volte gli stessi viaggi aerei presentando al Consiglio regionale il biglietto originale e la fotocopia dello stesso al gruppo “Insieme per la Calabria”.

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