REGGIO CALABRIA Non sembra nato sotto una buona stella il procedimento per incandidabilità che vede imputato il sindaco Arena, insieme a pezzi da novanta del Pdl reggino e un ex consigliere Pd. I difetti di notifica che hanno fatto saltare la prima udienza sono stati sanati, ma da allora ci sono voluti esattamente ventisei giorni perché all’ex consigliere comunale Bruno Bagnato arrivassero i dovuti avvisi. È per questo che il suo legale – in ragione del poco tempo avuto per preparare un’adeguata difesa – ha chiesto e ottenuto un nuovo rinvio, fissato dal giudice Rodolfo Palermo per il prossimo 15 marzo.
E neanche le questioni tecniche – la mancanza delle pagine 4 e 5 nell’atto introduttivo del procedimento – sono state sanate. Al contrario, l’errore o la svista che ha viziato quell’atto iniziale rischia di condizionare un processo che – almeno sulla carta – sembrava essere tutto in discesa per la pubblica accusa. E udienza dopo udienza si va complicando.
Contro l’istanza di produzione della relazione prefettizia avanzata dall’Avvocatura di Stato – che così facendo avrebbe sopperito alla mancanza di quelle pagine cruciali per la posizione di alcuni imputati – l’avvocato Andrea Alvaro – difensore di Giuseppe Plutino, l’ex consigliere comunale arrestato nell’ambito dell’operazione Alta Tensione 2 – ha presentato una ferma opposizione, cui si sono associate in seguito tutte le difese. A suo parere, non costituirebbe una nuova prova ma un’integrazione di parte dell’atto introduttivo dello stesso procedimento, che in tal modo però non rispetterebbe quei principi contenuti nella norma 143 comma 11, secondo il quale la documentazione deve essere inviata ”senza ritardo” al tribunale competente per territorio.
Nulla di fatto anche per il tentativo del pm Sara Amerio di produrre nuova documentazione a carico degli imputati del procedimento, l’ex sindaco Demi Arena, l’ex assessore, dimissionario ancora prima della fine ingloriosa della consiliatura, Luigi Tuccio, i suoi colleghi rimasti in assessorato fino a sopravvenuto scioglimento, Pasquale Morisani (Lavori pubblici), Walter Curatola (Patrimonio edilizio), Peppe Marturano (protezione civile), ma anche i consiglieri Giuseppe Eraclini e Nicola Paris e il giovane consigliere Pd Nicola Irto – le cui condotte hanno portato allo scioglimento del Comune di Reggio Calabria. Alla richiesta di nuova produzione documentale, si è opposto l’avvocato Rosario Infantino, secondo il quale il carattere “sommario” del procedimento non consente alcun tipo di integrazione.
Tutte questioni su cui il giudice Palermo sarà chiamato a pronunciarsi il prossimo 15 marzo, a elezioni politiche ormai concluse. Una corsa che oggi vede impegnato l’ex sindaco Arena, candidato al Senato nelle liste del Pdl e che anche se condannato, potrebbe – in caso di elezione – rimanere comodamente seduto a Palazzo Madama. La norma prevede infatti che «fatta salva ogni altra misura interdittiva ed accessoria eventualmente prevista, gli amministratori responsabili delle condotte che hanno dato causa allo scioglimento non possono essere candidati alle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali, che si svolgono nella regione nel cui territorio si trova l`ente interessato dallo scioglimento, limitatamente al primo turno elettorale successivo allo scioglimento stesso, qualora la loro incandidabilità sia dichiarata con provvedimento definitivo».
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