Usura, Mauro junior si difende
REGGIO CALABRIA «Non accettavo e non accetto queste assurde contestazioni»: Maurizio Demetrio Mauro ha atteso le battute finali del processo che da otto anni lo vede imputato per usura insieme al pad…

REGGIO CALABRIA «Non accettavo e non accetto queste assurde contestazioni»: Maurizio Demetrio Mauro ha atteso le battute finali del processo che da otto anni lo vede imputato per usura insieme al padre Antonio, per chiedere e ottenere di intervenire per spiegare le proprie ragioni. Davanti al collegio, snocciola le tappe della sua carriera di giovane imprenditore di successo, dalla laurea a Milano alla presidenza dei Giovani industriali, rivendica gli incarichi di prestigio ottenuti – direttore dell’Accademia delle belle arti, relatore ad una conferenza internazionale sul caffè in Vietnam – per convincere i giudici che la sua è un’impresa sana, una delle prime in Italia a sperimentare il sottovuoto per il caffè o a fornirlo in capsule. Un’azienda all’avanguardia, divenuta terza torrefazione d’Italia, andata avanti solo per capacità e qualità.
Un’interpretazione della realtà diametralmente opposta rispetto a quella della pubblica accusa. Per il pm della Dda reggina, Antonio De Bernardo, il gruppo Mauro sarebbe stato sì un leader del caffè, ma per affermarsi avrebbe in realtà ideato un raffinato sistema di prestiti con tassi di restituzione usurari occultato dietro le forniture. E per la pubblica accusa, l’ormai ex promessa dell’imprenditoria reggina, inserito un tempo dal mensile Class fra «i duecento giovani che cambieranno l’Italia», dell’associazione che ha gestito quel sistema sarebbe stato l’ideatore e il promotore.
Nell’ipotesi accusatoria, si deve a Demetrio Mauro il sistema di pagamento frazionato in cambiali – tutte di identico importo, esclusa quella finale, il cosiddetto “cambialone”, che in caso di mancato pagamento veniva rinnovato – che per la Procura nasconde un prestito usuraio. La chiave sta nel calcolo degli interessi applicati di tipo usurario, per la Procura, assolutamente legittimi, per l’imprenditore. Contratti che ricorda in aula Maurizio Demetrio Mauro «arrivavano dall’associazione nazionale torrefattori. Sono stati proprio loro a indicarci le linee guida. Noi abbiamo sempre usato quelli, nessun rivenditore ne usava di diversi».
Per il figlio del patron del caffè reggino era solo un metodo per «venire incontro alle esigenze del cliente», agevolato nell’oneroso acquisto di una macchina per il caffè, «applicando tassi di interesse assolutamente legali». Ma è proprio su questo preciso punto che le interpretazioni della Procura e dell’imputato che oggi ha chiesto e ottenuto la parola, divergono. E proprio su questo punto Mauro junior afferma di avere ancora molte cose da dire. Ma dovrà attendere la prossima udienza.